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Getta il cane nel fiume. Identificato grazie ai testimoni e al microchip del cane.

Si sbarazza del cane gettandolo in acqua
Cervignano: i carabinieri cercano l’uomo che, notato da una bambina, a Natale ha buttato un meticcio nel fiume Terzo
di Elisa Michellut

CERVIGNANO. Si è sbarazzato di lui gettandolo in un corso d’acqua. Un gesto incivile e crudele. Un uomo del posto, di cui non si conosce l’identità, attorno alle 21.30 di domenica, la sera di Natale, ha buttato il proprio cane, un meticcio di piccola taglia, nel fiume Terzo. È successo a Cervignano in via Monfalcone. La scena è stata vista da una bambina di dodici anni, che ha avvertito i genitori.
Sul posto sono accorsi i carabinieri di Aquileia, assieme ai colleghi del Nucleo radiomobile di Palmanova. L’animale è stato salvato dai vigili del fuoco di Cervignano. Il proprietario, che i carabinieri stanno cercando di identificare, è scappato. Il cane intanto è stato affidato ai servizi veterinari.
Questo ennesimo episodio di crudeltà nei confronti degli animali ha scatenato le reazioni sul web. Anche le associazioni animaliste sono insorte, facendo anche presente cosa prevede la legge in questi casi.
«Un gesto di estrema crudeltà – commenta Marisa Rizzi, volontaria dell’associazione “Mai più soli” facendo riferimento anche alle conseguenze giudiziarie di simili atti – . Chi, per crudeltà, causa lesioni o morte a un animale è punito con una multa e con la reclusione da 3 a 18 mesi».
Secondo Gabriella Giaquinta, presidente di Amici della Terra Udine, quanto accaduto non può essere giustificato. «La legge regionale offre a chi non è più in grado di provvedere alla custodia del proprio animale la possibilità di rinunciare alla proprietà. La rinuncia è gratuita se l’Isee è inferiore ai 13 o ai 15 mila euro. L’animale viene ritirato gratuitamente e portato in canile. Se l’Isee è superiore, è necessario pagare l’equivalente del mantenimento al costo che il Comune dovrà affrontare per i primi due mesi».
Anche la sezione cervignanese dell’Enpa insorge. «Evidentemente – dichiara Mario Matassi – , nonostante gli sforzi, dobbiamo lavorare ancora sulla sensibilizzazione».
Barbara Novelli, vice delegata Oipa Udine, si augura che il responsabile venga punito. «Nonostante le informazioni che diamo in merito alle possibilità che ci sono per chi non riesce a gestire un animale ci troviamo a commentare queste notizie».

27 dicembre 2016

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Cane gettato nel fiume, denunciato un anziano
Cervignano, i carabinieri sono risaliti all’identità dell’ottantenne grazie al microchip della bestiola gettata a Natale nel Terzo
di Elisa Michellut



CERVIGNANO. É stato identificato e denunciato per maltrattamento di animale grazie al microchip, un congegno elettronico in cui sono memorizzati i dati del cane e del proprietario. È un ottantenne residente a Cervignano, di cui le forze dell’ordine hanno fornito soltanto le iniziali, S.S., la persona che, la sera di Natale, attorno alle 21.30, in via Monfalcone, ha gettato il proprio cane, un meticcio di piccola taglia, 14 anni di età, con problemi di artrosi, nelle gelide acque del fiume Terzo.

Cervignano, butta il cane nel fiume e scappa. La bestiola salvata da un passante
Attorno alle 21.30 della notte di Natale ha buttato il proprio cane nel fiume Terzo. I carabinieri di Aquileia stanno cercando di risalire all’identità del proprietario

Fortunatamente la scena è stata vista da un passante e da una bambina di 12 anni, che ha immediatamente allertato i suoi genitori e i carabinieri di Aquileia, accorsi sul posto. Martedì pomeriggio, l’anziano cervignanese è stato ascoltato in caserma. Ha cercato di negare l’accaduto.
Ai militari dell’Arma ha riferito di aver perso il cane, a suo dire fuggito dall'abitazione in quanto spaventato dal rumore dello scoppio di alcuni petardi. Ha assicurato di non essere lui la persona che ha buttato in acqua la povera bestiola, salvata appena in tempo dai vigili del fuoco del distaccamento di Cervignano.
La versione non è stata ritenuta verosimile dai carabinieri. A incastrare l’ottantenne ci sono i testimoni. Un cittadino che ha assistito alla scena ha descritto con dovizia di particolari la fisionomia di chi ha gettato in acqua il cane e corrisponde perfettamente al proprietario. Come detto, il cervignanese è stato denunciato per maltrattamento di animale, un reato penale punito con una multa e con la reclusione da 3 a 18 mesi.
Domenica sera, la bestiola, stremata e impaurita, con problemi di artrosi, era stata affidata ai servizi veterinari. Attualmente si trova in una struttura convenzionata.
L’autorità giudiziaria potrebbe, nelle prossime ore, decidere di procedere con il sequestro dell’animale per togliere la proprietà all’anziano. A quel punto il quattrozampe potrà essere adottato da una nuova famiglia, capace di amarlo e rispettarlo. Tante le associazioni animaliste scese in campo fin da subito per stigmatizzare l’accaduto.
Mai più soli, Amici della Terra, la sezione cervignanese Enpa e l’Oipa di Udine ricordano che chi, per crudeltà, causa lesioni o morte a un animale è punito con una multa e con la reclusione da 3 a 18 mesi.
Il sindaco di Cervignano, Gianluigi Savino, ha rivolto un plauso alle forze dell’ordine per l'ottimo lavoro svolto. Il vicesindaco di Cervignano, Marina Buda, commenta: «Quello che è successo lascia sgomenti. La disapprovazione è totale. Se una persona non è nelle condizioni di prendersi cura dell'animale che ha in casa e che ha deciso liberamente di accogliere, ci sono tanti modi per risolvere il problema. Ci sono le istituzioni pubbliche, cui ci si può rivolgere per essere consigliati, e c’è una rete di associazioni e di volontari pronti a intervenire».

28 dicembre 2016

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Il Corpo forestale regionale va a caccia dei cacciatori .........di frodo.


Porto d' armi sospeso a cinque bracconieri

VENZONE. Porto di fucile sospeso per cinque delle dodici persone che alla fine di ottobre sono rimaste coinvolte, a vario titolo, in un’operazione anti-bracconaggio condotta dalla Forestale regionale.
Il questore di Udine Claudio Cracovia, al termine dell’istruttoria effettuata dal personale della Divisione amministrativa, ha firmato il provvedimento che rimarrà in vigore sino alla definizione del procedimento giudiziario.
La sospensione del titolo è stata notificata dai carabinieri di Venzone e Gemona a un sessantenne di Venzone, a un 36enne che abita nella medesima località, a una coppia di coniugi gemonesi (lui 37 anni, lei, che non era stata indagata nell’ambito dell’inchiesta, ne ha invece 28) e a breve anche un cittadino residente in Veneto sarà raggiunto dalla medesima informazione.
Le forze dell’ordine avrebbero anche provveduto al ritiro delle armi, ma tutti i destinatari del provvedimento di sospensione avevano già provveduto a trasferire il titolo di proprietà dei fucili ad altre persone autorizzate.
Contestualmente, la Prefettura di Udine ha avviato la procedura finalizzata alla sospensione dell’autorizzazione alla detenzione, in modo che le persone in questione non possano per il momento nè andare a caccia, nè tenere armi in casa.
Ma ripercorriamo ora le tappe fondamentali della maxi-operazione della Forestale (ha operato in particolare il Noava, il Nucleo operativo di vigilanza ambientale) che ha messo in luce una sistematica attività di bracconaggio nei boschi tra Pontebba e Venzone.
Lo scorso marzo le guardie forestali avevano colto in flagranza un giovane bracconiere di Venzone e la sua fidanzata. I due erano in auto e stavano percorrendo a bassa velocità un viottolo in località Borgo San Giacomo, in Comune di Venzone. Lei alla guida, lui sul sedile del passeggero. La vettura procedeva a passo d’uomo, mentre il fascio di luce di una torcia frugava tra la vegetazione. Poi, all’improvviso, si era sentito uno sparo tra i cespugli e una femmina di capriolo era rimasta agonizzante su un prato. Sarebbe morta un paio d’ore più tardi.
In quell’occasione il ragazzo, 23 anni, residente in paese, era stato bloccato e denunciato e poi erano partiti accertamenti più approfonditi che, mesi più tardi, avevano permesso agli investigatori di individuare una vera e propria organizzazione dedita al bracconaggio, allo smercio della selvaggina con fini di lucro e al traffico di armi illegali. Un’organizzazione che era in grado di abbattere anche una dozzina di ungulati (caprioli, cervi o camosci) in un solo fine settimana. La carne veniva poi convogliata in Veneto e smerciata al dettaglio.
Il personale forestale, che in ottobre ha effettuato 16 perquisizioni, era riuscito a sequestrare armi modificate o detenute illegalmente, 7 silenziatori di fattura artigianale, 4 visori notturni, un rotolo di miccia, 200 chili di carne di selvaggina, numerose munizioni, fari atti alla ricerca notturna della selvaggina, radio ricetrasmittenti ed altra attrezzatura utilizzata nelle azioni di bracconaggio.
Nel registro degli indagati, come detto, erano state iscritte 12 persone: tre di Venzone, due di Pontebba, una di Gemona, una di Cavazzo Carnico, una di Moggio Udinese ed altri quattro soggetti residenti in Veneto.
Tra i reati ipotizzati: introduzione illegale di armi in nel territorio dello Stato, detenzione e porto abusivo di armi, ricettazione di armi, furto ai danni del patrimonio

indisponibile dello Stato (tale è considerata la fauna selvatica), uccisione di animali, detenzione illegale di fauna protetta, caccia all’interno di aree naturali protette, abbattimento di specie particolarmente protette, caccia con mezzi non consentiti
.30 novembre 2016

