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Confermata in Friuli la presenza dell'Aviaria.

Gennaio 2017


La presenza del virus influenzale tipo A, sottotipo H5N5, è stato confermato dall' Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie di Padova, sede del Centro di referenza nazionale per l'aviaria


Aviaria, la scoperta del virus in un’anatra a Grado
05 gennaio 2017
FIUMICELLO. Scattano le ordinanze in 5 Comuni della Bassa e dell'Isontino dopo che, qualche giorno fa, l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie di Padova, sede del Centro di referenza nazionale per l'aviaria, ha confermato una positività per virus influenzale tipo A, sottotipo H5N5.
Il virus è stato rinvenuto in alcuni organi prelevati da un fischione selvatico - una specie simile alle anatre - trovato morto a Grado, nella valle Artalina, di proprietà del Comune ma in concessione alla Cooperativa pescatori. Le analisi hanno confermato che si tratta di virus ad alta patogenicità. I Comuni che si trovano nel raggio di 10 chilometri dall'area interessata (Fiumicello, Aquileia, Grado, San Canzian d'Isonzo e Staranzano), su indicazione della Direzione della struttura complessa di sanità pubblica veterinaria dell'Aas 2 Bassa friulana-Isontina, hanno emesso un'ordinanza in base alle quale nelle aziende avicole commerciali e rurali devono essere adottate misure di biosicurezza al fine di evitare i contatti tra volatili domestici e selvatici.

Il pollame domestico e tutti gli altri volatili in cattività devono essere trasferiti all'interno dell'azienda, senza possibilità di accedere all'aperto. Pollame e volatili, inoltre, devono essere alimentati e abbeverati in ambiente chiuso e non devono essere abbeverati con acqua proveniente da serbatoi di superfici cui abbiano accesso i selvatici.
Infine, i serbatoi di acqua all'aperto devono essere protetti dall'accesso di uccelli acquatici selvatici. In questo periodo di grande migrazione, soprattutto dai paesi del Nord Europa, migliaia di uccelli arrivano alla riserva dell'Isola della Cona fino a Grado. Almeno 2 mila sono fischioni.
Dopo il ritrovamento, sono state impartite ulteriori misure di controllo che prevedono la sospensione della deroga al divieto di utilizzo nell'attività venatoria nazionale dei richiami vivi appartenenti agli ordini degli anseriformi e caradriformi su tutto il territorio nazionale. Francesco Lovaria, direttore della Sanità pubblica veterinaria dell'Aas 2 Bassa friulana-Isontina, fa il punto della situazione.
«Il documento - evidenzia - richiama una precedente ordinanza del Ministero, mai abrogata, sulle misure di biosicurezza nelle zone umide. I servizi veterinari stanno controllando tutti gli allevamenti, industriali e rurali. Per il momento la situazione è sotto controllo ma ovviamente il monitoraggio è costante. In molti Stati europei, ci sono focolai di aviaria anche negli allevamenti domestici. Il Ministero ci tiene costantemente aggiornati. La nostra non è una regione con un'alta densità di allevamenti tale da creare un rischio grave ma non per questo dobbiamo abbassare la guardia».
Lovaria aggiunge: «Oggi ci sono sistemi di sorveglianza che ci consentono di intercettare la circolazione del virus prima ancora che faccia danni agli allevamenti. Rispetto al passato questo ci permette di fare prevenzione. L'Istituto Zooprofilattico è un'eccellenza del nostro sistema, che è efficace ed efficiente. Il fatto che il fischione sia stato individuato ne è la prova».
Un altro esemplare di fischione trovato morto a Grado
06 gennaio 2017

