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Un altro cimitero per animali d'affezione in Friuli

Novembre 2016
Apre “il giardino dei ricordi” per seppellire gli animali
Cervignano: sabato l’inaugurazione del cimitero da 250 posti dietro l’impianto di cremazione. Il servizio costerà 495 euro. A scegliere il nome sono stati i bambini delle scuole in un concorso
di Elisa Michellut

CERVIGNANO. Si chiamerà “Il giardino dei ricordi”, un nome che è stato scelto dall’amministrazione comunale tra 95 proposte arrivate dai bambini dell’istituto comprensivo di Cervignano.
È stata la classe seconda A di via Firenze ad aggiudicarsi il concorso d’idee promosso dal Comune per scegliere il nome del nuovo cimitero intercomunale per animali d’affezione della Bassa, che ha sede a Muscoli, dietro l’impianto di cremazione, e che sarà inaugurato domani, alle 11.
Il servizio sarà esteso a tutti i Comuni che fanno parte della nuova Uti dell’Agro aquileiese. Le aree saranno distinte per turni di disseppellimento di cinque anni. È stato anche individuato uno spazio per la futura realizzazione di un crematorio per animali, il primo in regione. I posti disponibili saranno 250. L’area, circa 1000 metri quadrati, è dotata di alberature e zone verdi.
L’Alsa srl, concessionaria che gestisce l’impianto di cremazione e che ha costruito il nuovo cimitero per gli animali domestici, nei mesi scorsi ha ottenuto parere favorevole da parte dell’Azienda sanitaria e della Regione. L’amministrazione ha già predisposto un apposito regolamento per l’utilizzo.
All’interno del cimitero è stato costruito anche un ossario. Una piccola area, invece, è riservata alla sepoltura degli animali di piccola taglia (canarini, conigli e criceti). Le tombe saranno in marmo, tutte uguali e con la possibilità di collocare una foto della bestiola, la data di nascita e il giorno della scomparsa.
Per usufruire del servizio i cittadini dovranno rivolgersi agli uffici del crematorio, a pochi metri dal cimitero per gli animali. Per quanto riguarda le tariffe, seppellire il proprio pet costerà 495 euro.
«L’inumazione sarà valida per 5 anni - spiega Cristian Boemo -. Il cippo avrà un costo di 130 euro. Per quanto riguarda l’eventuale recupero della carcassa il costo dipenderà dalla distanza che dovranno percorrere gli addetti. I cittadini, ad ogni modo, potranno portare i quattro zampe sul posto e in questo modo risparmieranno i costi del recupero. Per gli animali di piccola taglia la sepoltura sarà gratuita».
Il cimitero degli animali di Cervignano sarà il secondo in regione, dopo quello di Cassacco. «Per scegliere il nome - commenta il sindaco, Gianluigi Savino - abbiamo fatto partire un concorso d’idee che ha coinvolto i bambini. Sono arrivati 95 nomi, in busta chiusa.
Sono rimasto colpito dall’impegno dei ragazzi, aiutati dai loro insegnanti. Sarà un servizio in più

per Cervignano e per tutti i Comuni dell’Uti. L’opera è stata costruita a costo zero per la comunità. Il cimitero sarà gestito dalla ditta che lo ha realizzato, su un terreno messo a disposizione dal Comune, la stessa che gestisce l’impianto di cremazione».

25 novembre 2016

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Un insegnante di scienze di una scuola friulana uccide una tortorella

Novembre 2016
Tortorella uccisa a calci dal prof, alunni in lacrime
La protesta dei genitori in una scuola media della Bassa. I fatti all’esame del dirigente: l’insegnante rischia la denuncia
di Francesca Artico


