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Il Corpo forestale regionale va a caccia dei cacciatori .........di frodo.


Porto d' armi sospeso a cinque bracconieri

VENZONE. Porto di fucile sospeso per cinque delle dodici persone che alla fine di ottobre sono rimaste coinvolte, a vario titolo, in un’operazione anti-bracconaggio condotta dalla Forestale regionale.
Il questore di Udine Claudio Cracovia, al termine dell’istruttoria effettuata dal personale della Divisione amministrativa, ha firmato il provvedimento che rimarrà in vigore sino alla definizione del procedimento giudiziario.
La sospensione del titolo è stata notificata dai carabinieri di Venzone e Gemona a un sessantenne di Venzone, a un 36enne che abita nella medesima località, a una coppia di coniugi gemonesi (lui 37 anni, lei, che non era stata indagata nell’ambito dell’inchiesta, ne ha invece 28) e a breve anche un cittadino residente in Veneto sarà raggiunto dalla medesima informazione.
Le forze dell’ordine avrebbero anche provveduto al ritiro delle armi, ma tutti i destinatari del provvedimento di sospensione avevano già provveduto a trasferire il titolo di proprietà dei fucili ad altre persone autorizzate.
Contestualmente, la Prefettura di Udine ha avviato la procedura finalizzata alla sospensione dell’autorizzazione alla detenzione, in modo che le persone in questione non possano per il momento nè andare a caccia, nè tenere armi in casa.
Ma ripercorriamo ora le tappe fondamentali della maxi-operazione della Forestale (ha operato in particolare il Noava, il Nucleo operativo di vigilanza ambientale) che ha messo in luce una sistematica attività di bracconaggio nei boschi tra Pontebba e Venzone.
Lo scorso marzo le guardie forestali avevano colto in flagranza un giovane bracconiere di Venzone e la sua fidanzata. I due erano in auto e stavano percorrendo a bassa velocità un viottolo in località Borgo San Giacomo, in Comune di Venzone. Lei alla guida, lui sul sedile del passeggero. La vettura procedeva a passo d’uomo, mentre il fascio di luce di una torcia frugava tra la vegetazione. Poi, all’improvviso, si era sentito uno sparo tra i cespugli e una femmina di capriolo era rimasta agonizzante su un prato. Sarebbe morta un paio d’ore più tardi.
In quell’occasione il ragazzo, 23 anni, residente in paese, era stato bloccato e denunciato e poi erano partiti accertamenti più approfonditi che, mesi più tardi, avevano permesso agli investigatori di individuare una vera e propria organizzazione dedita al bracconaggio, allo smercio della selvaggina con fini di lucro e al traffico di armi illegali. Un’organizzazione che era in grado di abbattere anche una dozzina di ungulati (caprioli, cervi o camosci) in un solo fine settimana. La carne veniva poi convogliata in Veneto e smerciata al dettaglio.
Il personale forestale, che in ottobre ha effettuato 16 perquisizioni, era riuscito a sequestrare armi modificate o detenute illegalmente, 7 silenziatori di fattura artigianale, 4 visori notturni, un rotolo di miccia, 200 chili di carne di selvaggina, numerose munizioni, fari atti alla ricerca notturna della selvaggina, radio ricetrasmittenti ed altra attrezzatura utilizzata nelle azioni di bracconaggio.
Nel registro degli indagati, come detto, erano state iscritte 12 persone: tre di Venzone, due di Pontebba, una di Gemona, una di Cavazzo Carnico, una di Moggio Udinese ed altri quattro soggetti residenti in Veneto.
Tra i reati ipotizzati: introduzione illegale di armi in nel territorio dello Stato, detenzione e porto abusivo di armi, ricettazione di armi, furto ai danni del patrimonio

indisponibile dello Stato (tale è considerata la fauna selvatica), uccisione di animali, detenzione illegale di fauna protetta, caccia all’interno di aree naturali protette, abbattimento di specie particolarmente protette, caccia con mezzi non consentiti
.30 novembre 2016

