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Macellai e ristoratori riferiscono sul consumo degli agnelli pasquali in Friuli

Marzo 2017

«Sulle tavole agnello sardo ma è in calo anche a Pasqua»
Lo chef Scarello e il macellaio Scialino non temono le ricadute del salvataggio animalista



SAN GIORGIO DI NOGARO. «La donna che salva gli agnelli sta svuotando il mare con un cucchiaino». Lo chef due stelle Michelin, Emanuele Scarello, usa una metafora per commentare il salvataggio degli agnelli dalle macellazioni di Pasqua, lanciato dall’animalista Michela “Masha” Cossetto, di San Giorgio di Nogaro. In queste ore, la donna sta acquistando, negli allevamenti della Regione, gli animali che rischiano di arricchire i banchetti pasquali. «Mi preoccuperei di più dei bambini che muoiono di fame» aggiunge Stefano Scialino escludendo ricadute economiche e commerciali.
Inutile dire che macellai e ristoratori pur rispettando gli animalisti non condividono il gesto di Masha. Anche perché i friulani a differenza dei veneti o dei meridionali non amano l’agnello e anche se a Pasqua il consumo della carne di agnello aumenta non raggiunge livelli tali da giustificare il salvataggio.
Questo, ovviamente, secondo chi, pur rispettando gli animali, animalista non è. Non a caso Scarello aggiunge: «Noto che chi intraprende queste azioni lo fa per attirare l’attenzione su di sé. Anziché parlare di salvataggio perché non andiamo a vedere come vivono gli animali negli allevamenti intensivi? Anche i cuochi - lo assicura sempre lo chef stellato - sostengono i progetti di sostenibilità: questo non significa evitare di usare carne o pesce bensì conoscere la filiera». Il riferimento alla filiera porta Scarello a far notare che la maggior parte della carne di agnello presente sulle nostre tavole, arriva dagli allevamenti della Nuova Zelanda e dell’Irlanda. E ancora: «Ho grande stima per la signora di San Giorgio di Nogaro ma deve avere la consapevolezza che sta svuotando il mare con un cucchiaino». In ogni caso, per rispondere alla richiesta della clientela, anche lo chef pluristellato, titolare del ristorante “Agli amici” di Godia, annuncia che nel suo menù stanno per entrare pietanze green.
Dello stesso avviso i macellai di Udine. Da Paderno a via Mentana e per finire in centro storico chi opera in questo settore assicura che le vendite della carne di agnello sono ridotte all’osso. «Nella mia zona - afferma Sergio Di Giorno - non c’è mai stata richiesta». Più incisivo il commento di Scialino: «Anziché salvare gli agnelli, mi preoccuperei di più dei bambini che ogni giorno muoiono di fame nel mondo o delle migliaia di donne infibulate. Rispetto la scelta di chi sta salvando gli agnelli, ma non la condivido». Il macellaio di riva* Bartolini serve i clienti da 39 anni. Prima di lui lo faceva il padre e prima ancora il nonno. «Nella nostra regione - ripete - non c’è la tradizione dell’agnello, lo vendiamo solo a Pasqua». Oggi, a un mese dalla festa, un chilo di agnello costa 13,90 euro. È ovvio che con l’avvicinarsi della festività il prezzo è destinato ad aumentare.
«Stiamo parlando di carne di alta gamma marchiata con tanto di bollino del Consorzio per la tutela della Igp Sardegna. Un prodotto nazionale frutto di allevamenti non intensivi dove l’agnello gira allo stato brado». Un prodotto da boutique della carne diverso da quello che arriva dall’estero: «L’agnello della Nuova Zelanda o dell’Irlanda non ha nulla a che fare con l’abbacchio alla romana o il capretto della Carnia».
Inevitabilmente il salvataggio degli agnelli divide perché in questi casi hanno ragione e torto tutti. Dipende da che parte si prende. «In Friuli non ci sono allevamenti di agnelli, gli animali nascono nelle aziende agricole. Noi ci appoggiamo a fornitori sardi, siciliani e abruzzesi», ripete Scialino quasi a dire che l’azione di “Masha”, nelle macellerie, non avrà ricadute economiche.
In città non sono le azioni degli animalisti a penalizzare il commercio della carne, bensì i centri commerciali sorti alle porte di Udine. «Non sono contro ai centri commerciali, dico solo: dateci le stesse armi per combattere», aggiunge Scialino nel dirsi convinto che la cura dei centri storici non può che essere riportare la gente a vivere nel cuore della città. Un dato per tutti: negli anni Sessanta, nel capoluogo friulano, si contavano