CERVIGNANO. C’è un secondo caso sospetto di aviaria a Grado, nella valle Artalina, di proprietà del Comune, ma in concessione alla Cooperativa pescatori e tra gli allevatori c’è preoccupazione. Un altro fischione selvatico – una specie simile all’anatra – è stato trovato morto.
Sono in corso le analisi, da parte dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie di Padova, sede del Centro di referenza nazionale, per verificare se si tratta di virus influenzale tipo A, sottotipo H5N5. Qualche giorno fa, il virus era stato rinvenuto in alcuni organi prelevati da un altro fischione selvatico, trovato morto sempre nella valle Artalina.
In questo caso le analisi hanno confermato che si tratta di virus ad alta patogenicità. Intanto, si allarga la lista dei Comuni che, su indicazione della Direzione della struttura complessa di sanità pubblica veterinaria dell’Aas 2 Bassa friulana-Isontina, hanno emesso un’ordinanza in base alle quale nelle aziende avicole commerciali e rurali devono essere adottate misure di biosicurezza al fine di evitare i contatti tra volatili domestici e selvatici.
Oltre ai Comuni di Fiumicello, Aquileia, Grado, San Canzian d’Isonzo e Staranzano, da ieri c'è anche Cervignano. A breve sarà incluso anche Terzo di Aquileia.
«Stiamo attendendo il risultato delle analisi, ma è probabile che possa trattarsi di un secondo caso visto che il fischione è stato rinvenuto nella stessa zona – commenta Francesco Lovaria, direttore della Sanità pubblica veterinaria dell’Aas 2 Bassa friulana-Isontina – . Ad ogni modo, come detto, aspettiamo. Quello che ci tengo a sottolineare è che non si tratta di una malattia contagiosa per l’uomo pertanto è bene mantenere la calma».
In base alle ordinanze, il pollame domestico e tutti gli altri volatili in cattività devono essere trasferiti all’interno delle aziende, senza possibilità di accedere all’aperto. Pollame e volatili devono essere alimentati e abbeverati in ambiente chiuso e non devono essere abbeverati con acqua proveniente da serbatoi di superfici cui abbiano accesso i selvatici. Infine, i serbatoi di acqua all’aperto devono essere protetti dall’accesso di uccelli acquatici selvatici.
I servizi veterinari stanno controllando tutti gli allevamenti. Il sindaco di Grado, Dario Raugna, conferma che l’attenzione è massima. «Fortunatamente il nostro sistema sanitario funziona piuttosto bene e lo dimostrano le azioni che sono state messe in campo. I Comuni si sono attivati subito tramite le ordinanze. C’è la massima collaborazione. È necessario seguire le indicazioni dell’azienda sanitaria e non abbassare la guardia».
Dello stesso avviso il primo cittadino di Cervignano, Gianluigi
Savino, che, ieri mattina, ha firmato l’ordinanza. «Questi provvedimenti sono efficaci proprio perché si ascrivono a un meccanismo generale che prevede uno stato di allerta quando ci troviamo in presenza, come in questo caso, di un potenziale pericolo».

I Servizi veterinari delle Aziende sanitarie rafforzano la sorveglianza. Le prescrizioni sono destinate agli allevamenti di animali e ai cacciatori con divieto di utilizzo di richiami vivi.

UDINE. Le autorità sanitarie del Friuli Venezia Giulia hanno attuato «tutte le misure di biosicurezza applicabili», comprese quelle destinate ai cacciatori, in base al Decreto ministeriale del 30 dicembre scorso, appena confermata la presenza di un focolaio di influenza aviaria nella laguna di Grado (Gorizia).

La situazione è sotto controllo ed è stata adeguatamente rafforzata la sorveglianza, attraverso i Servizi veterinari
delle Aziende Sanitarie. Lo rende noto la Direzione centrale Salute della Regione, precisando che in circostanze come questa «si applicano subito e senza indugi efficaci e consolidate procedure, a garanzia della salute della popolazione».
Le prescrizioni sono destinate a proprietari di animali e cacciatori e, come previsto dal Decreto ministeriale, comprendono anche l'aumento dei controlli virologici negli allevamenti e l'immediato divieto all'utilizzo nell'attività venatoria di richiami vivi.