Bracconiere investe un agente, arrestato

UDINE. Si sono accorti di loro dal faro adoperato per stanare e sparare agli animali che popolano i boschi della Carnia. Le torce a led, così come qualsiasi altra sorgente luminosa, sono tassativamente vietate a chi pratica attività venatoria. Ma Enzo Tomat, 47 anni, di Lauco, e il 72enne che era con lui, suo parente, erano lì per cacciare di frodo. Questo, almeno, è quanto ipotizzato dagli uomini del Corpo forestale regionale che, nella notte tra sabato e domenica scorsi, li hanno sorpresi e fermati nella zona di Lauco, dopo un rocambolesco inseguimento e il ferimento di uno dei due operatori.
Il più giovane, che si trovava al volante dell’auto, un’utilitaria, è stato arrestato e sottoposto alla misura cautelare dei domiciliari. L’altro è stato invece denunciato a piede libero. Per entrambi, l’accusa formulata dal pm di turno, Annunziata Puglia, è di concorso in resistenza a pubblico ufficiale, aggravata dalle lesioni personali procurate a uno degli agenti, urtato dal veicolo in fuga e, per questo, ferito, anche se in maniera lieve (i medici lo hanno dimesso dall’ospedale con una prognosi di cinque giorni). La Procura si è comunque riservata di rivalutare la posizione del denunciato, alla luce dei futuri sviluppi dell’indagine.
Ieri, nel processo per direttissima celebrato davanti al giudice monocratico del tribunale di Udine, Carla Missera, le parti hanno ricostruito le fasi del concitato episodio, avvenuto durante un servizio di antibracconaggio predisposto dalla Forestale regionale, sulla scorta delle risultanze di una precedente indagine. Su richiesta del difensore di Tomat, avvocato Giuseppe Tiso, il giudice ha concesso il termine a difesa, rinviando l’udienza a fine gennaio. Quanto alla misura scattata nei suoi confronti, il giudice ha convalidato il provvedimento e disposto la liberazione dell’indagato, nei confronti del quale la Procura non aveva avanzato alcuna ulteriore richiesta cautelare. L’avvocato Tiso si è riservato di illustrare la propria linea difensiva in sede dibattimentale.
Intanto, sulla carta resta la ricostruzione che dei fatti è stata data dalla polizia giudiziaria. Appostati nella zona per un’attività di controllo mirato, attorno alle 23 gli agenti - in campo sette uomini in tutto, tra Nucleo operativo del Corpo forestale regionale di vigilanza ambientale e stazioni di Villa Santina e Tolmezzo - hanno notato alcuni movimenti strani. O meglio, si sono ritrovati di fronte a ciò che si aspettavano di trovare: una battuta di caccia di frodo. Alla vista delle divise, però, il gruppo di bracconieri si è rapidamente disperso. Pur nella concitazione del momento e nonostante il buio, gli agenti avrebbero visto un’auto scappare prima ancora di riuscire ad avvicinarla e l’altra, quella con a bordo Tomat e il 72enne, mettere in moto e tirare dritto, forzando il posto di controllo e urtando così uno di loro.
È a quel punto, per evitare che il veicolo in fuga travolgesse anche il collega, che l’agente ferito ha impugnato la pistola d’ordinanza ed esploso alcuni colpi a scopo intimidatorio. Uno ha centrato uno pneumatico, rallentandone la corsa, che si è conclusa di lì a poco, dietro l’abitazione dove i due avevano nel frattempo tentato di nascondersi.
Dalla perquisizione che ne è seguita, però, i fucili che Tomat e il parente avrebbero adoperato per cacciare cervi e caprioli non sono spuntati. Nell’auto (sequestrata) c’erano invece le cartucce, pronte per l’uso. L’ipotesi, allora, è che i due si siano liberati delle armi durante la fuga, oppure che a portaseli via sia stata una terza persona, dileguatasi senza essere vista. Gli ulteriori accertamenti condotti sui due presunti bracconieri, ossia il mancato possesso della licenza di caccia e del porto d’armi, hanno portato la Forestale a ipotizzare a loro carico anche lo svolgimento di attività venatoria abusiva.
Informato dell’episodio, l’assessore regionale alle Risorse agricole e forestali, Cristiano Shaurli, ha espresso la vicinanza sua e della Regione «a tutto il Corpo forestale, che continua con impegno, costanza e purtroppo a volte rischi a compiere il proprio dovere. Gli agenti – ha aggiunto – continueranno

sempre a effettuare controlli e pattugliamenti contro qualsiasi attività di bracconaggio, a tutela del nostro ambiente e della nostra fauna in primis, e naturalmente di chi rispetta le regole».

13 dicembre 2016

Cacciatori sparano dall'auto, denunciati

CERCIVENTO. Sparavano da un’auto in corsa, a poca distanza dalle abitazioni. Per questo motivo due cacciatori, soci della riserva di Cercivento, sono stati denunciati dagli operatori del Corpo Forestale regionale della struttura stabile per la vigilanza faunistica e venatoria di Tolmezzo, che li hanno bloccati nell’ambito dell’ordinaria attività di prevenzione e repressione degli illeciti.
I due, 63 e 58 anni sono stati colti in flagrante dai forestali mentre, in spregio alle più elementari e basilari norme di sicurezza, sparavano con un fucile da un’automobile.
L’episodio è avvenuto in località Fuese, a Cercivento: i due sparavano mentre percorrevano con il veicolo una strada asfaltata, a poca distanza dalle abitazioni.
Il personale intervenuto ha sequestrato l’arma utilizzata e ha deferito i due soggetti all’autorità giudiziaria, contestando i reati espressamente previsti dalla legge, «per aver esercitato attività venatoria da veicolo a motore, caccia con esplosione di colpi da fuoco su pubblica via e trasporto di armi cariche all’interno di un autoveicolo».
È stato inoltre redatto il verbale di accertamento amministrativo per il mancato rispetto delle distanze di sicurezza dalle strade e dalle abitazioni.
In un’altra operazione a San Mauro, piccola frazione di Gorizia ai piedi del Monte Sabotino, i forestali isontini hanno sorpreso all’alba due giovani mentre posizionavano dei micidiali lacci a strangolo, realizzati con filo di acciaio, sui percorsi abitualmente attraversati dalla fauna selvatica: destinati a cadere nelle trappole erano caprioli, lepri, anche cinghiali di medie dimensioni.
Gli strumenti sequestrati ai bracconieri erano perfettamente efficienti. Il personale forestale della vigilanza faunistica venatoria di Gorizia e Monfalcone, li stava monitorando da più di un mese, con una complessa rete di pedinamenti e attività investigativa sull’impervio territorio della frazione collinare goriziana.
L’appostamento mirato di lunedì

scorso ha permesso di sorprendere sul fatto i due bracconieri, denunciati a piede libero all’autorità giudiziaria. Le indagini sono peraltro ancora in corso al fine di accertare ulteriori responsabilità e l’eventuale sussistenza di altri fatti illeciti.

17 dicembre 2016


Degrado socio-sanitario e gatti in stato di abbandono

Gatti in stato di abbandono, intervengono i vigili
Dando seguito a un’ordinanza del sindaco di Socchieve, Coriglio Zanier, nella giornata di ieri si è proceduto al sopralluogo congiunto di verifica delle condizioni igienico-sanitarie di diversi gatti...




Dando seguito a un’ordinanza del sindaco di Socchieve, Coriglio Zanier, nella giornata di ieri si è proceduto al sopralluogo congiunto di verifica delle condizioni igienico-sanitarie di diversi gatti in una casa al centro del paese, vista l’assenza protratta della proprietaria per problemi di salute. La polizia locale, un veterinario dell’Aas3, delle guardie eco-zoofile dell’Oipa di Udine e delle volontarie dell’onlus “Zampa su zampa” di Martignacco hanno trovato numerosi gatti che da parecchi giorni non venivano accuditi e che si trovavano in uno stato di abbandono, vivendo in mezzo agli escrementi.
La cosa peggiore riscontrata, infatti, è stata sicuramente la condizione sanitaria della casa, che già in passato ha portato a diversi interventi di “pulizia” sempre su mandato del Comune. La signora, molto conosciuta in paese, non è nuova a queste situazioni di degrado sanitario e sociale. L’intervento precedente, sempre attivato congiuntamente tra polizia locale e Azienda sanitaria, risale allo scorso febbraio. Da segnalare che la donna, già seguita dal Csm, nell’ultimo periodo ha chiamato più di una ventina di volte il 118 per i suoi problemi di salute e di disagio.

La presenza delle guardie dell’Oipa e la disponibilità delle volontarie di “Zampa su zampa” ha permesso di sottrarre i gatti dalla situazione di abbandono, prendendoli momentaneamente in affido, con l’auspicio che proprio per il benessere degli animali si trovi una sistemazione idonea. (el.co.)

14 dicembre 2016

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Le strade sono un pericolo mortale per gli animali



Due cinghiali e un capriolo investiti Danni alle automobili ma nessun ferito
Due cinghiali sono stati investiti giovedì sera nella strada che collega Cerneglons a Remanzacco. L’automobilista al volante della Golf station che li ha travolti fortunatamente non è rimasto ferito....