90 macellerie bovine e 15 equine, una decina solo nel centro storico, oggi nel territorio comunale sono appena otto. Bastano questi numeri per capire che, dal punto di vista commerciale, le dinamiche del mercato sono altre rispetto al salvataggio degli agnelli.

18 marzo 2017

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«La Bibbia non prevede il consumo di carne»

«Condividiamo l’azione intrapresa dall’animalista di San Giorgio di Nogaro per salvare gli agnelli dalle macellazioni di Pasqua. La nostra filosofia si basa sul non uccidere gli animali per mangiare». Fernando Aloise, il titolare del ristorante vegano “La libellula” trasferito da un anno e mezzo in via Gemona a Udine, si schiera al fianco di Michela Cossetto e auspica che la donna continui la sua battaglia. «Da qualche parte bisogna pur iniziare, dobbiamo fare qualcosa per cambiare il mondo». Lui nel suo piccolo lo sta facendo cucinando menù senza pietanze a base di carne e latticini. «Evitando di acquistare carne contribuiamo a salvare gli animali», ripete il titolare della “Libellula vantando il primato in città.
«Siamo stati i primi ad aprire un ristorante vegano a Udine», prosegue facendo notare che la Bibbia dice esattamente l’opposto della teoria che vuole l’uomo cacciatore per necessità. «Quelle pagine - prosegue Aloise - raccontano un Dio che dava da mangiare agli uomini frutta e verdura e contesti dove gli animali erano nostri amici». Detto tutto ciò, il ristoratore non vuole imporre la sua legge a nessuno: «Ognuno - chiosa - è libero di pensarla come vuole». Resta il fatto che nel suo ristorante e negli altri locali vegani presenti in Friuli, la clientela aumenta. Sono frequentati
da vegani e non desiderosi di sperimentare altri modi di cucinare. Comprese le ricette senza carne. Va anche detto, però, che a mettere al bando la carne sono le numerose raccomandazioni sanitarie e alimentari che ci vengono impartite ogni giorni dai medici per il bene della nostra salute.

18 marzo 2017

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Al "Sentiero di Ares" Michela Cossetto salva gli agnelli di Pasqua e tanti altri animali

Marzo 2017

Misha, la donna che salva gli agnelli dalle macellazioni di Pasqua
L’animalista Michela “Masha” Cossetto li sta acquistando in tutto il Friuli. Due li tiene nella sua proprietà, altri li ha affidati. Molti la aiutano economicamente.