25 gennaio 2017

AQUILEIA. Salgono a quattro, in regione, i casi di influenza aviaria e c'è preoccupazione per due focolai in Veneto. Un cigno reale è stato trovato morto ad Aquileia. In un allevamento industriale in località Giare di Mira (Venezia) e in un allevamento tra Piove di Sacco e Campagna Lupia sono invece 43.500 i tacchini che saranno abbattuti e inceneriti.
In Fvg scattano le ordinanze (oggi già operative nei Comuni di Fiumicello, Aquileia, Grado, San Canzian d'Isonzo, Staranzano e Cervignano) anche nei Comuni di Ruda, Villa Vicentina e Terzo. L'azienda sanitaria ha alzato il livello di guardia.
L'ultimo caso, come detto, si è verificato, nei giorni scorsi, ad Aquileia, alle foci del fiume Natissa, dove è stato trovato morto un cigno reale. L'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie di Padova, sede del Centro di referenza nazionale, ha confermato che si tratta di virus influenzale tipo A, sottotipo H5N5.
Nei giorni scorsi, una canapiglia, anseriforme della famiglia degli Anatidi, era stata trovata morta nella laguna, verso Monfalcone.
Gli altri due animali affetti da aviaria, due fischioni selvatici, erano stati rinvenuti, lo scorso mese di dicembre, nella valle Artalina, di proprietà del Comune di Grado ma in concessione alla Cooperativa pescatori. Anche in questo caso le analisi avevano confermato che si tratta di virus ad alta patogenicità. Tra gli allevatori c'è preoccupazione.
La polizia municipale di Cervignano fa sapere che saranno intensificati i controlli. «Nei prossimi giorni - conferma la comandante, Monica Micolini - la polizia locale effettuerà sopralluoghi all'interno degli allevamenti avicoli per informare gli allevatori in merito ai contenuti delle ordinanze, pubblicate all'albo pretorio dei Comuni interessati».
Come detto, si allarga la lista dei Comuni che, su indicazione della Direzione della struttura complessa di sanità pubblica veterinaria dell'Aas 2 Bassa friulana Isontina, hanno emesso un'ordinanza in base alle quale nelle aziende avicole commerciali e rurali devono essere adottate misure di biosicurezza al fine di evitare i contatti tra volatili domestici e selvatici.
«Confermo che c'è stato un nuovo caso alle foci del Natissa - dichiara Francesco Lovaria, direttore della Sanità pubblica veterinaria dell'Aas 2 Bassa friulana Isontina, che sta seguendo in prima persona l'emergenza -. Le ordinanze sono state estese anche ad altri Comuni.
Alla luce dei focolai che si sono verificati in Veneto ho ritenuto opportuno preparare un'informativa per i nostri allevamenti, per raccomandare la massima allerta.

Se il virus entra all'interno degli allevamenti industriali significa che c'è stato qualche errore nella prevenzione e scarsa attenzione per quanto concerne la disinfezione e gli aspetti sanitari. Quello che preoccupa di questo virus è l'alta patogenicità. La mortalità è molto elevata».


I cittadini di Forni di Sopra portano cibo alla volpe cittadina

Gennaio 2017
La volpe passeggia ogni sera in paese
Forni di Sopra: è ormai diventato un appuntamento fisso I cittadini le portano il cibo, che l’animale nasconde



FORNI DI SOPRA. Oramai è diventato un appuntamento costante. Ogni sera, all’imbrunire un bell’esemplare di volpe adulta fa capolino nel centro di Vico. «A mi sumea miestia (mi pare addomesticata)» azzarda più di un cittadino, ma forse è lei, la scaltra volpe, che ha addomesticato i fornesi e i curiosi che arrivano in piazza per vederla.
Sono in molti a portare un pezzo di pane e un po’ di carne: lei si avvicina, incurante della gente, prima annusa, quindi si impossessa del cibo. Non viene sempre consumato sul posto, segno che è ben nutrito. L’animale si incammina sull’altro lato della strada, scava nel terreno e vi nasconde il boccone, in attesa di tempi più grami.
Da diversi giorni la volpe, dall’apparente età di 4 anni, si aggira indisturbata per il centro di Vico. In molti accorrono muniti di telefonino o macchine fotografiche per immortalarla. Come una star del cinema, la volpe si concede ai flash, molto probabilmente attratta dal cibo che le viene offerto.
Non è la prima volta che degli animali selvatici transitano per il paese. Di incontri ravvicinati con caprioli e volpi si hanno diverse testimonianze negli anni. La più famosa rimane forse Romina, una volpe che per anni si aggirava prima nei dintorni dei ristoranti, in cerca di rifiuti commestibili, poi aveva iniziato a non temere più l’uomo entrando direttamente in alcuni ristoranti mentre la gente cenava.
«L’ho avvicinata sino a un metro – ha detto il sindaco Lino Anziutti che l’ha fotografata – è stata una grande emozione. Queste presenze dimostrano la valenza naturalistica del paese e il rapporto che i residenti, fornesi e turisti, hanno con il territorio».