Due cinghiali sono stati investiti giovedì

sera nella strada che collega Cerneglons a Remanzacco. L’automobilista al volante della Golf station che li ha travolti fortunatamente non è rimasto ferito. L’incidente si è verificato intorno alle 21 di giovedì e poco prima in via Buttrio un’auto aveva centrato un capriolo (Foto Petrussi)

03 dicembre 2


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Un altro cimitero per animali d'affezione in Friuli

Novembre 2016
Apre “il giardino dei ricordi” per seppellire gli animali
Cervignano: sabato l’inaugurazione del cimitero da 250 posti dietro l’impianto di cremazione. Il servizio costerà 495 euro. A scegliere il nome sono stati i bambini delle scuole in un concorso
di Elisa Michellut

CERVIGNANO. Si chiamerà “Il giardino dei ricordi”, un nome che è stato scelto dall’amministrazione comunale tra 95 proposte arrivate dai bambini dell’istituto comprensivo di Cervignano.
È stata la classe seconda A di via Firenze ad aggiudicarsi il concorso d’idee promosso dal Comune per scegliere il nome del nuovo cimitero intercomunale per animali d’affezione della Bassa, che ha sede a Muscoli, dietro l’impianto di cremazione, e che sarà inaugurato domani, alle 11.
Il servizio sarà esteso a tutti i Comuni che fanno parte della nuova Uti dell’Agro aquileiese. Le aree saranno distinte per turni di disseppellimento di cinque anni. È stato anche individuato uno spazio per la futura realizzazione di un crematorio per animali, il primo in regione. I posti disponibili saranno 250. L’area, circa 1000 metri quadrati, è dotata di alberature e zone verdi.
L’Alsa srl, concessionaria che gestisce l’impianto di cremazione e che ha costruito il nuovo cimitero per gli animali domestici, nei mesi scorsi ha ottenuto parere favorevole da parte dell’Azienda sanitaria e della Regione. L’amministrazione ha già predisposto un apposito regolamento per l’utilizzo.
All’interno del cimitero è stato costruito anche un ossario. Una piccola area, invece, è riservata alla sepoltura degli animali di piccola taglia (canarini, conigli e criceti). Le tombe saranno in marmo, tutte uguali e con la possibilità di collocare una foto della bestiola, la data di nascita e il giorno della scomparsa.
Per usufruire del servizio i cittadini dovranno rivolgersi agli uffici del crematorio, a pochi metri dal cimitero per gli animali. Per quanto riguarda le tariffe, seppellire il proprio pet costerà 495 euro.
«L’inumazione sarà valida per 5 anni - spiega Cristian Boemo -. Il cippo avrà un costo di 130 euro. Per quanto riguarda l’eventuale recupero della carcassa il costo dipenderà dalla distanza che dovranno percorrere gli addetti. I cittadini, ad ogni modo, potranno portare i quattro zampe sul posto e in questo modo risparmieranno i costi del recupero. Per gli animali di piccola taglia la sepoltura sarà gratuita».
Il cimitero degli animali di Cervignano sarà il secondo in regione, dopo quello di Cassacco. «Per scegliere il nome - commenta il sindaco, Gianluigi Savino - abbiamo fatto partire un concorso d’idee che ha coinvolto i bambini. Sono arrivati 95 nomi, in busta chiusa.
Sono rimasto colpito dall’impegno dei ragazzi, aiutati dai loro insegnanti. Sarà un servizio in più

per Cervignano e per tutti i Comuni dell’Uti. L’opera è stata costruita a costo zero per la comunità. Il cimitero sarà gestito dalla ditta che lo ha realizzato, su un terreno messo a disposizione dal Comune, la stessa che gestisce l’impianto di cremazione».

25 novembre 2016

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Un insegnante di scienze di una scuola friulana uccide una tortorella

Novembre 2016
Tortorella uccisa a calci dal prof, alunni in lacrime
La protesta dei genitori in una scuola media della Bassa. I fatti all’esame del dirigente: l’insegnante rischia la denuncia
di Francesca Artico


UDINE. Non credevano ai loro occhi i ragazzini di una scuola media della Bassa friulana: un insegnante, invece di soccorrere una tortorella in difficoltà, l’ha uccisa schiacciandola con i piedi davanti agli studenti, che sono rimasti sconvolti. I genitori, informati tempestivamente dai figli presenteranno la loro protesta al dirigente dell’istituto comprensivo di cui la scuola fa parte.
«Noi insegniamo ai nostri figli l’esatto contrario – dicono – e poi accadono queste cose. Non doveva succedere e il dirigente sarà opportunamente informato dell’accaduto».
Con profonda amarezza raccontano la scena svoltasi durante la ricreazione nel cortile della scuola e raccontata loro dai ragazzi.
A quell’ora ci sono molti bambini che giocano, riuniti in gruppi; alcuni si accorgono che in angolo del giardino c’è a terra una tortorella che sembra ferita e ha bisogno di cure. Immediatamente vanno a chiedere aiuto a un professore, in particolare quello di scienze, ritenendolo la persona più adatta per dare indicazioni su come agire. Questi, a quanto pare piuttosto seccato, arriva nel giardino, guarda il volatile ferito e con il piede schiaccia con violenza prima la testa della tortorella e in seguito lo stomaco, uccidendolo. Poi in malo modo rimanda tutti in classe.
La maggior parte degli studenti piange, qualcuno pare abbia anche vomitato per la crudeltà della scena vista. C’è anche chi racconta con ribrezzo ai genitori che si sono sentite scricchiolare le ossa dell’animale. Tutti però sono sconvolti dal gesto e dopo un momento di totale disagio, immediatamente lanciano un tam tam su WhatsApp per informare le famiglie dell’accaduto. I genitori subito si contattano, si confrontano.
Tutti si chiedono se «è questo l’insegnamento che si ritiene opportuno dare a bambini che fanno parte di una nuova generazione». «È questo – si domandano – il mondo in cui vogliamo farli vivere? Un professore che dovrebbe educare invece si rende protagonista di gesti violenti contro un animale indifeso.
Quanto successo è assurdo. Siamo sconvolti e sconfortati per la totale mancanza di sensibilità sia verso l’animale ferito, sia verso i ragazzi e di questo parleremo anche nelle prossime riunioni a scuola, ma la cosa non finisce così».
Il dirigente dell’Istituto comprensivo, sorpreso, afferma di non sapere nulla di questa tristissima vicenda, si

riserva però di verificarne l’attendibilità, rimarcando anche che se tutto questo è vero il professore rischia oltre che a qualche nota negativa a livello professionale, anche di essere accusato del reato di maltrattamento agli animali. Una storia penosa che lascia l’amaro in bocca a tutti.

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Tortorella uccisa dal prof: si muove anche la Lav 

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Il caso della tortora uccisa finisce sul tavolo del ministro

Vietata sin dal 1992, l’uccellagione è ancora praticata in Friuli.

Novembre 2016

Uccellagione, 25 persone finiscono nei guai
Tolmezzo: il Corpo forestale regionale ha sequestrato oltre 700 volatili vivi, centinaia di trappole, reti e anche armi e visori notturni
di Anna Rosso



TOLMEZZO. Vietata sin dal 1992, l’uccellagione è ancora praticata in Friuli. Emerge dai controlli condotti dal Corpo forestale regionale a inizio novembre e anche dal “bilancio” della passata stagione fredda.
In questa prima metà del mese, infatti, in distinte operazioni, sono stati sequestrati (e in buona parte subito liberati) oltre 230 uccelli vivi detenuti illegalmente. Ne sono stati trovati purtroppo anche 120 congelati. Innumerevoli, inoltre, le trappole sequestrate. Nei guai sono finite 7 persone.
Durante l’autunno e l’inverno scorsi, tra 2015 e 2016, invece, 18 individui sono stati colti in flagranza di reato per violazioni che vanno dal furto ai danni del patrimonio indisponibile dello Stato (tale è considerata la fauna selvatica), all’uccisione e maltrattamento di animali, fino alla detenzione illegale di fauna protetta e di armi.
Ma andiamo con ordine, cominciando dalle attività più recenti. In questi ultimi giorni, sotto il coordinamento del Noava (Nucleo operativo per la vigilanza ambientale), i forestali sono intervenuti nella prima periferia di Udine e nella zona di Talmassons e hanno individuato tre uomini che praticavano l’uccellagione (non consentita dalla legge, in base all’articolo 30 della legge 157/92).
Le verifiche, in alcune occasioni effettuate con il supporto di agenti della vigilanza venatoria volontaria, hanno portato al sequestro di 170 uccelli vivi, 120 uccelli congelati, 50 reti da uccellagione, più di 100 trappole a scatto, gabbie-trappola, alcune tagliole, un’arma munita di silenziatore, un visore notturno ed altro materiale detenuto illecitamente.
Al termine di un altro recente intervento a Pocenia sono stati deferiti all’Autorità giudiziaria due cacciatori che, all’altezza di un appostamento fisso per la caccia alla selvaggina migratoria, utilizzavano un richiamo acustico vietato che è stato sequestrato insieme con due fucili da caccia.
Due ulteriori interventi sono stati portati a termine a Socchieve e a Tolmezzo, hanno sorpreso altre due persone che esercitavano l’uccellagione.
Sono state sequestrate una cinquantina di panie (bacchette di legno cosparsa di vischio o di un’altra sostanza adesiva, appunto per catturare piccoli uccelli), un impianto di cattura costituito da tre reti, nonché trappola a scatto e 68 volatili (40 lucherini, 3 crocieri, 7 ciuffolotti, 5 verdoni, 2 frosoni, 2 peppole, 4 fringuelli e 5 cardellini) privi di anello e di documentazione tale da legittimare la detenzione. Tutti gli uccelli rinvenuti, ritenuti idonei al volo, sono stati immediatamente liberati.
Secondo i dati del Noava, durante la scorsa stagione fredda il personale ha individuato sul territorio regionale 11 siti in cui veniva esercitata l’uccellagione.
In totale, come si diceva, sono state denunciate 18 persone. E sono stati sequestrati: circa 500 uccelli vivi detenuti illegalmente (di cui 200 liberati subito), più di cento reti da uccellagione, circa 600 panie invischiate, 10 trappole a scatto, 20 richiami acustici elettromagnetici, farmaci proibiti e una spiumatrice.
Da quest’attività illecita si possono ricavare ingenti profitti, visto che gli uccelli da richiamo sono molto richiesti per la caccia o per la riproduzione negli allevamenti. In altri casi, invece, le bestiole finiscono a qualche ristoratore.
Sono determinanti per queste operazioni antibracconaggio non solo le capacità degli investigatori e i lunghi servizi di appostamento e sopralluogo: è importantissima, infatti, anche la collaborazione di persone sensibili alla tutela della fauna selvatica e alla salvaguardia dell’ambiente naturale.
Persone che non hanno esitato a segnalare la presenza di reti o il rumore di spari sospetti. A tal proposito, il Corpo forestale regionale invita

chiunque s’imbatta in reti per uccellagione, tagliole o altri artifizi per la cattura di fauna selvatica ad allontanarsi senza correre rischi e contattare con tempestività il Noava (0432 660092, noava.cfr@regione.fvg.it) o la Stazione forestale più vicina.