SAN GIORGIO DI NOGARO. «Salviamo gli agnellini dalle macellazioni pasquali. Più quote raggiungiamo, meno finiranno in pentola». È l’appello lanciato da Michela “Misha” Cossetto, animalista convinta, che lo scorso anno ha dato vita nella Bassa friulana all’associazione il “Sentiero di Ares”, un luogo “in famiglia” in cui accoglie cani terminali per dargli una morte dignitosa.
“Masha”, in attesa del secondo figlio, e il compagno Luca Miniussi, entrambi monfalconesi, vivono da diciotto mesi assieme alla figlia di pochi anni, vivono da circa diciotto mesi, assieme a una figlia di pochi anni, in una fattoria piena di animali in aperta campagna al confine tra Carlino e San Giorgio di Nogaro e insieme ad altri volontari si battono a difesa degli animali, tutti in genere, nutrie comprese.
Michela, ora sta portando avanti la sua battaglia nel tentativo di salvare quanti più agnelli, soprattutto maschi, dalle macellazioni in programma per i pranzi pasquali, andando negli allevamenti di tutto il Friuli e anche oltre, ad acquistarli grazie alle donazioni di tante persone. Gli agnellini hanno un prezzo di mercato di circa 5 euro al chilogrammo, per cui il loro costo è legato al peso.
«Trovarsi davanti a questi agnelli destinati al macello è un’esperienza orrenda – dice – . Se qualcuno volesse prendersi una pecora, prima che io me le porti tutte a casa, mi contatti. Ci sono maschi, femmine e agnelli di ogni età». A oggi sono una decina quelli salvati e dati in adozione, eccetto “Lana” e “Lupo”, due esemplari che vivono nella sua fattoria. Gli altri sono stati accolti (qualcuno da una fattoria didattica) un po’ in tutta la provincia.
“Masha” racconta che, quando è andata a prendere il primo agnellino, non sapeva quale scegliere tra tanti, allora ha detto alla figlia Kimey «scegli tu». «E siamo tornati a casa non con un agnello, ma con una specie di ippopotamo, “Lana”. Ma va bene così – dice – . “Lana” ha scelto come mamma adottiva “Noah” uno dei nostri cani. Abbiamo dovuto raddoppiare con “Lupo” perchè “Noah” non può continuare a vita a fare mamma pecora, per cui essendo un animale da gregge ora “Lana” ha compagnia. Straordinario il rapporto degli agnelli con mia figlia, scelta come compagna di giochi e di cui sono letteralmente innamorati».
«Dove deve vivere? Ha bisogno di una stalla o può stare anche fuori con un riparo? Basta un recinto? Ha bisogno di un cane per la compagnia?”. Sono le domande più frequenti della gente che non esperienza nella cura di questi animali, ma che disperatamente vuole salvarle da una fine certa.
Michela mette in guardia anche dai facili entusiasmi di tante persone generose perché per adottare un agnello si deve pensare prima di tutto che «questo crescerà e diventerà una pecora, ma anche che bisogna avere i requisiti legati alle norme dell’Azienda sanitaria per gli animali da reddito legate al benessere stesso degli animali».

«Salviamoli»: tanti rispondono all'appello lanciato da Michela
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SAN GIORGIO DI NOGARO. L’appello lanciato ieri dall’animalista Michela Cossetto dalle pagine del Messaggero Veneto ha consentito di salvare altri cinque agnelli dalla macellazione pasquale. Due di questi sono andati in una fattoria del Veneto.
Felicissima Michela non solo per i risultati immediati avuti con l’appello lanciato dalle pagine del nostro giornale e gli attestati di solidarietà e stima giunti da ogni dove («sei mitica e meravigliosa», «onorata di conoscerti», e anche «Masha degli agnelli», «sei un’anima bella», «sei fantastica», per citarne alcuni), ma soprattutto per le numerose persone che la stanno contattando anche da fuori regione per aderire alla sua battaglia anche “solo” attraverso l’erogazione di un contributo. Grazie a queste risorse si potranno salvare altri agnelli dalla pentola di Pasqua, andando ad acquistarli negli allevamenti di tutto il Friuli e non solo (circa 5 euro al chilogrammo è il loro prezzo di mercato). Tutti gli animali sono contrassegnati da un chip che ne certifica la provenienza e i controlli Asl.
«Due bambini che giocano. Due innocenti. Due anime pure. Solo che uno lo proteggete, l’altro lo mangiate»: è il testo di un cliccatissimo post che Michela ha messo sul suo profilo facebook a commento di una foto di sua figlia con l’agnellino “Lana” (che con “Lupo” e un altro in arrivo fanno parte del suo personale gregge). Un post che vuole ancora di più sensibilizzare le persone.
«Grazie, veramente grazie al Messaggero Veneto – dice – che ci ha permesso di salvarne altri cinque dalle tavole pasquali e non saranno i soli. L’appello resta valido e chiunque voglia avere informazioni ci contatti: saremo ben felici di spiegare loro quali norme si devono seguire per adottarne uno (scaricabili anche dal sito dell’Azienda sanitaria) o anche su come tagliare la lana. Oppure su come trasportarli in quanto ci vogliono mezzi appositi che costa affittare. Tutte cose che noi, grazie ai volontari, riusciamo a fare con poco. Salvare un agnello è una cosa bellissima che dà tanta gioia anche perché sono animali miti e affettuosi». E quando lo dice le brillano gli occhi.
Michela (“Misha” o “Masha” come qualcuno la sta chiamando) si schermisce davanti ai tanti complimenti che sta ricevendo, ma non dimentica neppure per un attimo l’altra sua battaglia come fondatrice dell’associazione “Il sentiero di Ares” per salvare i cani malati terminali e chiedere di adottare i cani anziani. Della fattoria fanno parte anche gatti, un cavallo, un pony e una famiglia di nutrie con il “capo-famiglia” Palmiro padrone assoluto.