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Sentenza a Udine: i cagnolini restano a chi li aveva adottati dopo il sequestro

Gennaio 2017
Udine, i cagnolini restano a chi li aveva adottati dopo il sequestro
Si è conclusa così una vicenda iniziata sei anni fa, quando quei cuccioli trovati su un furgone e sequestrati dalla Polstrada di Amaro erano stati affidati a venti famiglie friulane e il conducente accusato di maltrattamenti

UDINE. I cani restano nelle famiglie che li avevano adottati in cambio di un rimborso spese simbolico. Si è conclusa così una vicenda iniziata sei anni fa, quando quei cuccioli trovati su un furgone e sequestrati dalla Polstrada di Amaro erano stati affidati a venti famiglie friulane e il conducente accusato di maltrattamenti.

Lotta alla tratta dei cuccioli: record di sequestri in Fvg
Controlli sempre più stringenti: la rotta criminale si sposta verso la Puglia. I dati al convegno Lav: 8 mila ingressi illeciti al mese, business da 300 milioni

«Le condizioni in cui erano quei cuccioli non erano compatibili con la loro natura». Nell’aprile del 2011, quelle famiglie avevano accolto i batuffoli stremati nelle proprie case, li avevano accuditi, affidati alle cure dei veterinari.
L’anno scorso, però, il Tribunale di Udine ha assolto l’uomo nel cui furgone erano state trovate le bestiole. Morale: cinque anni dopo, i cani andavano restituiti. Per quell’uomo, che ne trasportava 72 di molte razze, in un viaggio partito dalla Slovacchia e diretto a Marzano, in provincia di Pavia, dove la moglie ha un negozio e un allevamento, le accuse erano, appunto, di detenzione di cuccioli in condizioni incompatibili con la loro natura.
L’uomo era stato fermato dalla Polstrada all’altezza di Gonars per un normale controllo, ma quando il personale di polizia ha aperto il portellone ha trovato le gabbiette di cuccioli, alcuni allo stremo delle forze: più di uno non ha superato lo stress di quel viaggio.

Perchè assolto? Mancavano elementi tecnici per confermare che i cani stavano male e così il Tribunale aveva disposto la restituzione dei cani: da passaporto erano chihuahua, pinscher ed epagneul nano continentale papillon, ma secondo le perizie dei veterinari della parte ricorrente erano, in realtà, meticci.
Lo scorso ottobre, tutte le famiglie erano state invitate a presentarsi alla Polstrada di Amaro per restituire al proprietario i cani ormai cresciuti e affezionati. Un’ingiustizia che gli affidatari non potevano accettare e per questo si rivolsero agli avvocati Lara Melchior di Udine e Alessandra Marchi di Pordenone.

«Ci siamo immediatamente opposte alla restituzione – spiegano gli avvocati Melchior e Marchi – , ottenendo un’udienza a dicembre».
Dopo aver trattato giudizialmente le loro ragioni, la scorsa settimana gli avvocati di entrambe le parti, «grazie al decisivo intervento del pubblico ministero Marco Panzeri – continua l’avvocato Melchior – e del giudice Roberto Pecile, siamo arrivati a una transazione: in cambio di un simbolico rimborso spese i cani resteranno nelle rispettive famiglie che, ora anche ufficialmente, ne diventano proprietarie.
C’è un vuoto normativo importante che riguarda la sorte degli animali sequestrati – proseguono i legali – : sia perchè la soluzione di casi simili può arrivare dopo molti anni, sia perchè è legata alla sensibilità nei confronti del benessere delle bestiole.
La legislazione considera il sequestro di animali come sequestro di cose, ma sequestrare un tavolo o un cane (vale anche per altri animali) non è la stessa cosa. Disporre la restituzione di un tavolo dopo dieci anni non stravolge la vita, come invece farebbe per animali e padroni».
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In prossimità delle aree urbane gli animali selvatici hanno maggiore tranquillità