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Da oggi è vietato sparare alle femmine di capriolo

16 Novembre 2016

Lotta al bracconaggio: pochi caprioli e la riserva ferma la caccia
L’assemblea della riserva di Venzone corre ai ripari e chiede i danni. Da oggi è vietato sparare alle femmine. In un anno cinquemila controlli in regione oltre un centinaio gli illeciti


VENZONE. Stop alla caccia dei caprioli femmina. A larga maggioranza, l’ha deciso l’assemblea della Riserva di caccia di Venzone. Non era mai accaduto prima, ma di fronte all’inspiegabile calo della presenza di animali nella zona, gli iscritti, pur di tutelare il territorio e i cacciatori onesti, rinunciano a sparare ai caprioli femmina.
Il riferimento ai cacciatori onesti non è casuale perché gli iscritti non possono escludere che la mancata presenza di caprioli sia una conseguenza dell’attività di bracconaggio. Solo nelle scorse settimane, infatti, il Corpo forestale regionale ha scoperto una banda che agiva proprio nella zona di Venzone. Non a caso la stessa Riversa ha deciso di costituirsi parte civile nell’eventuale processo contro i 12 denunciati coinvolti nell’operazione antibracconaggio.
La stagione della caccia si apre il 15 maggio e si chiude il 15 ottobre per i caprioli maschi e il 15 gennaio per le femmine. Nel periodo di apertura i cacciatori possono uccidere 32 caprioli maschi e altrettante femmine. Quest’anno, cosa difficilmente riscontrabile in passato, «abbiamo ucciso l’80 per cento dei capi concessi, il fatto che non sia stato raggiunto il numero consentito è un segnale preoccupante» spiega il direttore della Riserva, Valerio Pituelli, non senza ricordare che negli anni scorsi ad agosto le autorizzazioni erano già esaurite.
A conferma che il calo dei caprioli è sotto gli occhi di tutti c’è l’abbattimento di un solo animale nella piana del Tagliamento, dove generalmente venivano uccisi sette, otto esemplari a stagione. E le signore che vanno a passeggiare nella zona del cimitero di Venzone non si imbattono più nei caprioli alla ricerca di cibo.
Insomma nel territorio di competenza della Riserva di Venzone stanno suonando diversi campanelli d’allarme.
«Dai segnali che abbiamo qui mancano bestie» insiste Pituelli impegnato a tutelare l’attività venatoria e il buon nome della Riserva che da sempre vanta una gestione impeccabile. Proprio per questo vuole fare chiarezza sugli indizi tipici del bracconaggio che continua a riscontrare nelle aree più accessibili. Le tracce delle automobili nei prati o i mucchietti di mele lasciati ai bordi delle strade per attirare i cervi, continuano a essere ben evidenti. «Siamo costretti - aggiunge il direttore - ad andare in giro a buttare via le mele che vengono abbandonate come esche».
Di fronte a questa situazione, i cacciatori preferiscono «fare una dettagliata analisi per evitare eventuali ulteriori danni alla specie». Da qui la sospensione cautelativa ed immediata del prelievo di caprioli femmina e dei piccoli con esclusione dei cosiddetti “prelievi sanitari” ovvero degli abbattimenti giustificati da problematiche sanitarie che, però, dovranno essere documentati con tanto di certificato veterinario.
Per quanto riguarda, invece, i possibili danni subìti dalle specie camosci e cervi, di più difficile valutazione immediata, la Riserva confida nell’esame degli atti processuali. Stiamo parlando dell’eventuale procedimento nei confronti dei 12 indagati, tre di Venzone, due di Pontebba, uno di Gemona, uno di Cavazzo, una di Moggio e quattro residenti nel vicino Veneto, ai quali sono stati contestati diversi reati: introduzione illegale di armi, detenzione, porto abusivo e ricettazione di armi, furto ai danni del patrimonio indisponibile dello Stato, uccisione di animali, detenzione illegale di fauna protetta, caccia all’interno di aree naturali protette, abbattimento di specie particolarmente protette, caccia con mezzi non consentiti e illeciti amministrativi.
Le indagini sono scattate lo scorso marzo, quando un giovane di Venzone venne sorpreso, con la sua fidanzata, in flagranza di reato. Il giovane farebbe parte di una organizzazione dedita al bracconaggio e allo smercio della selvaggina a fini di lucro e al traffico di armi illegali, che operava tra Venzone e Pontebba.
Secondo i primi accertamenti, in un fine settimana, la banda era in grado di abbattere anche una dozzina, tra caprioli, cervi e camosci.
La carne veniva trasportata in Veneto per essere poi venduta al dettaglio. Se le accuse saranno confermate, un “ciclone” di richieste danni potrebbe abbattersi sugli indiziati di bracconaggio. Entro fine mese anche la Riserva di Pontebba valuterà la situazione, non è escluso che decida di costituirsi parte civile.

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Gli orsi si esibiscono nel territorio friulamo

Novembre 2016
Incontro ravvicinato vicino all’autogrill di Bagni di Lusnizza
Malborghetto: un esemplare fotografato da pochi metri Il plantigrado si è fatto vedere in serata anche nel capoluogo
di Piero Cargnelutti


MALBORGHETTO. A quattro passi dall’orso che si fa fotografare prima di scomparire nel bosco per ricomparire in seguito nelle vie dei paesi a Malborghetto e a Tarvisio. Il protagonista di questo avvistamento così ravvicinato del plantigrado è Angelo Sarbasini, comandante della polizia comunale di Osoppo e già direttore della riserva di caccia a Treppo Grande, che martedì scorso ha avuto l’opportunità non solo di vedere con i suoi occhi da vicino un orso, ma è anche riuscito a fargli una serie di scatti che puntualmente ha pubblicato sul suo profilo su un social network. Il fatto è avvenuto intorno alle 16:15 di martedì a poca distanza dall’autogrill ubicato a Bagni di Lusnizza: «Con un amico - racconta Sarbasini - sono andato a bere un caffè all’autogrill: in seguito eravamo intenzionati a visitare il museo della foresta e così siamo transitati sulla strada di servizio che costeggia l’autostrada quando, improvvisamente, a dieci metri di distanza dalla nostra auto lui è comparso». A questo punto possiamo soltanto immaginare lo stupore di Sarbasini, che pur essendo un frequentatore dei boschi per la sua attività di cacciatore, non aveva mai avuto l’occasione di avvistare un plantigrado e tanto meno a pochi metri di distanza: «In pratica - ha raccontato - con la nostra auto gli abbiamo tagliato la strada ma lui non ha dimostrato né timore e né aggressività nei nostri confronti e noi stessi non abbiamo avuto paura in quei pochi minuti che siamo rimasti a guardarlo. Siamo scesi dall’auto e io ho cominciato a fotografarlo. Lui ci ha guardato per un po’: poi ho provato a chiamarlo come si fa con i gatti e lui si è girato e ha ripreso la sua strada scomparendo velocemente nella foresta». A detta di Sarbasini, il plantigrado forse si stava dirigendo verso i cassonetti delle immondizie disposti fuori dall’autogrill in cerca di cibo e l’arrivo dell’auto gli ha fatto cambiare direzione. Di certo, l’animale non ha dimostrato alcuna paura dell’uomo, e nelle ore successive ulteriori avvistamenti sono stati segnalati sui social network da residenti di Malborghetto (Adriano Buzzi ha postato anche delle foto dopo aver scorto il plantigrado attorno alle 21). «È la prima volta - racconta ancora Angelo Sarbasini - che mi capita una cosa del genere ed

è stato davvero straordinario. Ci siamo guardati per 5-6 minuti, esattamente dalle 16:15 alle 16:21 ed eravamo a dieci metri di distanza». Di fatto, dopo aver pubblicato le foto su facebook, Sarbasini è stato bombardato di messaggi da parte di persone incuriosite.

10 novembre 2016

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A Tarvisio ripreso mentre passeggia in via Roma

Orso star del web e spuntano altri avvistamenti - Foto e video
Tarvisio: assiduo frequentatore di Fusine d’estate L’esperto Molinari: in zona monitorati 4 esemplari
di Giancarlo Martina

TARVISIO. L’orso immortalato alle 3 di mercoledì da una videocamera di sorveglianza in centro a Tarvisio ha avuto una notorietà facilmente immaginabile.
Nel corso della giornata numerosissime le telefonate al Corpo forestale dello Stato, all’esperto locale Paolo Molinari che coordina anche un progetto europeo “Life DinAlpBear” sulla gestione e conservazione dell’orso, e pure al Comune.
Stranamente, soprattutto per chiedere ulteriori informazioni sull’accaduto e per richiedere copia delle immagini e solo in parte, come invece si immaginava, per essere rassicurati sulla pericolosità dell’evento. Sono arrivate anche telefonate dall’Austria con la richiesta di ricevere copia del video.
Ma l’evento é davvero così eccezionale? Paolo Molinari dice di no.

L'orso a passeggio per Tarvisio
L'orso si è fatto una passeggiata nella Valcanale e, dopo Malborghetto, è andato a Tarvisio: ecco le immagini di una telecamera di sorveglianza che lo ritraggono nella centralissima via Roma, alle 3 del mattino di mercoledì 9 novembre

«Certamente - ammette - si tratta di eventi isolati, ma molto più comuni di quanto si creda. Di eccezionale in questo caso c’é soprattutto il tempismo con il quale é finito sul web. Molto più spesso di quanto si creda gli orsi si avvicinano ai centri abitati. I documenti video-fotografici derivanti dal monitoraggio e la raccolta, generalmente più discreta, di testimonianze relative ad avvistamenti sono molteplici. L’orso ha fatto praticamente visita a tutti i paesi della Valcanale. Ricordo una passeggiata del plantigrado in centro a Valbruna, nell’area del Museo di Cave del Predil, in località Cucco a Malborghetto o nell’estate tra i camper dei turisti e davanti al bar “Sette Nani” al lago di Fusine».