La fattoria degli animali sta crescendo bisognerà trovare nuovi spazi per tutti

L’arrivo degli agnelli nella fattoria di Michela Cossetto e di Luca Miniussi, ubicata in aperta campagna al confine tra Carlino e San Giorgio di Nogaro, ha come immediata conseguenza una ulteriore ricerca di spazi. I proprietari del luogo stanno infatti programmando i lavori per ospitare altri agnelli, cani e altri animali e dare loro spazi ancora più adeguati. Infatti gli agnelli cresceranno e diventeranno pecore “voluminose” che hanno bisogno di potersi muovere senza interferire con gli altri animali della fattoria in cui gran parte vivono liberi o in appositi recinti coperti. I due agnelli “Lana” e “Lupo” sono autonomi, passeggiano e brucano tranquilli, ma è ormai certo che il “gregge” crescerà: l’arrivo previsto degli altri agnelli richiederà più spazi, per cui si sta lavorando per sistemare anche la zona dei cani malati terminali affinchè non vengano disturbati. Come racconta Michela Cossetto questo è possibile grazie anche alle donazioni delle persone o agli sconti che alcune aziende fornitrici effettuano sugli acquisti, permettendo così una ristrutturazione delle aree esistenti e di creare nuovi ricoveri.

Due torelli catturati con l'anestetico

Marzo 2017

Due tori fuggono nei campi, arrivano i Cc
Varmo: scappati da un allevamento, sono stati bloccati solo grazie all’anestetico dei veterinari. Pesano 300 chili l’uno

15 marzo 2017


VARMO. Toreri per un giorno. È accaduto ai carabinieri di un’aliquota del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Latisana, chiamati in località Madrisio di Varmo per recuperare due giovani tori scappati da un vicino allevamento, ma mai persi di vista dai proprietari che però non riuscivano a fermarli.
I due torelli, due belle bestie di circa 300 chili l’una, lunedì mattina vagavano per le campagne della zona, dopo essere riusciti a scappare dal loro recinto, all’interno dell’azienda agricola Mauro Elga & C. S.s. con sede lungo la Strada provinciale del Ponte di Madrisio, poco distante da dove sono stati avvistati.
La presenza dei due animali liberi di gironzolare per la campagna ha allarmato i residenti della zona che hanno chiamato in aiuto i carabinieri della Compagnia di Latisana.
A Madrisio è arrivata una pattuglia del Norm: i carabinieri hanno dovuto improvvisarsi toreri e cercare di catturare i due bovini che hanno subito dimostrato di non avere nessuna intenzione né di farsi prendere, né di tornare a essere rinchiusi in un recinto, preferendo godersi quella conquistata libertà. A questo punto, visto il trambusto che si stava creando, il rischio era che i due animali iniziassero a innervosirsi, diventando pericolosi per sé stessi e anche per i presenti.
Così, d’accordo anche con il medico veterinario dell’Azienda sanitaria, in aiuto al personale del Norm della Compagnia di Latisana, sono stati chiamati gli agenti forestali dell’ufficio delle bio diversità con sede a Tarvisio, da quest’anno operativi sotto l’Arma, all’interno del Comando carabinieri forestale, ambientale e agro alimentare.
I carabinieri hanno continuato a tenere d’occhio i due torelli che nel frattempo avevano raggiunto le campagne di Canussio, dove sono arrivati gli agenti della Forestale, muniti di telenarcosi (una sorta di fucile caricato con sedativi), perché a questo punto l’unico modo per riuscire a catturare i due torelli era quello di anestetizzarli sparando a distanza.
Presa la mira è partito il colpo con l’anestetico e nel giro di pochi attimi i due bovini si sono addormentati. Solo a questo punto è stato possibile avvicinarli: il veterinario ha verificato le loro condizioni di salute che erano ottime e quindi i due fuggitivi sono stati riconsegnati ai titolari dell’azienda agricola.