Gennaio 2017
Una colonia di conigli sui colli di San Daniele
Nel parco sopra la città è stata avvistata una dozzina di bestiole domestiche Tornano a farsi vedere le lepri, anche in prossimità del centro storico


SAN DANIELE. Lepri sul colle di San Daniele. Ma a quanto pare anche semplici conigli. Nel parco che sovrasta la città nelle giornate di freddo intenso sono tornate a farsi vedere le lepri: si tratta di animali con il quale i sandanielesi di quell’area convivono da molti anni. Secondo quanto riferito dal direttore della Riserva di caccia di San Daniele Franco Miconi si tratterebbe di animali selvatici che frequentano abitualmente il polmone verde del centro città anche quando il clima non è rigido. «Le lepri – spiega il direttore Miconi – arrivano dalla campagna sottostante, dormono sul colle e cercano cibo nell’area lì attorno».
C’è chi parla però anche della presenza da qualche anno di una piccola colonia di conigli selvatici originata da un animale domestico fuggito da qualche abitazione. La piccola colonia, una dozzina in tutto, secondo quanto riferito da chi conosce bene l’area, avrebbe costruito la propria tana nei pressi di un’area cementata posta nei pressi del colle. «Non ho notizia della presenza di conigli domestici o selvatici», riferisce Stefano Filacorda, ricercatore del Dipartimento di scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’Università di Udine. Pur trattandosi di animali non dannosi come potrebbero essere le nutrie, «animali introdotti in un ambiente naturale non sono mai un elemento positivo».
Nonostante il parco si trovi nel centro del paese, l’area dal quale gli animali selvatici accedono è attraversata da poche strade comunali. Ciò dunque permette agli animali in cerca di cibo di arrivare con relativa facilità al parco del castello. «Secondo quanto mi risulta – continua Miconi – le lepri vanno a dormire nell’area di Villa Serravallo». « È molto frequente che in aree come la sommità del colle di San Daniele si insedino animali selvatici – spiega ancora Filacorda -. Paradossalmente in  prossimità delle aree urbane gli animali selvatici hanno maggiore tranquillità: non c’è il pericolo dei predatori, non ci sono cani da caccia e non vi è nemmeno attività agricola».
Secondo il ricercatore friulano, poi, assieme alle lepri non c’è da farsi meraviglia se si vedono dei caprioli: «anche questi animali scelgono da tempo di stabilirsi in aree come il parco di San Daniele – spiega – in quanto trovano facilmente cibo e sono relativamente poco disturbati».
Ultimamente non risultano avvistamenti di caprioli ma, oltre alle centinaia di scoiattoli che popolano l’area, solo le lepri. «La sommità del colle di San Daniele – spiega ancora Filacorda – si affaccia sulle campagne

di Majano: da qui è dunque logico che vi possano accedere animali selvatici». Quanto alla collina di San Daniele, secondo quanto riferito dal ricercatore, «vi sarebbe un toponimo che indica come, in epoca medioevale, ci sarebbe stata la presenza del lupo».
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Basaldella - Giulio, il pincher ucciso dal husky di una ragazza che è fuggita via

Gennaio 2017
Udine, cane senza guinzaglio morde un pensionato e sbrana il suo meticcio
L’episodio è avvenuto a Basaldella, vicino al parco di via Julia. Lo racconta un settantenne che si è rivolto a un avvocato