Per Molinari, però, quasi sempre si tratta, tuttavia, di presenze occasionali e fortuite.
E così, alla ricerca di un passaggio da una all’altra parte della valle, può capitare che i plantigradi arrivino in paese.
«Lo fanno praticamente sempre al buio, durante la notte, quando generalmente non c’é anima viva in giro. Fa eccezione il giovane orso di quest’estate a Fusine che aveva preso l'abitudine di cercare cibo nei cassonetti dei rifiuti. Cosa che non deve meravigliare però perché in piena stagione turistica i contenitori erano ben riforniti e il loro “profumo” raggiungeva anche il bosco, dove abitualmente l’orso si trova».


L’orso che ha cominciato a rifrequentare la Foresta di Tarvisio fin dagli anni Settanta non è solo l’emblema della Foresta tarvisiana, è una realtà.
«In zona sono stati monitorati 4 individui diversi e si stima una presenza di circa 5 - 6 individui, alcuni stanziali, la maggior parte di passaggio. Possono andare piuttosto lontano, in una estate provenire dalla zona prealpina slovena, attraversare tutte le Alpi Giulie e Carniche per arrivare sino alle Dolomiti e poi rientrare. In queste lunghe passeggiate non deve meravigliare che in un ambiente così antropizzato come le Alpi poi l’orso incontri l’uomo».

12 novembre 2016

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Non è pericoloso, ma la prudenza è d’obbligo

Due orsi avvistati nei dintorni di Carnia tra lunedì e ieri
VENZONE. Gli orsi tornano a farsi vedere nei paesi, sempre più vicini. Pare proprio che negli ultimi giorni i plantigradi si stiano aggirando nella zona nord di Venzone dove in meno di 24 ore ci sono...


VENZONE. Gli orsi tornano a farsi vedere nei paesi, sempre più vicini. Pare proprio che negli ultimi giorni i plantigradi si stiano aggirando nella zona nord di Venzone dove in meno di 24 ore ci sono stati ben due avvistamenti tra lunedì e ieri. Il primo è quello testimoniato da Luciano Simonitto, residente a Carnia, che lunedì verso le 15.30 ha visto ben due orsi direttamente da casa sua: «Erano a circa 150 metri da me - racconto l’uomo -, ed erano due. Si stavano muovendo nel bosco. Per quanto mi possa ricordare, non ho mai visto questi animali così vicini alle case». La casa di Savonitto (conosciuto in paese perché in passato amministratore a Venzone) si trova nelle vicinanze della chiesa di Carnia, dunque nel centro del paese. Sempre a Carnia ma sulla statale pontebbana, due orsi sono stati avvistati anche ieri verso le 11.30. Il fatto è stato segnalato da alcune persone presenti all’osteria localizzata a poca distanza dal tunnel sulla statale: da quell'altezza, in tarda mattinata era infatti possibile vedere gli orsi direttamente sul versante delle vicine montagne. La presenza degli orsi si è fatta notare sul territorio montano nell’ultimo periodo: un incontro ravvicinato simile a quello di Savonitto a Carnia di Venzone è avvenuto a Bagni di Lusnizza negli scorsi

giorni. Anche in quel caso, il plantigrado è comparso a poca distanza dall'uomo tanto che è stato possibile fotografarlo, mentre successivamente è ricomparso nell'abitato di Malborghetto. A Venzone, l'orso aveva manifestato la sua presenza anche alcune settimane fa nella zona di Pioverno.

16 novembre 2016
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A Udine si uccide senza pietà

Novembre 2016

Danni, risarcimenti. Sembra che solo questo sia importante nella nostra società. Ma il rispetto della vita altrui non conta nulla? Se questi animali si avvicinano alla città un motivo ci sarà. Non è che la questione sia al contrario? Non è che siamo noi umani che sconvolgiamo la natura, interferiamo nell'ambiente? Poi, quando si presentano i problemi, pericoli per la sicurezza stradale, danni alle colture, eccetera, ecco che chi di competenza, invece di adoperarsi per escogitare soluzioni che richiedano intelligenza, risolve il tutto nel modo più facile ma criminale: UCCIDE.

I cinghiali arrivano a Udine, alcuni sono stati uccisi
L’ultimo era un esemplare di 150 chili preso dai cacciatori nei pressi di via Tolmino. Il direttore della Riserva Buiatti: ne abbiamo censiti una quindicina a inizio stagione
di Alessandra Ceschia


UDINE. L’ultimo è stato abbattuto nei pressi via Tolmino, una laterale di via Cividale. Pesava 150 chili e ci sono voluti sei cacciatori per caricarlo su un furgone e portarlo via.
«È il quinto cinghiale abbattuto dai nostri cacciatori in città dall’apertura della stagione», fa il punto il direttore della riserva di caccia Silvano Buiatti.
«La verità è che questi animali hanno trovato un ambiente favorevole nel Torre e che la loro presenza lungo il corso del torrente è aumentata a dismisura.
All’inizio dell’anno ne avevamo censiti una quindicina, nel frattempo, con il periodo della riproduzione i numeri sono saliti, se aggiungiamo una novantina di caprioli mappati all’inizio della stagione comprendiamo quanto a rischio siano le strade per gli automobilisti e quanto sia facile avere un incidente a causa di animali che, vista la stazza, possono provocare danni a cose e persone, senza parlare delle razzie alle colture agricole e orticole.
Da tempo la presenza di cinghiali in città come Gorizia e Trieste è una realtà, ma un’invasione di questa portata a Udine non si era ancora vista.
Proprio in considerazione della situazione attuale la Regione ha previsto l’eradicazione completa nelle zone di pianura, ma il consiglio agli automobilisti è quello di fare molta attenzione nell’area del Torre, soprattutto sulle strade a scorrimento veloce.
Oltre alla presenza dei cinghiali va segnalata quella dei caprioli che, dall’inizio dell’anno, hanno provocato una quindicina di incidenti nel territorio della riserva».
La caccia di selezione andrà avanti fino al 15 gennaio, ma la presenza degli ungulati, per Danilo Vendrame presidente del Circolo friulano cacciatori, «non potrà essere eradicata così. Servono decisioni coraggiose – tuona – la legge 157 prevede che, a fronte di precisi piani di abbattimento divisi per sesso e per età, le Regioni possono derogare su tempi e orari per autorizzare la caccia di selezione 365 giorni all’anno senza limitazioni orarie».
Dal primo giugno, le competenze sulla gestione della fauna selvatica e dei risarcimenti agli automobilisti e agli agricoltori è passata dalla Provincia alla Regione.
«Ogni anno vengono denunciati in media 250 incidenti automobilistici provocati dalla fauna selvatica nelle provincia di Udine – fa il punto l’assessore provinciale a Caccia e pesca Marco Quai – gli indennizzi vanno dai 550 ai 600 mila euro.
Ogni anno abbiamo cercato di aiutare le persone che avevano denunciato un sinistro risarcendo fino al 75 per cento del danno, spesso integrando gli stanziamenti della Regione che, peraltro, erano già alimentati dalla tassa di concessione governativa versata dai nostri cacciatori.
Con il fondo miglioramenti abbiamo finanziato anche la conservazione di roccoli e bressane. Abbiamo risarcito i danni all’agricoltura provocati dalla fauna selvatica del 2015 e dei primi sei mesi del 2016.
Per quanto riguarda quelli relativi agli incidenti stradali, però – ragguaglia Quai – le competenze sono in mano alla Regione e, stando alle ultime segnalazioni che ho ricevuto, gli automobilisti aspettano ancora i risarcimenti per il 2015».

10 novembre 2016

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Un centinaio di volatili precipita e muore sulla strada

Novembre 2016
Improvvisa moria di stornelli a San Giovanni al Natisone
Inspiegabile picchiata di un centinaio di volatili  sull’asfalto in via Bolzano
di Giorgio Mainardis

SAN GIOVANNI AL NATISONE. No, non era una scena del famoso film di Hitchcock “Gli uccelli”, ma la quantità di volatili, un centinaio, che prima svolazzavano sulle case e sugli alberi, e che senza alcun motivo apparente sono improvvisamente precipitati sulla strada, rimanendo esanimi sull’asfalto, ha riportato l'immaginario collettivo a quella pellicola destando nel contempo stupore, curiosità e, soprattutto, interrogativi tra coloro che, increduli, hanno assistito alla singoare scena.
Nella quale, peraltro, i pennuti non hanno attaccato – come nel film giallo – uomini o altri esseri viventi, picchiando invece direttamente sull’asfalto.
Per tutto il pomeriggio un gran numero di stornelli svolazzava sulla zona tra il cimitero e le abitazioni dell’area residenziale, a San Giovanni, ma nulla faceva presagire che da lì a poco entrambi i lati di via Bolzano, per un tratto di una ventina di metri, si ritrovassero cosparsi dei corpi inerti dei pennuti, come se fossero stati abbattuti all’istante dalle doppiette di un gruppo di cacciatori.
«Ho sentito un forte frastuono – ha raccontato un passante – e non sono riuscito a capire se fosse stato provocato dal fragore degli uccelli che si erano alzati in volo dall’albero dietro una casa o da qualcosa’altro, ma in pochi secondi ho visto quello stormo di pennuti svolazzare in modo disordinato emettendo una gran quantità di deiezioni per poi picchiare a gran velocità verso l’asfalto, come se avessero l’intenzione di togliersi la vita».
«Li ho guardati poi da vicino – ha aggiunto il testimone del curioso episodio – e soltanto qualche esemplare, intontito e incapace di riprendere il volo, si è fatto catturare e mettere in gabbia».
«La cosa strana – rileva ancora il passante – è che nessuno è finito nei cortili delle case, e neppure sul marciapiede, tutti si sono abbattuti sul ciglio della strada, una cosa che ha dell’incredibile, mai vista».
Incomprensibile questa specie di “suicidio di massa” anche per il personale del Centro faunistico, intervenuto per il recupero dei corpi dei pennuti su richiesta della Polizia municipale di San Giovanni al Natisone, che ha analizzato brevemente i pennuti prima di raccoglierli in sacchi per poi esaminarli nel dettaglio per capire i motivi di quel comportamento estremo.
Lo stornello è un tipo di uccello molto “gregario” e si riunisce in stormi che possono contare diverse centinaia di capi.
Dopo aver trascorso l’intera giornata nei campi o nei parchi alla ricerca di cibo, la sera i gruppi di stornelli si dirigono verso i “dormitori”.
Talvolta gli stormi di questi uccelli vengono attaccati dal falco pellegrino, dal quale si difendono con straordinarie evoluzioni di gruppo che disorientano il predatore.
E non è escluso che ci sia stata nell’aria anche questa specie di uccello predatore, considerata la vicinanza del fiume Natisone, dove in questo periodo migratorio si contano diverse specie di uccelli.