UDINE. Non credevano ai loro occhi i ragazzini di una scuola media della Bassa friulana: un insegnante, invece di soccorrere una tortorella in difficoltà, l’ha uccisa schiacciandola con i piedi davanti agli studenti, che sono rimasti sconvolti. I genitori, informati tempestivamente dai figli presenteranno la loro protesta al dirigente dell’istituto comprensivo di cui la scuola fa parte.
«Noi insegniamo ai nostri figli l’esatto contrario – dicono – e poi accadono queste cose. Non doveva succedere e il dirigente sarà opportunamente informato dell’accaduto».
Con profonda amarezza raccontano la scena svoltasi durante la ricreazione nel cortile della scuola e raccontata loro dai ragazzi.
A quell’ora ci sono molti bambini che giocano, riuniti in gruppi; alcuni si accorgono che in angolo del giardino c’è a terra una tortorella che sembra ferita e ha bisogno di cure. Immediatamente vanno a chiedere aiuto a un professore, in particolare quello di scienze, ritenendolo la persona più adatta per dare indicazioni su come agire. Questi, a quanto pare piuttosto seccato, arriva nel giardino, guarda il volatile ferito e con il piede schiaccia con violenza prima la testa della tortorella e in seguito lo stomaco, uccidendolo. Poi in malo modo rimanda tutti in classe.
La maggior parte degli studenti piange, qualcuno pare abbia anche vomitato per la crudeltà della scena vista. C’è anche chi racconta con ribrezzo ai genitori che si sono sentite scricchiolare le ossa dell’animale. Tutti però sono sconvolti dal gesto e dopo un momento di totale disagio, immediatamente lanciano un tam tam su WhatsApp per informare le famiglie dell’accaduto. I genitori subito si contattano, si confrontano.
Tutti si chiedono se «è questo l’insegnamento che si ritiene opportuno dare a bambini che fanno parte di una nuova generazione». «È questo – si domandano – il mondo in cui vogliamo farli vivere? Un professore che dovrebbe educare invece si rende protagonista di gesti violenti contro un animale indifeso.
Quanto successo è assurdo. Siamo sconvolti e sconfortati per la totale mancanza di sensibilità sia verso l’animale ferito, sia verso i ragazzi e di questo parleremo anche nelle prossime riunioni a scuola, ma la cosa non finisce così».
Il dirigente dell’Istituto comprensivo, sorpreso, afferma di non sapere nulla di questa tristissima vicenda, si

riserva però di verificarne l’attendibilità, rimarcando anche che se tutto questo è vero il professore rischia oltre che a qualche nota negativa a livello professionale, anche di essere accusato del reato di maltrattamento agli animali. Una storia penosa che lascia l’amaro in bocca a tutti.

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Vietata sin dal 1992, l’uccellagione è ancora praticata in Friuli.

Novembre 2016

Uccellagione, 25 persone finiscono nei guai
Tolmezzo: il Corpo forestale regionale ha sequestrato oltre 700 volatili vivi, centinaia di trappole, reti e anche armi e visori notturni
di Anna Rosso



TOLMEZZO. Vietata sin dal 1992, l’uccellagione è ancora praticata in Friuli. Emerge dai controlli condotti dal Corpo forestale regionale a inizio novembre e anche dal “bilancio” della passata stagione fredda.
In questa prima metà del mese, infatti, in distinte operazioni, sono stati sequestrati (e in buona parte subito liberati) oltre 230 uccelli vivi detenuti illegalmente. Ne sono stati trovati purtroppo anche 120 congelati. Innumerevoli, inoltre, le trappole sequestrate. Nei guai sono finite 7 persone.
Durante l’autunno e l’inverno scorsi, tra 2015 e 2016, invece, 18 individui sono stati colti in flagranza di reato per violazioni che vanno dal furto ai danni del patrimonio indisponibile dello Stato (tale è considerata la fauna selvatica), all’uccisione e maltrattamento di animali, fino alla detenzione illegale di fauna protetta e di armi.
Ma andiamo con ordine, cominciando dalle attività più recenti. In questi ultimi giorni, sotto il coordinamento del Noava (Nucleo operativo per la vigilanza ambientale), i forestali sono intervenuti nella prima periferia di Udine e nella zona di Talmassons e hanno individuato tre uomini che praticavano l’uccellagione (non consentita dalla legge, in base all’articolo 30 della legge 157/92).
Le verifiche, in alcune occasioni effettuate con il supporto di agenti della vigilanza venatoria volontaria, hanno portato al sequestro di 170 uccelli vivi, 120 uccelli congelati, 50 reti da uccellagione, più di 100 trappole a scatto, gabbie-trappola, alcune tagliole, un’arma munita di silenziatore, un visore notturno ed altro materiale detenuto illecitamente.
Al termine di un altro recente intervento a Pocenia sono stati deferiti all’Autorità giudiziaria due cacciatori che, all’altezza di un appostamento fisso per la caccia alla selvaggina migratoria, utilizzavano un richiamo acustico vietato che è stato sequestrato insieme con due fucili da caccia.
Due ulteriori interventi sono stati portati a termine a Socchieve e a Tolmezzo, hanno sorpreso altre due persone che esercitavano l’uccellagione.
Sono state sequestrate una cinquantina di panie (bacchette di legno cosparsa di vischio o di un’altra sostanza adesiva, appunto per catturare piccoli uccelli), un impianto di cattura costituito da tre reti, nonché trappola a scatto e 68 volatili (40 lucherini, 3 crocieri, 7 ciuffolotti, 5 verdoni, 2 frosoni, 2 peppole, 4 fringuelli e 5 cardellini) privi di anello e di documentazione tale da legittimare la detenzione. Tutti gli uccelli rinvenuti, ritenuti idonei al volo, sono stati immediatamente liberati.
Secondo i dati del Noava, durante la scorsa stagione fredda il personale ha individuato sul territorio regionale 11 siti in cui veniva esercitata l’uccellagione.
In totale, come si diceva, sono state denunciate 18 persone. E sono stati sequestrati: circa 500 uccelli vivi detenuti illegalmente (di cui 200 liberati subito), più di cento reti da uccellagione, circa 600 panie invischiate, 10 trappole a scatto, 20 richiami acustici elettromagnetici, farmaci proibiti e una spiumatrice.
Da quest’attività illecita si possono ricavare ingenti profitti, visto che gli uccelli da richiamo sono molto richiesti per la caccia o per la riproduzione negli allevamenti. In altri casi, invece, le bestiole finiscono a qualche ristoratore.
Sono determinanti per queste operazioni antibracconaggio non solo le capacità degli investigatori e i lunghi servizi di appostamento e sopralluogo: è importantissima, infatti, anche la collaborazione di persone sensibili alla tutela della fauna selvatica e alla salvaguardia dell’ambiente naturale.
Persone che non hanno esitato a segnalare la presenza di reti o il rumore di spari sospetti. A tal proposito, il Corpo forestale regionale invita