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Fiocco "Rosa" all'oasi dei Quadris di Fagagna e liberazione di 12 cicogne e 16 volatili.

Marzo 2017
Oltre 2.500 persone all’Oasi dei Quadris per la liberazione delle cicogne - Foto e Video
Fagagna: tante famiglie con bambini per il primo volo di dodici giovani esemplari. Festa anche per sedici volatili guariti grazie alle cure del Centro di Campoformido



FAGAGNA. Impaurite fino a pochi attimi prima, poi splendide si sono librate in alto nel cielo in una manciata di battiti d’ali. Sono le dodici cicogne classe 2014 che hanno assaporato per la prima volta la libertà.
Un evento che ha richiamato nell’Oasi dei Quadris oltre 2.500 persone, per lo più famiglie con bambini, che non si sono volute perdere uno spettacolo davvero unico: nel paradiso di cicogne e ibis eremita l’edizione 2017 del “Giorno della cicogna”, dove l’evento più atteso era la liberazione di dodici giovani esemplari.
Fagagna, la liberazione delle cicogne all’Oasi dei Quadris



Un afflusso da record, assolutamente inatteso che ha colpito per primi gli organizzatori, i volontari dell’Oasi, che non si aspettavano un tale successo in termini di presenze: «Nel 2014 – ha spiegato Enzo Uliana, presidente dell’Oasi – avevamo organizzato la liberazione aperta la pubblico, ma che non ha paragoni con i numeri di questa edizione».
La liberazione delle giovani cicogne, otto maschi e quattro femmine, era prevista verso le 9.30, ma all’Oasi di via Caporiacco molti sono arrivati già alle 8.30.

