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BANDA DI BRACCONIERI MADE IN FRIULI

07 DICEMBRE 2019

Gli investigatori del Noava hanno recuperato 342 animali vivi e 286 impagliati
Undici gli indagati 
L'area dell’attività illecita compresa tra Attimis e Faedis. 
Agivano anche in città

La cattura illegale di centinaia di uccelli, anche di specie particolarmente protette. E la successiva vendita a cacciatori, allevatori, collezionisti e ristoratori. Il tutto per un giro d’affari – sconosciuto al Fisco – da migliaia e migliaia di euro. Questo è venuto alla luce grazie alla maxi-operazione del Corpo forestale regionale denominata “Valli in gabbia” condotta in questi ultimi mesi dagli uomini del Noava (Nucleo operativo vigilanza ambientale) e, in particolare, dagli esperti della sezione Antibracconaggio.
i sequestri
Pettirossi, tordi e anche rapaci: sono solo alcune delle 342 bestiole salvate. Di queste 160 sono state subito liberate perché erano in buone condizioni. Mentre sono stati posti sotto sequestro 286 esemplari impagliati (tra cui anche aironi, rigogoli, piccole lepri, falchetti e barbagianni) e 63 congelati. Gli investigatori hanno acquisito un fucile calibro 20; 63 reti da uccellagione, 86 trappole, 46 panie invischiate (sono bastoncini appiccicosi usati per prendere piccoli uccelli), 351 anelli per avifauna, nove trasportini e 97 gabbie, nonché richiami acustici elettronici, sei telefoni cellulari, 10 agendine di appunti e sei trofei (per esempio le corna) di ungulati.
gli indagati
Sono undici le persone (tutte friulane, alcune abitano in provincia e alcune a Udine) finite nei guai, a vario titolo, per le ipotesi di reato di furto aggravato, ricettazione, uccellagione (articolo 3 delle legge 157 del 1992), detenzione illegale di specie protette, detenzione abusiva di armi e munizioni. Gli investigatori hanno anche verificato che uno degli indagati catturava uccelli anche in città, sistemando tranquillamente le reti nella zona dell’ospedale.
L’indagine
I primi accertamenti sono cominciati mesi fa, in agosto, quando gli “007 dell’ambiente” hanno cominciato a tenere d’occhio un 60enne che agisce nella zona compresa tra i Comuni di Attimis e Faedis. L’uomo usciva di casa nelle prime ore del giorno e rientrava a metà mattina. Grazie all’attività di pedinamento e osservazione gli investigatori sono riusciti a mettere a fuoco spostamenti, relazioni e condotte e così sono stati individuati altri dieci trafficanti. 
Il blitz
Venerdì 29 novembre sono poi stati gli investigatori a “tirare le reti”. All’alba di quel giorno cinquanta forestali coordinati dal Noava, appartenenti alle stazioni di Barcis, Cervignano, Cividale del Friuli, Claut, Coseano, Duino Aurisina, Forni Avoltri, Gemona del Friuli, Gorizia, Maniago, Moggio Udinese, Monfalcone, Pinzano al tagliamento, Polcenigo, Pontebba, Resia, Tarcento, Tolmezzo, Trieste e Villa Santina, sono intervenuti perquisendo le abitazioni e i locali dei soggetti indagati, così come disposto dal sostituto procuratore della Repubblica Paola De Franceschi, il magistrato che coordina l’inchiesta. Alle operazioni hanno partecipato anche i carabinieri di Faedis, fornendo un importante supporto.
le perquisizioni
Gli esiti delle perquisizioni, che si sono concluse in tarda serata, hanno permesso di individuare e sottoporre a sequestro, oltre ai numerosi uccelli vivi o impagliati, appartenenti anche a specie particolarmente protette, insieme a circa tre chilogrammi di uccelli congelati pronti per essere destinati a qualche ristorante e centinaia di anelli che normalmente vengono apposti alla zampa degli animali. Oltre agli anelli sono stati individuati anche gli attrezzi per modificarli, come punzoni e pinze, in modo da allargarli o restringerli per poter “legalizzare” gli uccelli catturati illecitamente.
distillazione abusiva
Nel corso delle attività di perquisizione sono emerse anche altre ipotesi di reato a carico degli indagati per illeciti diversi da quelli legati alla pratica dell’uccellagione. Infatti sono stati sequestrati nove contenitori con circa 120-140 litri di distillato alcolico e un set completo per distillazione. 
l’uccellagione
Si tratta di una pratica di caccia, illegale in Italia – è dunque considerata una forma di bracconaggio – attuata utilizzando dispositivi fissi (come reti, trappole...) e finalizzata alla cattura indiscriminata della selvaggina volatile. La pratica è vietata in tutto il territorio italiano in base a quanto previsto dall’articolo 3 della già richiamata legge 157 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio): «È vietata in tutto il territorio nazionale ogni forma di uccellagione e di cattura di uccelli e di mammiferi selvatici, nonché il prelievo di uova, nidi e piccoli nati». L’articolo successivo prevede una deroga: «Le regioni, su parere dell’Istituto nazionale per la fauna selvatica, possono autorizzare esclusivamente gli istituti scientifici delle università e del Consiglio nazionale delle ricerche e i musei di storia naturale a effettuare, a scopo di studio e ricerca, la cattura e l’utilizzo di mammiferi e uccelli, nonché il prelievo di uova, nidi e piccoli nati». 

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«Il bracconaggio è un fenomeno diffuso in Friuli Venezia Giulia. Cercare di contrastarlo è un lavoro enorme. Ma noi ci siamo, siamo le “sentinelle del territorio” e il nostro obiettivo è mantenere intatto l’ambiente, tutelando la salute di tutti, anche quella degli animali che spesso sono vittime innocenti». Sono le parole del responsabile della Direzione centrale risorse agroalimentari, forestali e ittiche della Regione Friuli Venezia Giulia Adolfo Faidiga che ieri ha illustrato una vasta operazione volta a contrastare la pratica illecita dell’uccellagione.