chiunque s’imbatta in reti per uccellagione, tagliole o altri artifizi per la cattura di fauna selvatica ad allontanarsi senza correre rischi e contattare con tempestività il Noava (0432 660092, noava.cfr@regione.fvg.it) o la Stazione forestale più vicina.

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Da oggi è vietato sparare alle femmine di capriolo

16 Novembre 2016

Lotta al bracconaggio: pochi caprioli e la riserva ferma la caccia
L’assemblea della riserva di Venzone corre ai ripari e chiede i danni. Da oggi è vietato sparare alle femmine. In un anno cinquemila controlli in regione oltre un centinaio gli illeciti


VENZONE. Stop alla caccia dei caprioli femmina. A larga maggioranza, l’ha deciso l’assemblea della Riserva di caccia di Venzone. Non era mai accaduto prima, ma di fronte all’inspiegabile calo della presenza di animali nella zona, gli iscritti, pur di tutelare il territorio e i cacciatori onesti, rinunciano a sparare ai caprioli femmina.
Il riferimento ai cacciatori onesti non è casuale perché gli iscritti non possono escludere che la mancata presenza di caprioli sia una conseguenza dell’attività di bracconaggio. Solo nelle scorse settimane, infatti, il Corpo forestale regionale ha scoperto una banda che agiva proprio nella zona di Venzone. Non a caso la stessa Riversa ha deciso di costituirsi parte civile nell’eventuale processo contro i 12 denunciati coinvolti nell’operazione antibracconaggio.
La stagione della caccia si apre il 15 maggio e si chiude il 15 ottobre per i caprioli maschi e il 15 gennaio per le femmine. Nel periodo di apertura i cacciatori possono uccidere 32 caprioli maschi e altrettante femmine. Quest’anno, cosa difficilmente riscontrabile in passato, «abbiamo ucciso l’80 per cento dei capi concessi, il fatto che non sia stato raggiunto il numero consentito è un segnale preoccupante» spiega il direttore della Riserva, Valerio Pituelli, non senza ricordare che negli anni scorsi ad agosto le autorizzazioni erano già esaurite.
A conferma che il calo dei caprioli è sotto gli occhi di tutti c’è l’abbattimento di un solo animale nella piana del Tagliamento, dove generalmente venivano uccisi sette, otto esemplari a stagione. E le signore che vanno a passeggiare nella zona del cimitero di Venzone non si imbattono più nei caprioli alla ricerca di cibo.
Insomma nel territorio di competenza della Riserva di Venzone stanno suonando diversi campanelli d’allarme.
«Dai segnali che abbiamo qui mancano bestie» insiste Pituelli impegnato a tutelare l’attività venatoria e il buon nome della Riserva che da sempre vanta una gestione impeccabile. Proprio per questo vuole fare chiarezza sugli indizi tipici del bracconaggio che continua a riscontrare nelle aree più accessibili. Le tracce delle automobili nei prati o i mucchietti di mele lasciati ai bordi delle strade per attirare i cervi, continuano a essere ben evidenti. «Siamo costretti - aggiunge il direttore - ad andare in giro a buttare via le mele che vengono abbandonate come esche».
Di fronte a questa situazione, i cacciatori preferiscono «fare una dettagliata analisi per evitare eventuali ulteriori danni alla specie». Da qui la sospensione cautelativa ed immediata del prelievo di caprioli femmina e dei piccoli con esclusione dei cosiddetti “prelievi sanitari” ovvero degli abbattimenti giustificati da problematiche sanitarie che, però, dovranno essere documentati con tanto di certificato veterinario.
Per quanto riguarda, invece, i possibili danni subìti dalle specie camosci e cervi, di più difficile valutazione immediata, la Riserva confida nell’esame degli atti processuali. Stiamo parlando dell’eventuale procedimento nei confronti dei 12 indagati, tre di Venzone, due di Pontebba, uno di Gemona, uno di Cavazzo, una di Moggio e quattro residenti nel vicino Veneto, ai quali sono stati contestati diversi reati: introduzione illegale di armi, detenzione, porto abusivo e ricettazione di armi, furto ai danni del patrimonio indisponibile dello Stato, uccisione di animali, detenzione illegale di fauna protetta, caccia all’interno di aree naturali protette, abbattimento di specie particolarmente protette, caccia con mezzi non consentiti e illeciti amministrativi.
Le indagini sono scattate lo scorso marzo, quando un giovane di Venzone venne sorpreso, con la sua fidanzata, in flagranza di reato. Il giovane farebbe parte di una organizzazione dedita al bracconaggio e allo smercio della selvaggina a fini di lucro e al traffico di armi illegali, che operava tra Venzone e Pontebba.
Secondo i primi accertamenti, in un fine settimana, la banda era in grado di abbattere anche una dozzina, tra caprioli, cervi e camosci.
La carne veniva trasportata in Veneto per essere poi venduta al dettaglio. Se le accuse saranno confermate, un “ciclone” di richieste danni potrebbe abbattersi sugli indiziati di bracconaggio. Entro fine mese anche la Riserva di Pontebba valuterà la situazione, non è escluso che decida di costituirsi parte civile.