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Il Centro di recupero fauna selvatica di Campoformido si può visitare

Novembre 2016

CAMPOFORMIDO (Udine)
Una dozzina di volatili in libertà dopo le cure
Iniziativa al lago di Cornino. Nel ricovero di Maurizio Zuliani resta un gufo convalescente

CAMPOFORMIDO. Diversi volatili ospiti del Centro di recupero fauna selvatica di Campoformido sono stati liberati durante la manifestazione “Halloween in riserva” al lago di Cornino.
Due poiane, altrettanti merli, tre codirossi e tre cinciarelle, un paio di gheppi sono tornati quindi in libertà dopo le cure che hanno ricevuto nella struttura gestita da Maurizio Zuliani.
Moltissimi bambini – divisi in due turni date le numerose prenotazioni – hanno partecipato ai laboratori ludici con finalità scientifica.
Fra un appuntamento e l’altro hanno preso il volo gli esemplari guariti dai traumi a causa dei quali erano stati consegnati, dagli agenti a ciò deputati ex Provincia, ora Corpo forestale regionale, ma anche da privati.
Tutti hanno volato subito, segno che il recupero era stato efficace. È rimasto a Campoformido un gufo reale, “ricoverato” per un’ala spezzata, sulle cui condizioni di autonomia Zuliani non era ancora sicuro. Sarà liberato alla prossima occasione.
Ognuno degli oltre mille e 300 selvatici ospitati al Centro recupero ha una storia. Quella dei tre codirossi che hanno appena riguadagnato l’aria è particolarmente singolare: facevano parte di una covata rinvenuta in primavera in un vecchio edificio in ristrutturazione nella zona di Fagagna.
Trovato il nido, i costruttori non hanno avuto cuore di distruggerne il contenuto: i piccoli sono stati trasferiti quindi a Campoformido, dove una volta svezzati sono stati rimessi nel loro habitat.
I primi due già a Ragogna a ottobre, salutati dagli alunni delle scuole locali.
Gli interessanti animali delle numerose specie ospiti possono essere visitati su prenotazione (Zuliani 348 8269595).
Non si possono adottare, ma è gradita la consegna di frutta e verdura avanzati, pane vecchio. Ringraziano Matteo e Lauro, cinghiali rispettivamente di 14 e di 5 anni, affettuosissimi e onnivori, perennemente affamati.

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Operazione antibracconaggio del Corpo forestale regionale


VENZONE (Udine).
Dodici indagati (D. D.B., T.G. e P.D. di Venzone, B.A. e F.C. di Pontebba, F.M. di Gemona, M.S. di Cavazzo Carnico, B.A. di Moggio Udinese e altri 4 residenti in Veneto) per i reati di introduzione illegale di armi nel territorio dello Stato, detenzione e porto abusivo di armi, ricettazione di armi, furto ai danni del patrimonio indisponibile dello Stato (tale è infatti considerata la fauna selvatica), uccisione di animali, detenzione illegale di fauna protetta, caccia all’interno di aree naturali protette, abbattimento di specie particolarmente protette, caccia con mezzi non consentiti più numerosi illeciti amministrativi.
A questo ha portato l’operazione anti bracconaggio che ha visto impegnati personale del Corpo forestale regionale, coordinato dal proprio nucleo operativo e supportato dal Comando stazione carabinieri di Venzone e del Corpo forestale dello Stato.
Le indagini conseguenti ai fatti dello scorso marzo, quando era stato colto in flagranza un giovane bracconiere di Venzone con la sua fidanzata, hanno infatti permesso di individuare una vera e propria organizzazione dedita al bracconaggio, allo smercio della selvaggina con fini di lucro e al traffico di armi illegali che operava nelle zone di Venzone e Pontebba ed era in grado di abbattere anche una dozzina di ungulati (caprioli, cervi o camosci) in un solo fine settimana.
La carne veniva poi convogliata in Veneto e smerciata al dettaglio. L’indagine ha impegnato il personale forestale in innumerevoli sopralluoghi, pedinamenti e osservazioni fino a sfociare nelle 16 perquisizioni conclusive effettuate nei Comuni di Venzone, Pontebba, Gemona, Moggio e Cavazzo Carnico oltre a varie località del vicino Veneto.
Per tale ultima attività sono stati impiegati 60 agenti del Corpo Forestale Regionale, 12 del Corpo Forestale dello Stato e 4 Carabinieri. Sono state poste sotto sequestro armi modificate o detenute illegalmente, 7 silenziatori di fattura artigianale, 4 visori notturni, un rotolo di miccia, 200 kg di carne di selvaggina, numerose munizioni, fari, radio ricetrasmittenti e altra attrezzatura.
E’ prevedibile inoltre che quanto prima verrà ritirata la licenza di caccia a tre soggetti coinvolti che attualmente la detengono.
Determinante anche in quest’ultima operazione antibracconaggio è stata la collaborazione di persone sensibili alla tutela della fauna e alla salvaguardia dell'ambiente.
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L’Ente parco naturale delle Prealpi Giulie si costituirà parte civile qualora ...

Ruda, provincia di Udine, gattino ucciso a sassate.

11 ottobre 2016


I carabinieri di Villa Vicentina (provincia di Udine) procederanno d’ufficio, aprendo un’indagine contro ignoti, a seguito della morte di un gatto tigrato di pochi mesi ucciso in strada a sassate, poco distante dalle scuole. Il sindaco di Ruda, Franco Lenarduzzi, così si è espresso: «Un fatto grave, una crudeltà senza precedenti. Ho inviato sul posto la polizia municipale, speriamo di riuscire a ricavare qualche informazione»







Udine, Gatto Morboso ha lasciato per sempre la Colonia felina

10 ottobre 2016


Gatto Morboso ci ha lasciati e noi siamo sconvolti. 
Il senso di colpa è grande. Abbiamo sottovalutato che quel improvviso rifiuto di mangiare potesse essere un segno di un grave malessere. E’ successo ieri. Nel primo pomeriggio siamo entrati nella stanza dove lui si trovava insieme agli altri gatti e lo abbiamo trovato senza vita, adagiato sulla lettiera all’interno della grande gabbia che usiamo per i gatti da curare. Lui era libero nella stanza ma l’altra notte, dopo aver rifiutato il cibo, era entrato da solo in gabbia e si era messo a dormire sul cuscinetto. Si capiva che qualcosa non andava ma ci è sembrato naturale tenerlo in osservazione prima di consultare il veterinario, d’altra parte era già sotto terapia con antibiotico a lunga durata e cortisone. Che altro si poteva fare visto che, a parte l’inappetenza, altri segni di sofferenza non ne aveva? Solo attendere, ma lui se ne è andato via troppo presto. Forse soffriva di qualche grave malattia, oltre al problema dell’infiammazione alla bocca, motivo per cui era stato catturato e curato. Per gli accertamenti approfonditi, tipo analisi del sangue e cuore si sarebbe dovuto ricorrete all’anestesia (cosa piuttosto pericolosa in un soggetto anziano con possibile presenza di insufficienza renale) L’unica consolazione, il sapere che se non lo catturavo, lui sarebbe morto da solo in qualche disagiato nascondiglio esposto alle intemperie. Qui in casa ha potuto beneficiare di un morbido cuscino e del tepore di una casa.

Morboso, come tutti i randagi, era un gatto diffidente e al momento giusto anche aggressivo ma con me negli ultimi anni era diventato mansueto e dolce, tanto dolce da diventare morboso (da qui il suo nome).
Quando giungevo nella colonia felina che accudivo, lui, per mangiare, entrava nella mia auto dal finestrino e dopo la pappa mi veniva in braccio per “fare la lana” e ciucciare a lungo un pezzo del mio indumento. Aveva estremo bisogno del contatto fisico.
Quanto mi manchi Morboso! Quella tua pelliccia morbida e lucida, quei tuoi improvvisi morsi sul mio mento (di passione) e quelle tue energiche capocciate in faccia.





Aiutiamo il rifugio per cani e gatti Pardis Animal Shelter di Tabriz, Iran

Ottobre 2016

Pardis Animal Shelter  è un rifugio per animali nel nord-ovest dell'Iran, nei pressi della città di Tabriz. Il rifugio, che ospita circa 1000 cani,  è stato istituito nel 2012 per ospitare i cani ed i gatti destinati a essere uccisi. 
Per chi desidera dare un aiuto concreto, sia finanziariamente che come volontario, può consultare il Sito o la pagina Facebook





Un gatto grigio tigrato raccolto nel fagagnese attende in canile l'eventuale proprietario.

Ottobre 2016

foto d'archivio di Elisa Colavitti 
FAGAGNA (UDINE)
E' stato necessario l'intervento dei pompieri per liberare un gatto che era rimasto appeso a testa in giù con una zampa infilzata nella parte appuntita di un cancello. Il micio è stato portato al canile pubblico di Udine dove è stato sottoposto a un piccolo intervento per ricomporre la frattura. L'eventuale proprietario  può contattare il personale del canile al 0432 601228.
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Protezione civile e vigili del fuoco salvano mucca e vitellino

Settembre 2016

CHIUSAFORTE (Udine)
Mamma mucca e il suo piccolo sono stati messi in salvo dai vigili del fuoco e della Protezione civile. Erano precipitati in un burrone sui piani del monte Montasio.