Fagagna, la liberazione delle cicogne
Tante famiglie con bambini all'Oasi dei Quadris per il primo volo di dodici giovani esemplari, otto maschi e quattro femmine (video Ferraro-Petrussi)
I più impazienti erano naturalmente i più piccoli: a loro il compito di assegnare a ogni cicogna (fino a ieri identificata solo attraverso una sorta di numero di codice) il nome di battesimo.
E mentre all’entrata i bambini si prodigavano a inventare e scrivere il nome dei maestosi pennuti, nel serraglio, in attesa, le dodici cicogne. Sono quelle nate nell’oasi e che, raggiunta la maturità, sono in grado di sopravvivere da sole.
Qualche minuto per coordinare estrazione del nome e liberazione e la cerimonia è iniziata sotto gli occhi incantati della gente: ad alzarsi in volo Liro, Lucia, Turbo, Principessa, Sole, Nanni, Alex, Sparki, Violetta, Nerina, Sasso e Ulk.
«Adesso – ha detto Uliana – speriamo che si formino almeno quattro coppie che possano nidificare anche oltre il territorio collinare». Le giovani cicogne al compimento del terzo anno di età hanno raggiunto la maturità sessuale e sono pronte ad accoppiarsi e a metter su famiglia.
Terminata la liberazione delle cicogne, i riflettori si sono accesi su altri volatili, quelli curati e rimessi in sesto da Maurizio e Liviana Zuliani, del Centro di recupero di Campoformido: a riguadagnare il cielo alcune creature che, a causa di ferite accidentali, sono state portate e ospitate per alcune settimane nel centro di riabilitazione per animali selvatici della Città del Trattato. Ieri sono stati liberati due aironi cenerini, un airone bianco, due storni, due merli, due cinciallegre, due pettirossi, una cinciarella, due gabbiani comuni e due verdoni.
Completate le operazioni di partenza dei volatili, la scena è passata a un’altra protagonista della giornata all’Oasi: la nuova arrivata della famiglia dei konjic, i cavalli selvatici adottati dal 2013. La notte tra il 5 e il 6 marzo Belen ha dato alla luce una splendida puledrina. E anche per lei il nome assegnatole, Rosa, è stato quello scelto dai bimbi.
Una giornata da incorniciare, dunque, quella di ieri per l’Oasi, di buon auspicio per la stagione 2017 che si aprirà ufficialmente domenica. «Rimarremo aperti – ha precisato Uliana – fino al 31 novembre ma, se le condizioni meteo lo renderanno possibile, anche oltre».
L’Oasi è aperta al pubblico sabato dalle 14.30 al tramonto e domenica dalle 10.30 al tramonto.

12 marzo 2017
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Cicogne e Konjik: all’oasi dei Quadris è nata la puledrina
Domenica, 12 marzo, sarà presentata dai volontari. Nell’occasione saranno anche liberati 12 volatili


FAGAGNA. Lieto evento all’oasi dei Quadris. Ma questa volta il fiocco, rosa per la precisione, non riguarda la schiusa di qualche uovo, ma la nascita di una puledrina venuta al mondo la notte tra il 5 e il 6 marzo.
L’area verde, paradiso per cicogne e ibis eremita, dal 2013 ospita anche una famiglia di Konjik. «Si tratta – spiega Dima Lauzzana, volontaria dell’Oasi – di cavalli selvatici incrociati con i tarpan, i progenitori del cavallo domestico. Gli ultimi esemplari selvatici del tarpan provenivano dalla foresta di Bialowieza in Polonia e questi sono stati incrociati, alla fine dell’800, con cavallini domestici, detti appunto konjik (termine slavo col significato di “cavallino”).


Alcuni konjik sono poi stati trasferiti in Olanda (1983) e successivamente in altre aree. Nel 1988 alcuni soggetti provenienti dall’Olanda, sono stati trasferiti in Friuli, nell’area del Monte Cuar. Alcuni vengono allevati a Fagagna, grazie all’intervento del Comune e della Associazione amici dell’Oasi dei Quadris». Nel 2013 hanno adottato una famigliola di Konjik: il maschio Rocco, la femmina Belen e la loro figlia Ludmilla.
Dal 2013 la famiglia dei cavallini selvatici si è allargata: nel 2014 è nato Marius e nel 2015 Marco. Qualche giorno fa il nuovo arrivo. «Belen e la sua puledrina stanno bene» fanno sapere dall’Oasi.
«Durante la festa del “Giorno della cicogna” – spiega Enzo Uliana, presidente dell’Oasi – i bambini presenti potranno dare il nome anche alla puledrina, oltre che alle cicogne che verranno liberate dalla voliera». Alle 9.30 di domenica saranno liberate le 12 cicogne nate nel 2014. «Quelle che hanno raggiunto la maturità e oggi possono vivere in natura autonomamente».