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Gli orsi si esibiscono nel territorio friulamo

Novembre 2016
Incontro ravvicinato vicino all’autogrill di Bagni di Lusnizza
Malborghetto: un esemplare fotografato da pochi metri Il plantigrado si è fatto vedere in serata anche nel capoluogo
di Piero Cargnelutti


MALBORGHETTO. A quattro passi dall’orso che si fa fotografare prima di scomparire nel bosco per ricomparire in seguito nelle vie dei paesi a Malborghetto e a Tarvisio. Il protagonista di questo avvistamento così ravvicinato del plantigrado è Angelo Sarbasini, comandante della polizia comunale di Osoppo e già direttore della riserva di caccia a Treppo Grande, che martedì scorso ha avuto l’opportunità non solo di vedere con i suoi occhi da vicino un orso, ma è anche riuscito a fargli una serie di scatti che puntualmente ha pubblicato sul suo profilo su un social network. Il fatto è avvenuto intorno alle 16:15 di martedì a poca distanza dall’autogrill ubicato a Bagni di Lusnizza: «Con un amico - racconta Sarbasini - sono andato a bere un caffè all’autogrill: in seguito eravamo intenzionati a visitare il museo della foresta e così siamo transitati sulla strada di servizio che costeggia l’autostrada quando, improvvisamente, a dieci metri di distanza dalla nostra auto lui è comparso». A questo punto possiamo soltanto immaginare lo stupore di Sarbasini, che pur essendo un frequentatore dei boschi per la sua attività di cacciatore, non aveva mai avuto l’occasione di avvistare un plantigrado e tanto meno a pochi metri di distanza: «In pratica - ha raccontato - con la nostra auto gli abbiamo tagliato la strada ma lui non ha dimostrato né timore e né aggressività nei nostri confronti e noi stessi non abbiamo avuto paura in quei pochi minuti che siamo rimasti a guardarlo. Siamo scesi dall’auto e io ho cominciato a fotografarlo. Lui ci ha guardato per un po’: poi ho provato a chiamarlo come si fa con i gatti e lui si è girato e ha ripreso la sua strada scomparendo velocemente nella foresta». A detta di Sarbasini, il plantigrado forse si stava dirigendo verso i cassonetti delle immondizie disposti fuori dall’autogrill in cerca di cibo e l’arrivo dell’auto gli ha fatto cambiare direzione. Di certo, l’animale non ha dimostrato alcuna paura dell’uomo, e nelle ore successive ulteriori avvistamenti sono stati segnalati sui social network da residenti di Malborghetto (Adriano Buzzi ha postato anche delle foto dopo aver scorto il plantigrado attorno alle 21). «È la prima volta - racconta ancora Angelo Sarbasini - che mi capita una cosa del genere ed

è stato davvero straordinario. Ci siamo guardati per 5-6 minuti, esattamente dalle 16:15 alle 16:21 ed eravamo a dieci metri di distanza». Di fatto, dopo aver pubblicato le foto su facebook, Sarbasini è stato bombardato di messaggi da parte di persone incuriosite.