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Catturato l'orso trentino

Maggio 2016

VERZEGNIS (UDINE)
Si attendono gli esami genetici ma l'orso "Francesco", catturato di recente da un team di esperti, è sicuramente M4, fratello di M3 e figlio dell’orsa KJ2  nata da orsi portati in Veneto dalla Slovenia. Il suo pelo chiarissimo, color beige, permette di distinguerlo. Il plantigrado, dopo la cattura in gabbia, è  stato  dotato di collare satellitare. In questo modo si cercherà di capire e conoscere le più nascoste abitudini di questa specie e di questo individuo in particolare.
Questo è il sesto orso che viene catturato dall'Università di Udine in collaborazione con la Provincia.

- nel 2007 : 2 orsi catturati, fra questi "Bepi" (marzo 2007 -Valli del Natisone)
- il 20.5.2013 tra Taipana e Lusevera, l’orso "Madi" 
- il 9.5.2014 a Lusevera,  l'orso "Alessandro" 
- fra il 27 e 28.4.2015 a Polcenigo, ricattura dell'orso "Madi"
- lo scorso 28.5.2016 a Verzegnis l'orso "Francesco" 
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Tre arnie distrutte dall'orso

Maggio 2016

SOCCHIEVE (Udine)
L’orso scende dal bosco,  si avvicina a un centinaio di metri dalle case in cerca del miele e distrugge tre arnie.
Due gli avvistamenti  recenti nel territorio. 
Potrebbe trattarsi dell'orso della valle di Preone,  un maschio di 9 anni, vegetariano (non si hanno testimonianze di attacchi a mammiferi, selvatici o addomesticati) che da qualche anno ha scelto la Val Tagliamento quale sua stabile dimora. Nello scorso aprile aveva fatto scorta di miele razziando un paio di arnie. 
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Radio-collare per seguire i caprioli friulani

Maggio 2016

L’Università di Udine - Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali - a giorni metterà in atto un programma di monitoraggio di una ventina di caprioli per capirne gli spostamenti e le cause che hanno portano gli animali a essere presenti in numero maggiore, rispetto al passato, nelle zone di pianura con un decremento, invece, della loro presenza nelle aree di montagna. 
Ad ogni esemplare verrà messo un radio-collare che permette di localizzare l’animale in maniera abbastanza precisa. 
Così come per i plantigradi friulani, anche i caprioli saranno studiati dai ricercatori dell'Università.
Il monitoraggio consentirà inoltre di verificare la sopravvivenza dei caprioli curati e in seguito rilasciati. dal Centro di recupero provinciale di fauna selvatica di Campoformido oltre che a definire e mettere in atto misure per prevenire gli impatti degli animali coi veicoli (attività già intrapresa dalla Provincia di Udine su alcune strade provinciali, installando dissuasori ottici e acustici per bloccare il passaggio degli animali)


Ho soccorso un riccio in via Liguria.

Udine, 10 maggio 2016



L’ho raccolto questa notte dalle parti di casa mia, mentre andavo ad accudire i gatti randagi. 

 

Era fermo sulla carreggiata, sulla corsia opposta alla mia, vicino a una curva. Molto probabilmente era stato da poco urtato, o solo sfiorato, da un’automobile. Se non mi affrettavo a soccorrerlo sarebbe stato investito e ucciso da una successiva auto. L’unica cosa che avevo a disposizione per raccoglierlo era un contenitore termico per alimenti. Ho infilato il contenitore sopra il riccio, ho fatto scorrere, sotto il suo corpicino, un foglio rigido per bloccare l’uscita e ho sollevato il riccio chiudendolo dentro il contenitore. Arrivata in casa, l’ho liberato dentro il portantino per i gatti e ho potuto accertare che non era ferito.
Lo terrò qualche ora in osservazione, nel caso avesse riportato qualche trauma interno e poi, se tutto va bene, lo libererò nella zona in qui l’ho trovato, ma molto più lontano dalla strada.




11 maggio 2016

Lo abbiamo tenuto in osservazione per tutta la giornata di ieri per accertare che non avesse riportato qualche trauma. Fortunatamente è andato tutto bene. Il riccio ha mangiato e ha fatto anche i bisognini.
Prima di liberarlo gli ho fatto la grattatina sul musetto.
Nell'ultimo filmato Francesco libera il riccio in una zona che riteniamo sicura, non lontana però dal luogo di raccolta perché è giusto che ritorni nel suo ambiente. Ciao amico (o amica).
Accidenti però, come ci si affeziona !!!




N. B.
Se il riccio non si fosse ristabilito in breve,  lo avrei portato al Centro  provinciale di recupero della fauna selvatica di Campoformido (Udine), presso il gestore Maurizio Zuliani (Cell. 348 8269595 – Tel. 0432 663503) che avrebbe provveduto alle cure del caso.

***Elisa Colavitti è su Facebook



L'orso vegetariano della Val Tagliamento fa razzia di arnie

Aprile 2016


PREONE (Udine)
M4, l'orso della valle di Preone, si è risvegliato dal letargo e, per saziare i morsi della fame dovuti al lungo digiuno invernale, ha fatto scorta di miele razziando un paio di arnie nelle vicinanze dell'area abitativa. 
Il plantigrado è un maschio di nove anni, vegetariano (non si hanno testimonianze di attacchi a mammiferi, selvatici o addomesticati, ma solamente a qualche arnia alla ricerca di miele).
Prevista  una serata informativa dedicata alla popolazione per chiarire gli aspetti della convivenza fra la fauna selvatica e l’orso (in particolare con l’uomo),  per trattare il tema della prevenzione, degli indennizzi per i danni provocati dall'orso e per indicare il comportamento da tenere nel caso di un incontro occasionale con l’orso.
Organizzatori dell'incontro sono: il Comune, il Corpo forestale regionale  e l’Università di Udine


In Friuli Venezia Giulia record di sequestri di cuccioli importati illegalmente

Aprile 2016


Il Friuli Venezia Giulia è la regione italiana nella quale si è registrato il maggior numero di sequestri di cuccioli importati illegalmente dall'Est Europa. A seguire, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Veneto. E proprio a causa degli scrupolosi controlli da parte delle forze dell'ordine, la tratta dei cuccioli si sta spostando lentamente, via nave, verso la Puglia.
L'illegalità consiste nello spostamento di cuccioli di età inferiore a tre mesi e 21 giorni, nei viaggi estremamente lunghi con pessime condizioni sanitarie, nel trasporto su mezzi non autorizzati, nella presenza di documenti contraffatti.
In Italia i principali committenti sono negozianti e allevatori, vere e proprie organizzazioni criminali che movimentano un business da 300 milioni l’anno.

Di questo e di altro in tema di allevamenti di cani si è parlato al convegno organizzato dalla Lav a Pordenone. Nell'occasione è stato presentato il libro “La fabbrica dei cuccioli”, Sonda editore.

Lepre investita a Udine. Ho chiesto ai vigili urbani di visionare le telecamere di piazzale Chiavris


22 aprile 2016



UDINE - Ore 0:45 circa, nella rotonda di Piazzale Chiavris, di fronte all'Osteria Al Ponte, c'è una lepre morta investita. Una scena molto dolorosa. Mi fermo dietro la povera lepre per proteggerla dal traffico e inizio a chiamare le forse dell'ordine, consapevole che a quell'ora il servizio provinciale per il recupero degli animali selvatici non è operativo. 
Il 112 mi collega col 118 che mi suggerisce, in alternativa alla Provincia, i cinovigili del Canile di Udine. Il cinovigile deve chiedere il permesso al veterinario di turno, non essendo competenza sua il recupero di animali selvatici. Opto per i vigili del fuoco che so essere sempre disponibili. Così è stato. Sono stati gentilissimi e tempestivi. 


Torno a casa e predispongo una nota che inoltro alla polizia municipale di Udine, tramite e.mail. Questo il contenuto:


 ----- Original Message -----
From:xxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
To: polizialocale@comune.udine.it
Sent: Friday, April 22, 2016 3:26 AM
Subject: mancato soccorso ad animale investito

Spett. Polizia municipale
Udine
In data odierna, alle ore 1:20 circa del mattino, su mia chiamata, sono intervenuti i vigili del fuoco per il recupero di una lepre morta investita in piazzale  Chiavris (v. foto). Il Codice della strada prevede l'obbligo di fermarsi per prestare soccorso all'animale investito, ma così non è stato. Chiedo pertanto di individuare l'investitore tramite le telecamere di zona. Rimango a disposizioni per eventuali ulteriori informazioni.


Più tardi decido di informare la stampa sull'accaduto. Scrivo quindi un veloce comunicato e lo invio ad un giornalista del Messaggero Veneto. Questa è la mail inviatagli:

---- Original Message -----
From:xxxxxxxxxxxxxxxxxxx
Sent: Friday, April 22, 2016 10:07 AM
Subject: mancato soccorso ad animale investito


Spett. Messaggero Veneto
alla c.a. di Cristian Rigo

Nell'inviare l'allegata e.mail, che ho inoltrato alla polizia municipale di Udine, chiedo gentilmente che venga  pubblicato un articolo sul caso in questione.

Alle ore 0:45 circa mentre rientravo a casa in auto, nella rotonda di Piazzale Chiavris di fronte all'Osteria Al Ponte, notai subito che c'era un animale morto  in strada, lo superai per non investirlo per poi ritornare sullo stesso punto rifacendo la rotonda. A quel punto notavo che non era un gatto ma una lepre. Una scena molto dolorosa. Mi fermai dietro la povera lepre per proteggerla dal traffico ponendo le 4 frecce e iniziai a chiamare le forse dell'ordine consapevole che a quell'ora il servizio provinciale per il recupero degli animali selvatici non era in servizio. Chiamai il 112 che mi collegò col 118 che mi suggerì, in alternativa alla Provincia, i cinovigili del Canile di Udine. Col cinovigile mi accordai di richiamarlo se non avessi trovato un'altra soluzione dal momento che avrebbe dovuto chiedere permesso di recupero al veterinario di turno, non essendo competenza sua il recupero di animali selvatici. Alla fine optai per i Vigili del fuoco che so essere sempre disponibili. Così è stato. Sono stati gentilissimi e tempestivi. Tornando a casa inviai subito una e.mail alla Polizia municipale di Udine affinché tramite le telecamere della zona individuassero l'investitore. Il codice della strada prevede l'obbligo di fermarsi e prestare soccorso  all'animale investito. Ciò non è avvenuto. Spero venga individuato e sanzionato al  massimo.