Ieri, per capire quale sia il loro sesso, i 12 pennuti sono stati sottoposti a un esame ecografico. «Domenica – spiega Uliana – i bambini inventeranno un nome, lo scriveranno su un bigliettino che sarà inserito in una scatola. Per ogni cicogna verrà estratto un bigliettino con su scritto un nome che sarà assegnato alla cicogna liberata». Le giovani cicogne andranno ad aggregarsi al branco.

«Il gruppo è già composto da 42 cicogne – aggiunge Uliana -: l’auspicio è che le nuove cicogne nidifichino non solo nel territorio di Fagagna e dintorni ma che la colonia si allarghi sempre di più». Assieme alle cicogne, saranno liberati anche alcuni degli ospiti del Centro di recupero fauna selvatica di Campoformido. A tornare in libertà 2 aironi cenerini, 1 airone bianco, 2 storni, 2 merli, 2 cinciallegre, 2 pettirossi, 1 cinciarella e 2 gabbiani comuni.

08 marzo 2017

Progetto Italia-Austria contro la tratta degli animali

Marzo 2017
Alleanza Friuli-Carinzia contro la tratta degli animali
Fvg capofila del programma comunitario “Bio-Crime” da 1,1 milioni di euro. L’assessore Telesca: senza vaccinazioni i cuccioli sono pericolosi per l’uomo



UDINE. Un tempo li nascondevano nelle auto. Due, tre, quattro cuccioli alla volta attraversavano le nostre frontiere destinati al mercato interno oppure ai Paesi esteri. A distanza di pochi anni la dinamica è rimasta la stessa, ma i numeri del traffico illegale degli animali da compagnia sono cresciuti in modo esponenziale spingendo le istituzioni a correre ai ripari con il progetto Interreg Italia-Austria Bio-Crime, finanziato dall’Ue con 1,1 milioni di euro.
Presentato ieri coinvolge – quale capofila – la Regione, i servizi veterinari delle due regioni, Area science park, l’istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie e la Polizia postale del Fvg tra gli altri con l’obiettivo di mettere sul piatto strategie e mezzi comuni per affrontare la nuova emergenza, che investe sì la sfera del benessere animale ma anche quella della salute.
«I sempre più frequenti eventi sentinella che si verificano tra Fvg e Carinzia destano preoccupazione – ha detto l’assessore regionale Maria Sandra Telesca –, soprattutto per le possibili gravi conseguenze per la salute pubblica. Siamo tutti al lavoro per creare una rete che ci aiuterà ad affrontare al meglio problemi emergenti dei nostri rispettivi territori, nella consapevolezza che le malattie non si fermano ai valichi confinari».
I cuccioli che entrano in Italia attraverso i nostri confini spesso sono oltremodo piccoli, privi delle vaccinazioni e potenziali portatori di virus, come la rabbia, e parassitosi. Cani e gatti principalmente, ma anche rettili e uccelli. A centinaia. Un esempio? Il responsabile del progetto in seno alla Direzione centrale salute, Paolo Zucca, cita Tarvisio – anno 2015 – dove venne sequestrato un carico di migliaia di pappagalli. «Un’Ara può arrivare a costare 10 mila euro – spiega –. Qualche rapace anche 20 mila». Quindi consiglia: «Per essere certi di avere tra le mani un cucciolo non di contrabbando basta chiedere il pedigree. Costa poche decine di euro ed è l’unica garanzia vera contro il traffico degli animali».
Partite che arrivano anche a 250 cuccioli per volta (pagati nei Paesi dell’est appena 15 euro l’uno) che fruttano ai trafficanti fino a 300, 350 mila euro. «Un fatturato – ha aggiunto Telesca – secondo solo al traffico di droga. Il fenomeno non è ancora così noto all’opinione pubblica, ma è molto grave perché, oltre agli aspetti etici e commerciali, comporta un elevato rischio di introduzione di gravi malattie come la rabbia. Il Progetto Bio-crime, di cui siamo capofila, sarà un caposaldo per il contrasto e la prevenzione di questi fenomeni».
Lo farà con una serie d’interventi: corsi di formazione per pubblici ufficiali, sviluppo di protocolli operativi congiunti, realizzazione di una piattaforma web per la condivisione dei dati, sorveglianza epidemiologica degli animali sequestrati, progetti di educazione dei cittadini sono solo alcune delle attività finanziate. Avviato a febbraio 2017 si concluderà a luglio 2019 lasciando sui territori competenze e attrezzature.
Una quota di finanziamento di 200 mila euro (100 per il Land Carinzia e 100 per il Fvg) sarà