10 novembre 2016

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A Tarvisio ripreso mentre passeggia in via Roma

Orso star del web e spuntano altri avvistamenti - Foto e video
Tarvisio: assiduo frequentatore di Fusine d’estate L’esperto Molinari: in zona monitorati 4 esemplari
di Giancarlo Martina

TARVISIO. L’orso immortalato alle 3 di mercoledì da una videocamera di sorveglianza in centro a Tarvisio ha avuto una notorietà facilmente immaginabile.
Nel corso della giornata numerosissime le telefonate al Corpo forestale dello Stato, all’esperto locale Paolo Molinari che coordina anche un progetto europeo “Life DinAlpBear” sulla gestione e conservazione dell’orso, e pure al Comune.
Stranamente, soprattutto per chiedere ulteriori informazioni sull’accaduto e per richiedere copia delle immagini e solo in parte, come invece si immaginava, per essere rassicurati sulla pericolosità dell’evento. Sono arrivate anche telefonate dall’Austria con la richiesta di ricevere copia del video.
Ma l’evento é davvero così eccezionale? Paolo Molinari dice di no.

L'orso a passeggio per Tarvisio
L'orso si è fatto una passeggiata nella Valcanale e, dopo Malborghetto, è andato a Tarvisio: ecco le immagini di una telecamera di sorveglianza che lo ritraggono nella centralissima via Roma, alle 3 del mattino di mercoledì 9 novembre

«Certamente - ammette - si tratta di eventi isolati, ma molto più comuni di quanto si creda. Di eccezionale in questo caso c’é soprattutto il tempismo con il quale é finito sul web. Molto più spesso di quanto si creda gli orsi si avvicinano ai centri abitati. I documenti video-fotografici derivanti dal monitoraggio e la raccolta, generalmente più discreta, di testimonianze relative ad avvistamenti sono molteplici. L’orso ha fatto praticamente visita a tutti i paesi della Valcanale. Ricordo una passeggiata del plantigrado in centro a Valbruna, nell’area del Museo di Cave del Predil, in località Cucco a Malborghetto o nell’estate tra i camper dei turisti e davanti al bar “Sette Nani” al lago di Fusine».

Per Molinari, però, quasi sempre si tratta, tuttavia, di presenze occasionali e fortuite.
E così, alla ricerca di un passaggio da una all’altra parte della valle, può capitare che i plantigradi arrivino in paese.
«Lo fanno praticamente sempre al buio, durante la notte, quando generalmente non c’é anima viva in giro. Fa eccezione il giovane orso di quest’estate a Fusine che aveva preso l'abitudine di cercare cibo nei cassonetti dei rifiuti. Cosa che non deve meravigliare però perché in piena stagione turistica i contenitori erano ben riforniti e il loro “profumo” raggiungeva anche il bosco, dove abitualmente l’orso si trova».


L’orso che ha cominciato a rifrequentare la Foresta di Tarvisio fin dagli anni Settanta non è solo l’emblema della Foresta tarvisiana, è una realtà.
«In zona sono stati monitorati 4 individui diversi e si stima una presenza di circa 5 - 6 individui, alcuni stanziali, la maggior parte di passaggio. Possono andare piuttosto lontano, in una estate provenire dalla zona prealpina slovena, attraversare tutte le Alpi Giulie e Carniche per arrivare sino alle Dolomiti e poi rientrare. In queste lunghe passeggiate non deve meravigliare che in un ambiente così antropizzato come le Alpi poi l’orso incontri l’uomo».

12 novembre 2016

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Non è pericoloso, ma la prudenza è d’obbligo

Due orsi avvistati nei dintorni di Carnia tra lunedì e ieri
VENZONE. Gli orsi tornano a farsi vedere nei paesi, sempre più vicini. Pare proprio che negli ultimi giorni i plantigradi si stiano aggirando nella zona nord di Venzone dove in meno di 24 ore ci sono...


