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Macellai e ristoratori riferiscono sul consumo degli agnelli pasquali in Friuli

Marzo 2017

«Sulle tavole agnello sardo ma è in calo anche a Pasqua»
Lo chef Scarello e il macellaio Scialino non temono le ricadute del salvataggio animalista



SAN GIORGIO DI NOGARO. «La donna che salva gli agnelli sta svuotando il mare con un cucchiaino». Lo chef due stelle Michelin, Emanuele Scarello, usa una metafora per commentare il salvataggio degli agnelli dalle macellazioni di Pasqua, lanciato dall’animalista Michela “Masha” Cossetto, di San Giorgio di Nogaro. In queste ore, la donna sta acquistando, negli allevamenti della Regione, gli animali che rischiano di arricchire i banchetti pasquali. «Mi preoccuperei di più dei bambini che muoiono di fame» aggiunge Stefano Scialino escludendo ricadute economiche e commerciali.
Inutile dire che macellai e ristoratori pur rispettando gli animalisti non condividono il gesto di Masha. Anche perché i friulani a differenza dei veneti o dei meridionali non amano l’agnello e anche se a Pasqua il consumo della carne di agnello aumenta non raggiunge livelli tali da giustificare il salvataggio.
Questo, ovviamente, secondo chi, pur rispettando gli animali, animalista non è. Non a caso Scarello aggiunge: «Noto che chi intraprende queste azioni lo fa per attirare l’attenzione su di sé. Anziché parlare di salvataggio perché non andiamo a vedere come vivono gli animali negli allevamenti intensivi? Anche i cuochi - lo assicura sempre lo chef stellato - sostengono i progetti di sostenibilità: questo non significa evitare di usare carne o pesce bensì conoscere la filiera». Il riferimento alla filiera porta Scarello a far notare che la maggior parte della carne di agnello presente sulle nostre tavole, arriva dagli allevamenti della Nuova Zelanda e dell’Irlanda. E ancora: «Ho grande stima per la signora di San Giorgio di Nogaro ma deve avere la consapevolezza che sta svuotando il mare con un cucchiaino». In ogni caso, per rispondere alla richiesta della clientela, anche lo chef pluristellato, titolare del ristorante “Agli amici” di Godia, annuncia che nel suo menù stanno per entrare pietanze green.
Dello stesso avviso i macellai di Udine. Da Paderno a via Mentana e per finire in centro storico chi opera in questo settore assicura che le vendite della carne di agnello sono ridotte all’osso. «Nella mia zona - afferma Sergio Di Giorno - non c’è mai stata richiesta». Più incisivo il commento di Scialino: «Anziché salvare gli agnelli, mi preoccuperei di più dei bambini che ogni giorno muoiono di fame nel mondo o delle migliaia di donne infibulate. Rispetto la scelta di chi sta salvando gli agnelli, ma non la condivido». Il macellaio di riva* Bartolini serve i clienti da 39 anni. Prima di lui lo faceva il padre e prima ancora il nonno. «Nella nostra regione - ripete - non c’è la tradizione dell’agnello, lo vendiamo solo a Pasqua». Oggi, a un mese dalla festa, un chilo di agnello costa 13,90 euro. È ovvio che con l’avvicinarsi della festività il prezzo è destinato ad aumentare.
«Stiamo parlando di carne di alta gamma marchiata con tanto di bollino del Consorzio per la tutela della Igp Sardegna. Un prodotto nazionale frutto di allevamenti non intensivi dove l’agnello gira allo stato brado». Un prodotto da boutique della carne diverso da quello che arriva dall’estero: «L’agnello della Nuova Zelanda o dell’Irlanda non ha nulla a che fare con l’abbacchio alla romana o il capretto della Carnia».
Inevitabilmente il salvataggio degli agnelli divide perché in questi casi hanno ragione e torto tutti. Dipende da che parte si prende. «In Friuli non ci sono allevamenti di agnelli, gli animali nascono nelle aziende agricole. Noi ci appoggiamo a fornitori sardi, siciliani e abruzzesi», ripete Scialino quasi a dire che l’azione di “Masha”, nelle macellerie, non avrà ricadute economiche.
In città non sono le azioni degli animalisti a penalizzare il commercio della carne, bensì i centri commerciali sorti alle porte di Udine. «Non sono contro ai centri commerciali, dico solo: dateci le stesse armi per combattere», aggiunge Scialino nel dirsi convinto che la cura dei centri storici non può che essere riportare la gente a vivere nel cuore della città. Un dato per tutti: negli anni Sessanta, nel capoluogo friulano, si contavano

90 macellerie bovine e 15 equine, una decina solo nel centro storico, oggi nel territorio comunale sono appena otto. Bastano questi numeri per capire che, dal punto di vista commerciale, le dinamiche del mercato sono altre rispetto al salvataggio degli agnelli.

18 marzo 2017

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«La Bibbia non prevede il consumo di carne»

«Condividiamo l’azione intrapresa dall’animalista di San Giorgio di Nogaro per salvare gli agnelli dalle macellazioni di Pasqua. La nostra filosofia si basa sul non uccidere gli animali per mangiare». Fernando Aloise, il titolare del ristorante vegano “La libellula” trasferito da un anno e mezzo in via Gemona a Udine, si schiera al fianco di Michela Cossetto e auspica che la donna continui la sua battaglia. «Da qualche parte bisogna pur iniziare, dobbiamo fare qualcosa per cambiare il mondo». Lui nel suo piccolo lo sta facendo cucinando menù senza pietanze a base di carne e latticini. «Evitando di acquistare carne contribuiamo a salvare gli animali», ripete il titolare della “Libellula vantando il primato in città.
«Siamo stati i primi ad aprire un ristorante vegano a Udine», prosegue facendo notare che la Bibbia dice esattamente l’opposto della teoria che vuole l’uomo cacciatore per necessità. «Quelle pagine - prosegue Aloise - raccontano un Dio che dava da mangiare agli uomini frutta e verdura e contesti dove gli animali erano nostri amici». Detto tutto ciò, il ristoratore non vuole imporre la sua legge a nessuno: «Ognuno - chiosa - è libero di pensarla come vuole». Resta il fatto che nel suo ristorante e negli altri locali vegani presenti in Friuli, la clientela aumenta. Sono frequentati
da vegani e non desiderosi di sperimentare altri modi di cucinare. Comprese le ricette senza carne. Va anche detto, però, che a mettere al bando la carne sono le numerose raccomandazioni sanitarie e alimentari che ci vengono impartite ogni giorni dai medici per il bene della nostra salute.

18 marzo 2017

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