infatti destinata all’acquisto di strutture per la quarantena in bio-sicurezza degli animali confiscati e saranno utilizzate anche dopo la conclusione di Bio-crime diventando così parte integrante del sistema di risposta rapida alle emergenze biologiche.

11 marzo 2017

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A Cervignano del Friuli 600 dissuasori nelle strade per proteggere i caprioli

Marzo 2017
Strage di caprioli in strada: posizionati 600 dissuasori a Cervignano
Cervignano è uno dei primi comuni ad adottare dispositivi ottici e acustici. Ecco le zone a rischio individuate. Erano stati cittadini e associazioni a chiederli


CERVIGNANO. Sono in tutto 600 e sono stati installati nei punti più critici della viabilità locale, quelli maggiormente interessati dagli impatti tra ungulati e veicoli. In tutto il territorio del Cervignanese, uno tra i primi Comuni in regione ad aver optato per questa soluzione, sono stati posizionati dissuasori ottici e acustici, dispositivi che frenano il passaggio degli animali in concomitanza con il transito dei mezzi. In alcuni punti, inoltre, sono stati collocati cartelli stradali.
Le zone individuate per il posizionamento dei dissuasori sono: lungo la bretella a ovest dello scalo ferroviario, dalla rotatoria a nord della frazione di Strassoldo fino alla rotatoria a confine con il Comune di Terzo di Aquileia, lungo la provinciale 68, in via Carso, nella frazione di Scodovacca, lungo la provinciale 54, in via Fredda, sempre a Scodovacca, lungo la regionale 351, dall'incrocio tra via Fredda verso Cervignano, e nel tratto lungo la regionale 352 che va dalla rotatoria sulla provinciale 108 alla rotatoria della variante alla regionale 352.
Ieri mattina, in municipio, il sindaco di Cervignano, Gianluigi Savino, ha incontrato il direttore della riserva di caccia, Italo Zorat, che si è occupato in prima persona di individuare i punti critici da inserire nella “mappa”. I dissuasori bianchi o colorati posti sui paracarri stradali deviano il fascio di luce dei fari verso i lati della strada dissuadendo l'animale dall'attraversarla mentre quelli acustici emettono ultrasuoni percepiti solo dalle bestiole.
Nei mesi scorsi, residenti e automobilisti si erano rivolti all'amministrazione per chiedere di trovare una soluzione capace di far cessare la strage di caprioli investiti dalle automobili. Le associazioni animaliste avevano chiesto la convocazione di un tavolo per fare il punto della situazione. Lo scorso anno, inoltre, c'era stato un incontro cui avevano preso parte il vicepresidente della Provincia, Franco Mattiussi, l'assessore provinciale Marco Quai, il sindaco Savino, e il direttore della riserva di caccia Zorat. La Provincia aveva fin da subito manifestato la volontà di sostenere l'installazione di dissuasori nei punti in cui si verificano con più frequenza gli attraversamenti dei caprioli.
L'obiettivo, per il futuro, è estendere il progetto anche negli altri Comuni. «Sono soddisfatto - le parole del sindaco di Cervignano -. Siamo riusciti a risolvere due problemi:

la sicurezza degli automobilisti e il benessere degli animali. Siamo riusciti a coprire tutte le zone che abitualmente sono interessate dal passaggio degli ungulati. Desidero ringraziare Italo Zorat, che ci ha aiutato a superare le tante difficoltà legate all'installazione dei dispositivi».

01 marzo 2017

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