VENZONE. Gli orsi tornano a farsi vedere nei paesi, sempre più vicini. Pare proprio che negli ultimi giorni i plantigradi si stiano aggirando nella zona nord di Venzone dove in meno di 24 ore ci sono stati ben due avvistamenti tra lunedì e ieri. Il primo è quello testimoniato da Luciano Simonitto, residente a Carnia, che lunedì verso le 15.30 ha visto ben due orsi direttamente da casa sua: «Erano a circa 150 metri da me - racconto l’uomo -, ed erano due. Si stavano muovendo nel bosco. Per quanto mi possa ricordare, non ho mai visto questi animali così vicini alle case». La casa di Savonitto (conosciuto in paese perché in passato amministratore a Venzone) si trova nelle vicinanze della chiesa di Carnia, dunque nel centro del paese. Sempre a Carnia ma sulla statale pontebbana, due orsi sono stati avvistati anche ieri verso le 11.30. Il fatto è stato segnalato da alcune persone presenti all’osteria localizzata a poca distanza dal tunnel sulla statale: da quell'altezza, in tarda mattinata era infatti possibile vedere gli orsi direttamente sul versante delle vicine montagne. La presenza degli orsi si è fatta notare sul territorio montano nell’ultimo periodo: un incontro ravvicinato simile a quello di Savonitto a Carnia di Venzone è avvenuto a Bagni di Lusnizza negli scorsi

giorni. Anche in quel caso, il plantigrado è comparso a poca distanza dall'uomo tanto che è stato possibile fotografarlo, mentre successivamente è ricomparso nell'abitato di Malborghetto. A Venzone, l'orso aveva manifestato la sua presenza anche alcune settimane fa nella zona di Pioverno.

16 novembre 2016
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A Udine si uccide senza pietà

Novembre 2016

Danni, risarcimenti. Sembra che solo questo sia importante nella nostra società. Ma il rispetto della vita altrui non conta nulla? Se questi animali si avvicinano alla città un motivo ci sarà. Non è che la questione sia al contrario? Non è che siamo noi umani che sconvolgiamo la natura, interferiamo nell'ambiente? Poi, quando si presentano i problemi, pericoli per la sicurezza stradale, danni alle colture, eccetera, ecco che chi di competenza, invece di adoperarsi per escogitare soluzioni che richiedano intelligenza, risolve il tutto nel modo più facile ma criminale: UCCIDE.

I cinghiali arrivano a Udine, alcuni sono stati uccisi
L’ultimo era un esemplare di 150 chili preso dai cacciatori nei pressi di via Tolmino. Il direttore della Riserva Buiatti: ne abbiamo censiti una quindicina a inizio stagione
di Alessandra Ceschia


UDINE. L’ultimo è stato abbattuto nei pressi via Tolmino, una laterale di via Cividale. Pesava 150 chili e ci sono voluti sei cacciatori per caricarlo su un furgone e portarlo via.
«È il quinto cinghiale abbattuto dai nostri cacciatori in città dall’apertura della stagione», fa il punto il direttore della riserva di caccia Silvano Buiatti.
«La verità è che questi animali hanno trovato un ambiente favorevole nel Torre e che la loro presenza lungo il corso del torrente è aumentata a dismisura.
All’inizio dell’anno ne avevamo censiti una quindicina, nel frattempo, con il periodo della riproduzione i numeri sono saliti, se aggiungiamo una novantina di caprioli mappati all’inizio della stagione comprendiamo quanto a rischio siano le strade per gli automobilisti e quanto sia facile avere un incidente a causa di animali che, vista la stazza, possono provocare danni a cose e persone, senza parlare delle razzie alle colture agricole e orticole.
Da tempo la presenza di cinghiali in città come Gorizia e Trieste è una realtà, ma un’invasione di questa portata a Udine non si era ancora vista.
Proprio in considerazione della situazione attuale la Regione ha previsto l’eradicazione completa nelle zone di pianura, ma il consiglio agli automobilisti è quello di fare molta attenzione nell’area del Torre, soprattutto sulle strade a scorrimento veloce.
Oltre alla presenza dei cinghiali va segnalata quella dei caprioli che, dall’inizio dell’anno, hanno provocato una quindicina di incidenti nel territorio della riserva».
La caccia di selezione andrà avanti fino al 15 gennaio, ma la presenza degli ungulati, per Danilo Vendrame presidente del Circolo friulano cacciatori, «non potrà essere eradicata così. Servono decisioni coraggiose – tuona – la legge 157 prevede che, a fronte di precisi piani di abbattimento divisi per sesso e per età, le Regioni possono derogare su tempi e orari per autorizzare la caccia di selezione 365 giorni all’anno senza limitazioni orarie».
Dal primo giugno, le competenze sulla gestione della fauna selvatica e dei risarcimenti agli automobilisti e agli agricoltori è passata dalla Provincia alla Regione.
«Ogni anno vengono denunciati in media 250 incidenti automobilistici provocati dalla fauna selvatica nelle provincia di Udine – fa il punto l’assessore provinciale a Caccia e pesca Marco Quai – gli indennizzi vanno dai 550 ai 600 mila euro.
Ogni anno abbiamo cercato di aiutare le persone che avevano denunciato un sinistro risarcendo fino al 75 per cento del danno, spesso integrando gli stanziamenti della Regione che, peraltro, erano già alimentati dalla tassa di concessione governativa versata dai nostri cacciatori.
Con il fondo miglioramenti abbiamo finanziato anche la conservazione di roccoli e bressane. Abbiamo risarcito i danni all’agricoltura provocati dalla fauna selvatica del 2015 e dei primi sei mesi del 2016.
Per quanto riguarda quelli relativi agli incidenti stradali, però – ragguaglia Quai – le competenze sono in mano alla Regione e, stando alle ultime segnalazioni che ho ricevuto, gli automobilisti aspettano ancora i risarcimenti per il 2015».