Bracconiere investe un agente, arrestato

UDINE. Si sono accorti di loro dal faro adoperato per stanare e sparare agli animali che popolano i boschi della Carnia. Le torce a led, così come qualsiasi altra sorgente luminosa, sono tassativamente vietate a chi pratica attività venatoria. Ma Enzo Tomat, 47 anni, di Lauco, e il 72enne che era con lui, suo parente, erano lì per cacciare di frodo. Questo, almeno, è quanto ipotizzato dagli uomini del Corpo forestale regionale che, nella notte tra sabato e domenica scorsi, li hanno sorpresi e fermati nella zona di Lauco, dopo un rocambolesco inseguimento e il ferimento di uno dei due operatori.
Il più giovane, che si trovava al volante dell’auto, un’utilitaria, è stato arrestato e sottoposto alla misura cautelare dei domiciliari. L’altro è stato invece denunciato a piede libero. Per entrambi, l’accusa formulata dal pm di turno, Annunziata Puglia, è di concorso in resistenza a pubblico ufficiale, aggravata dalle lesioni personali procurate a uno degli agenti, urtato dal veicolo in fuga e, per questo, ferito, anche se in maniera lieve (i medici lo hanno dimesso dall’ospedale con una prognosi di cinque giorni). La Procura si è comunque riservata di rivalutare la posizione del denunciato, alla luce dei futuri sviluppi dell’indagine.
Ieri, nel processo per direttissima celebrato davanti al giudice monocratico del tribunale di Udine, Carla Missera, le parti hanno ricostruito le fasi del concitato episodio, avvenuto durante un servizio di antibracconaggio predisposto dalla Forestale regionale, sulla scorta delle risultanze di una precedente indagine. Su richiesta del difensore di Tomat, avvocato Giuseppe Tiso, il giudice ha concesso il termine a difesa, rinviando l’udienza a fine gennaio. Quanto alla misura scattata nei suoi confronti, il giudice ha convalidato il provvedimento e disposto la liberazione dell’indagato, nei confronti del quale la Procura non aveva avanzato alcuna ulteriore richiesta cautelare. L’avvocato Tiso si è riservato di illustrare la propria linea difensiva in sede dibattimentale.
Intanto, sulla carta resta la ricostruzione che dei fatti è stata data dalla polizia giudiziaria. Appostati nella zona per un’attività di controllo mirato, attorno alle 23 gli agenti - in campo sette uomini in tutto, tra Nucleo operativo del Corpo forestale regionale di vigilanza ambientale e stazioni di Villa Santina e Tolmezzo - hanno notato alcuni movimenti strani. O meglio, si sono ritrovati di fronte a ciò che si aspettavano di trovare: una battuta di caccia di frodo. Alla vista delle divise, però, il gruppo di bracconieri si è rapidamente disperso. Pur nella concitazione del momento e nonostante il buio, gli agenti avrebbero visto un’auto scappare prima ancora di riuscire ad avvicinarla e l’altra, quella con a bordo Tomat e il 72enne, mettere in moto e tirare dritto, forzando il posto di controllo e urtando così uno di loro.
È a quel punto, per evitare che il veicolo in fuga travolgesse anche il collega, che l’agente ferito ha impugnato la pistola d’ordinanza ed esploso alcuni colpi a scopo intimidatorio. Uno ha centrato uno pneumatico, rallentandone la corsa, che si è conclusa di lì a poco, dietro l’abitazione dove i due avevano nel frattempo tentato di nascondersi.
Dalla perquisizione che ne è seguita, però, i fucili che Tomat e il parente avrebbero adoperato per cacciare cervi e caprioli non sono spuntati. Nell’auto (sequestrata) c’erano invece le cartucce, pronte per l’uso. L’ipotesi, allora, è che i due si siano liberati delle armi durante la fuga, oppure che a portaseli via sia stata una terza persona, dileguatasi senza essere vista. Gli ulteriori accertamenti condotti sui due presunti bracconieri, ossia il mancato possesso della licenza di caccia e del porto d’armi, hanno portato la Forestale a ipotizzare a loro carico anche lo svolgimento di attività venatoria abusiva.
Informato dell’episodio, l’assessore regionale alle Risorse agricole e forestali, Cristiano Shaurli, ha espresso la vicinanza sua e della Regione «a tutto il Corpo forestale, che continua con impegno, costanza e purtroppo a volte rischi a compiere il proprio dovere. Gli agenti – ha aggiunto – continueranno

sempre a effettuare controlli e pattugliamenti contro qualsiasi attività di bracconaggio, a tutela del nostro ambiente e della nostra fauna in primis, e naturalmente di chi rispetta le regole».

13 dicembre 2016

Cacciatori sparano dall'auto, denunciati

CERCIVENTO. Sparavano da un’auto in corsa, a poca distanza dalle abitazioni. Per questo motivo due cacciatori, soci della riserva di Cercivento, sono stati denunciati dagli operatori del Corpo Forestale regionale della struttura stabile per la vigilanza faunistica e venatoria di Tolmezzo, che li hanno bloccati nell’ambito dell’ordinaria attività di prevenzione e repressione degli illeciti.
I due, 63 e 58 anni sono stati colti in flagrante dai forestali mentre, in spregio alle più elementari e basilari norme di sicurezza, sparavano con un fucile da un’automobile.
L’episodio è avvenuto in località Fuese, a Cercivento: i due sparavano mentre percorrevano con il veicolo una strada asfaltata, a poca distanza dalle abitazioni.
Il personale intervenuto ha sequestrato l’arma utilizzata e ha deferito i due soggetti all’autorità giudiziaria, contestando i reati espressamente previsti dalla legge, «per aver esercitato attività venatoria da veicolo a motore, caccia con esplosione di colpi da fuoco su pubblica via e trasporto di armi cariche all’interno di un autoveicolo».
È stato inoltre redatto il verbale di accertamento amministrativo per il mancato rispetto delle distanze di sicurezza dalle strade e dalle abitazioni.
In un’altra operazione a San Mauro, piccola frazione di Gorizia ai piedi del Monte Sabotino, i forestali isontini hanno sorpreso all’alba due giovani mentre posizionavano dei micidiali lacci a strangolo, realizzati con filo di acciaio, sui percorsi abitualmente attraversati dalla fauna selvatica: destinati a cadere nelle trappole erano caprioli, lepri, anche cinghiali di medie dimensioni.
Gli strumenti sequestrati ai bracconieri erano perfettamente efficienti. Il personale forestale della vigilanza faunistica venatoria di Gorizia e Monfalcone, li stava monitorando da più di un mese, con una complessa rete di pedinamenti e attività investigativa sull’impervio territorio della frazione collinare goriziana.
L’appostamento mirato di lunedì

scorso ha permesso di sorprendere sul fatto i due bracconieri, denunciati a piede libero all’autorità giudiziaria. Le indagini sono peraltro ancora in corso al fine di accertare ulteriori responsabilità e l’eventuale sussistenza di altri fatti illeciti.

17 dicembre 2016