Distinti saluti.
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AGGIORNAMENTO 
01 maggio 2016

Il Messaggero Veneto, nonostante un mio sollecito, non ha ancora pubblicato l'articolo. Questo mi sorprende perché nel quotidiano friulano le notizie sugli animali non mancano mai. 

Proprio in quest'ultimo periodo il Messaggero Veneto ha dedicato, nella cronaca di Udine, grande spazio - e per diversi giorni - alle vicissitudini di una famiglia d'anatre del laghetto di via Gemona, riportando anche gli interventi degli assessori comunali Cinzia Del Torre (Servizi veterinari) ed Enrico Pizza (Mobilità e Ambiente) 
-Leggi
-Leggi
-Leggi
Da animalista, non posso che apprezzate le attenzioni al tema da parte del giornale  ma ritengo che la vicenda della lepre investita meriti pure di essere  divulgata, e non tanto per rendere partecipi gli amanti degli animali o per segnalare la presenza (non rara, secondo l'esperto biologo Luca Lapini) di una lepre in città, ma piuttosto per ricordare agli automobilisti le norme del Codice della strada. 

Dalla lettura di un post pubblicato il 24 aprile da Enrico Pizza, sul suo profilo Facebook, leggo oggi che a richiedere alla stampa un ulteriore articolo sulla vicenda delle anatre sono stati  proprio i due assessori. 
Infatti sul post di Pizza l'assessore Del Torre scrive: «Avvisare la stampa, che già 3 giorni fa aveva scritto dell'intervento dei vigili del fuoco, è stato solo un modo per rendere partecipi i cittadini di una bella cosa che succede a Udine, ovvero la natura che, soprattutto in primavera, si manifesta nel suo splendore»
Letto ciò,  colgo immediatamente l'opportunità  per chiedere l'attenzione dei due assessori sul caso della lepre morta. 

Qui di seguito riporto il mio intervento sul post di Pizza 

Elisa Colavitti Pro Animali - Udine Assessore Del Torre, anche io avrei voluto che la stampa (nello specifico il Messaggero Veneto) rendesse partecipi i cittadini di Udine sulla povera lepre investita e uccisa il 22 scorso in Piazzale Chiavris ma così non è stato. Spero che i vigili urbani portino avanti la mia richiesta di individuare il responsabile dell'investimento tramite le telecamere di zona così come da me chiesto con mail. La mia è una richiesta che riguarda non solo la viabilità, in base al codice della strada, ma anche la sensibilità ed il rispetto per gli animali. Chiedo quindi l'attenzione degli assessore Enrico Pizza e Cinzia Del Torre. Grazie.

Successivamente, per rendere ufficiale questa mia istanza, invierò una raccomandata PEC al Comune di Udine indirizzandola ai due assessori.  
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AGGIORNAMENTO
04 maggio 2016


Ecco la raccomandata PEC che ho inviato ai due assessori pochi minuti fa:


----- Original Message -----
From: xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
Sent: Wednesday, May 04, 2016 3:00 PM
Subject: Lepre investita in piazzale Chiavris

Spett.le
Comune di Udine
Alla c.a. degli assessori
Cinzia Del Torre ed  Enrico Pizza
TRAMITE PEC

Faccio seguito al mio intervento sul profilo Facebook di Enrico Pizza (post del 24 aprile scorso riguardante la vicenda delle anatre del laghetto di via Gemona).
Con la presente intendo ufficializzare quel mio intervento chiedendovi di interessarvi al caso della lepre investita ed uccisa il 22 aprile scorso in piazzale Chiavris per conoscere l'esito delle indagini che dovrebbero essere state svolte dalla polizia municipale a seguito della mia segnalazione.
Vi chiedo inoltre di intercedere presso il quotidiano Messaggero Veneto per rendere partecipi i lettori sull'accaduto.
Rimanendo in attesa di un vostro cortese seguito, porgo distinti saluti.
***Aggiungo il link al mio blog riguardo l'argomento http://elisacolavitti.blogspot.it/

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AGGIORNAMENTO
14 maggio 2016

Oggi ho avuto risposta dal Servizio Polizia Locale di Udine. Ecco la mail:


----- Original Message -----
To:xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
Sent: Saturday, May 14, 2016 12:19 PM
Subject: piazzale Chiavris -lepre

Buongiorno, abbiamo visionato le immagini della telecamera di P.le Chiavris per verificare se era possibile individuare l'autore dell'investimento.
Alle ore 22.22 la telecamera inquadrava il luogo dell'investimento e non si rilevava ancora nulla.
Al termine del giro della telecamera sul piazzale alle ore 22.25 si notava la sagoma dell'animale ma non si vedeva il mezzo che l'aveva investita.
Quindi il tutto è accaduto nei tre minuti in cui la telecamera riprendeva altre zone del piazzale.
Pertanto non è possibile risalire a nulla.

Cordiali saluti

dott. Daniela Rotolo

Servizio Polizia Locale di Udine
Unità Operativa Tutela del Territorio
+39 0432 1272710
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AGGIORNAMENTO
16 maggio 2016

Oggi ho inoltrato il seguente articolo al quotidiano Messaggero Veneto:

----- Original Message -----
From: xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
Sent: Monday, May 16, 2016 5:05 PM
Subject: Lepre investita in piazzale chiavris - udine
Spett
Messaggero Veneto
c.a. di Laura Pigani

In data 22 aprile mi sono rivolta alla Polizia municipale di Udine (mail allegata)
Sabato 14 maggio è arrivata la risposta della Polizia municipale (mail allegata)
Riporto i fatti:
Alle ore 0:45 circa di venerdì 22 aprile, mentre rientravo a casa in auto, nella rotonda di Piazzale Chiavris, di fronte all'Osteria Al Ponte, notai subito che c'era un animale morto in strada, lo superai per non investirlo per poi ritornare sullo stesso punto rifacendo la rotonda. A quel punto notavo che non era un gatto ma una lepre. Una scena molto dolorosa. Mi fermai dietro la povera lepre per proteggerla dal traffico ponendo le 4 frecce e iniziai a chiamare le forse dell'ordine consapevole che a quell'ora il servizio provinciale per il recupero degli animali selvatici non era in servizio. Chiamai il 112 che mi collegò col 118 che mi suggerì, in alternativa alla Provincia, i cinovigili del Canile di Udine. Col cinovigile mi accordai di richiamarlo se non avessi trovato un'altra soluzione dal momento che avrebbe dovuto chiedere permesso di recupero al veterinario di turno, non essendo competenza sua il recupero di animali selvatici. Alla fine optai per i Vigili del fuoco che so essere sempre disponibili. Così è stato. Sono stati gentilissimi e tempestivi. Tornando a casa inviai subito una e.mail alla Polizia municipale di Udine affinché, tramite le telecamere della zona individuassero l'investitore. Il codice della strada prevede l'obbligo di fermarsi e prestare soccorso  all'animale investito. Ciò non è avvenuto.
Osservazioni:
Prendo atto della risposta dalla Polizia municipale ma mi pongo una domanda:  A cosa serve istituire un servizio di telecamere se questo non registra l'area interessata 24 ore su 24?
Sembra di assistere a un film di 007 in cui la rapina del secolo avviene grazie alla vulnerabilità delle telecamere.  
In tre minuti se ne fanno di cose!!!
La povera lepre è rimasta sull'asfalto per circa due ore e mezza, cioè da poco dopo le 22:22 alle 0:45, quando sono passata io con l'auto. Nessun automobilista, nessun passante,  si è degnato di chiamare chi di competenza per il recupero dell'animale. Chi l'ha investita non ha agito nel rispetto del  codice della strada, che prevede l'obbligo di fermarsi e prestare soccorso all'animale ma neppure i successivi automobilisti sono da scagionare perché la prima auto potrebbe aver solo urtato l'animale senza ucciderlo, mentre ad ucciderla potrebbero essere stati gli altri automobilisti.
Spero che questo servizio giornalistico possa essere utile per ricordare agli automobilisti che bisogna essere responsabili quando si guida e che il codice della strada va rispettato. Così come ci si deve fermare allo stop, al semaforo rosso o dopo uno scontro o un investimento di un pedone, cosi ci si deve fermare per soccorrere un animale. Forse se al posto di una lepre ci fosse stato un animale di grossa taglia, si sarebbero senz'altro fermati  per chiamare le forze dell'ordine e per chiedere, conseguentemente, un risarcimento danni (Leggi). Questa volta, a coloro che hanno travolto la lepre, è andata bene, ma grazie ai sempre più numerosi occhi elettronici che vigilano le strade, non sempre andrà così.(Leggi)
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AGGIORNAMENTO
18 maggio 2016


Il Messaggero Veneto finalmente ha pubblicato l'articolo, tra l'altro inserito in un servizio a due facciate dedicato alla viabilità (pagina 26 e 27 della cronaca di Udine). Questo è il link all'articolo:


La mia soddisfazione, ovviamente, non è completa. La giornalista, infatti, ha tagliato troppo il mio comunicato, sottovalutando dei punti importanti:
1 - non ha dato risalto alle peripezie che un cittadino deve affrontare per far intervenire le autorità di competenza (in questo mio caso, il tempo dedicato va dalle 0:45 alle 3:26 del mattino)
2 - non ha dato rilievo a quelli che sono gli obblighi dei conducenti in relazione alle norme del Codice della Strada, in tema di animali da soccorrere, trattando solo la questione dei risarcimenti, in caso di danni da impatto con loro. 

Leggi norma Codice della strada
Leggi norma Codice della strada

Comunque, ottimo nell'insieme il servizio che riferisce su animali selvatici liberati dopo le cure da parte degli organi provinciali e regionali e della possibilità di salvare molti animali dagli investimenti grazie all'arrivo dei dissuasori a luci riflesse.

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