10 novembre 2016

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Un centinaio di volatili precipita e muore sulla strada

Novembre 2016
Improvvisa moria di stornelli a San Giovanni al Natisone
Inspiegabile picchiata di un centinaio di volatili  sull’asfalto in via Bolzano
di Giorgio Mainardis

SAN GIOVANNI AL NATISONE. No, non era una scena del famoso film di Hitchcock “Gli uccelli”, ma la quantità di volatili, un centinaio, che prima svolazzavano sulle case e sugli alberi, e che senza alcun motivo apparente sono improvvisamente precipitati sulla strada, rimanendo esanimi sull’asfalto, ha riportato l'immaginario collettivo a quella pellicola destando nel contempo stupore, curiosità e, soprattutto, interrogativi tra coloro che, increduli, hanno assistito alla singoare scena.
Nella quale, peraltro, i pennuti non hanno attaccato – come nel film giallo – uomini o altri esseri viventi, picchiando invece direttamente sull’asfalto.
Per tutto il pomeriggio un gran numero di stornelli svolazzava sulla zona tra il cimitero e le abitazioni dell’area residenziale, a San Giovanni, ma nulla faceva presagire che da lì a poco entrambi i lati di via Bolzano, per un tratto di una ventina di metri, si ritrovassero cosparsi dei corpi inerti dei pennuti, come se fossero stati abbattuti all’istante dalle doppiette di un gruppo di cacciatori.
«Ho sentito un forte frastuono – ha raccontato un passante – e non sono riuscito a capire se fosse stato provocato dal fragore degli uccelli che si erano alzati in volo dall’albero dietro una casa o da qualcosa’altro, ma in pochi secondi ho visto quello stormo di pennuti svolazzare in modo disordinato emettendo una gran quantità di deiezioni per poi picchiare a gran velocità verso l’asfalto, come se avessero l’intenzione di togliersi la vita».
«Li ho guardati poi da vicino – ha aggiunto il testimone del curioso episodio – e soltanto qualche esemplare, intontito e incapace di riprendere il volo, si è fatto catturare e mettere in gabbia».
«La cosa strana – rileva ancora il passante – è che nessuno è finito nei cortili delle case, e neppure sul marciapiede, tutti si sono abbattuti sul ciglio della strada, una cosa che ha dell’incredibile, mai vista».
Incomprensibile questa specie di “suicidio di massa” anche per il personale del Centro faunistico, intervenuto per il recupero dei corpi dei pennuti su richiesta della Polizia municipale di San Giovanni al Natisone, che ha analizzato brevemente i pennuti prima di raccoglierli in sacchi per poi esaminarli nel dettaglio per capire i motivi di quel comportamento estremo.
Lo stornello è un tipo di uccello molto “gregario” e si riunisce in stormi che possono contare diverse centinaia di capi.
Dopo aver trascorso l’intera giornata nei campi o nei parchi alla ricerca di cibo, la sera i gruppi di stornelli si dirigono verso i “dormitori”.
Talvolta gli stormi di questi uccelli vengono attaccati dal falco pellegrino, dal quale si difendono con straordinarie evoluzioni di gruppo che disorientano il predatore.
E non è escluso che ci sia stata nell’aria anche questa specie di uccello predatore, considerata la vicinanza del fiume Natisone, dove in questo periodo migratorio si contano diverse specie di uccelli.

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Il Centro di recupero fauna selvatica di Campoformido si può visitare

Novembre 2016

CAMPOFORMIDO (Udine)
Una dozzina di volatili in libertà dopo le cure
Iniziativa al lago di Cornino. Nel ricovero di Maurizio Zuliani resta un gufo convalescente

CAMPOFORMIDO. Diversi volatili ospiti del Centro di recupero fauna selvatica di Campoformido sono stati liberati durante la manifestazione “Halloween in riserva” al lago di Cornino.
Due poiane, altrettanti merli, tre codirossi e tre cinciarelle, un paio di gheppi sono tornati quindi in libertà dopo le cure che hanno ricevuto nella struttura gestita da Maurizio Zuliani.
Moltissimi bambini – divisi in due turni date le numerose prenotazioni – hanno partecipato ai laboratori ludici con finalità scientifica.
Fra un appuntamento e l’altro hanno preso il volo gli esemplari guariti dai traumi a causa dei quali erano stati consegnati, dagli agenti a ciò deputati ex Provincia, ora Corpo forestale regionale, ma anche da privati.
Tutti hanno volato subito, segno che il recupero era stato efficace. È rimasto a Campoformido un gufo reale, “ricoverato” per un’ala spezzata, sulle cui condizioni di autonomia Zuliani non era ancora sicuro. Sarà liberato alla prossima occasione.
Ognuno degli oltre mille e 300 selvatici ospitati al Centro recupero ha una storia. Quella dei tre codirossi che hanno appena riguadagnato l’aria è particolarmente singolare: facevano parte di una covata rinvenuta in primavera in un vecchio edificio in ristrutturazione nella zona di Fagagna.
Trovato il nido, i costruttori non hanno avuto cuore di distruggerne il contenuto: i piccoli sono stati trasferiti quindi a Campoformido, dove una volta svezzati sono stati rimessi nel loro habitat.
I primi due già a Ragogna a ottobre, salutati dagli alunni delle scuole locali.
Gli interessanti animali delle numerose specie ospiti possono essere visitati su prenotazione (Zuliani 348 8269595).
Non si possono adottare, ma è gradita la consegna di frutta e verdura avanzati, pane vecchio. Ringraziano Matteo e Lauro, cinghiali rispettivamente di 14 e di 5 anni, affettuosissimi e onnivori, perennemente affamati.

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Operazione antibracconaggio del Corpo forestale regionale


VENZONE (Udine).
Dodici indagati (D. D.B., T.G. e P.D. di Venzone, B.A. e F.C. di Pontebba, F.M. di Gemona, M.S. di Cavazzo Carnico, B.A. di Moggio Udinese e altri 4 residenti in Veneto) per i reati di introduzione illegale di armi nel territorio dello Stato, detenzione e porto abusivo di armi, ricettazione di armi, furto ai danni del patrimonio indisponibile dello Stato (tale è infatti considerata la fauna selvatica), uccisione di animali, detenzione illegale di fauna protetta, caccia all’interno di aree naturali protette, abbattimento di specie particolarmente protette, caccia con mezzi non consentiti più numerosi illeciti amministrativi.
A questo ha portato l’operazione anti bracconaggio che ha visto impegnati personale del Corpo forestale regionale, coordinato dal proprio nucleo operativo e supportato dal Comando stazione carabinieri di Venzone e del Corpo forestale dello Stato.
Le indagini conseguenti ai fatti dello scorso marzo, quando era stato colto in flagranza un giovane bracconiere di Venzone con la sua fidanzata, hanno infatti permesso di individuare una vera e propria organizzazione dedita al bracconaggio, allo smercio della selvaggina con fini di lucro e al traffico di armi illegali che operava nelle zone di Venzone e Pontebba ed era in grado di abbattere anche una dozzina di ungulati (caprioli, cervi o camosci) in un solo fine settimana.
La carne veniva poi convogliata in Veneto e smerciata al dettaglio. L’indagine ha impegnato il personale forestale in innumerevoli sopralluoghi, pedinamenti e osservazioni fino a sfociare nelle 16 perquisizioni conclusive effettuate nei Comuni di Venzone, Pontebba, Gemona, Moggio e Cavazzo Carnico oltre a varie località del vicino Veneto.
Per tale ultima attività sono stati impiegati 60 agenti del Corpo Forestale Regionale, 12 del Corpo Forestale dello Stato e 4 Carabinieri. Sono state poste sotto sequestro armi modificate o detenute illegalmente, 7 silenziatori di fattura artigianale, 4 visori notturni, un rotolo di miccia, 200 kg di carne di selvaggina, numerose munizioni, fari, radio ricetrasmittenti e altra attrezzatura.
E’ prevedibile inoltre che quanto prima verrà ritirata la licenza di caccia a tre soggetti coinvolti che attualmente la detengono.
Determinante anche in quest’ultima operazione antibracconaggio è stata la collaborazione di persone sensibili alla tutela della fauna e alla salvaguardia dell'ambiente.
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L’Ente parco naturale delle Prealpi Giulie si costituirà parte civile qualora ...