UDINE. Era uscito a fare una passeggiata con il cagnolino, come ogni giorno, ma è tornato a casa ferito e senza la sua amata bestiola. Un cane di taglia più grande prima ha azzannato al collo e ucciso il piccolo meticcio e poi lo ha morso alla mano visto che lui, con un gesto istintivo, aveva tentato di salvare il suo “Giulio”.
È ciò che è accaduto a un pensionato settantenne che abita a Basaldella di Campoformido, alle porte di Udine.
L’uomo, come lui stesso riferisce, stava camminando in una zona di campagna adiacente al parco di via Julia: «Ad un certo punto – spiega – Giulio si è trovato di fronte a un animale più grande che sembrava un husky ed era libero, la giovane proprietaria si trovava a pochi metri.
Improvvisamente il cane più grande si è avventato sul mio e poi si è rivolto contro di me. Nel frattempo – prosegue – la ragazza ci ha raggiunti, ha agganciato il guinzaglio al collare ed è corsa via con il suo husky. Forse per lo spavento, mi è venuta una crisi d’asma e mi era caduto anche l’apposito medicinale.
Per fortuna mi ha soccorso un passante che non si trovava molto distante e che ha assistito a tutta la scena. Per il morso sono stato medicato al pronto soccorso e ho avuto sei giorni di prognosi. Ma ciò che ora mi preoccupa – conclude – è che sia successo tutto a pochi metri da un parco giochi frequentato da molti bambini».
Il pensionato e la moglie vivevano da otto anni con Giulio, un cagnolino tipo pincher considerato «uno di famiglia».
«In paese tutti lo conoscevano – sottolinea l’uomo –, era un “personaggio”, avremmo voluto invecchiare con lui. Quando ho raccontato l’accaduto tanti si sono commossi». «Proprio così – confermano le dottoresse Maria Cristina Riva e Chiara Adorini dell’omonimo studio veterinario di Pozzuolo del Friuli –, era un cane buonissimo che, convivendo con una famiglia molto affettuosa, mostrava spesso comportamenti quasi umani.
Noi purtroppo quel giorno non abbiamo potuto far altro che constatare il decesso. Dagli accertamenti diagnostici è poi emerso che Giulio aveva il collo spezzato ed era stato soffocato».
Ora della vicenda si sta occupando l’avvocato udinese Paolo Viezzi su incarico dei coniugi di Basaldella. «Sto preparando una circostanziata denuncia per quanto riguarda i profili penali – chiarisce –, sarà presto sui tavoli della Guardia forestale regionale. Inoltre, ci saranno segnalazioni agli enti competenti per gli aspetti sanzionabili in via amministrativa.
Saranno le autorità a valutare l’accaduto, ma di certo è vietato lasciare i cani liberi su terreni di terzi, lo stabilisce anche il Regolamento sul benessere animale recentemente approvato dalla Regione Friuli Venezia Giulia».
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Infrangono il Codice della strada italiano che prevede l’obbligo di fermarsi in caso di incidente con un animale

Gennaio 2017

Codice della strada in Italia:
Il mancato soccorso di un animale dopo un'incidente automobilistico prevede sanzioni che vanno da 400 a oltre 1.500 euro.


FORNI DI SOPRA
Capriolo muore investito da un’auto
La bestiola, dopo l’incidente, si era rifugiata in un giardino a Cianeit


FORNI DI SOPRA. Hanno tentato fino all'ultimo di salvare la vita a un giovane capriolo, di solo un anno, trovato ferito nei pressi dell’abitato di Cianeit, a nord dell’abitato di Vico. Gli uomini del Corpo forestale regionale sono stati chiamati ad intervenire ieri mattina da un residente che ha notato, nascosto sotto un cespuglio in un giardino. Sulla neve evidenti alcune tracce del passaggio di animali e del sangue. In un primo momento si ipotizzava un’aggressione all’ungulato da parte di una volpe o di un cane, le cui tracce erano visibili sulla neve.
A un controllo più accurato è emerso che l’animale era stato investito da un’automobile mentre si trovava sulla strada comunale. La bestiola, dopo aver trascorso la notte dormendo al riparo del freddo accanto a un garage prossimo alla strada, deve aver tentato, forse spaventata dal rumore del motore, di allontanarsi, finendo però nella direzione sbagliata, verso la strada. Dopo l’investimento il capriolo si è allontanato in direzione dei cespugli dove ha cercato un riparo sicuro. L’animale aveva riportato una grave ferita ad una zampa, completamente dilaniata dalle ruote dell’automobile. Quando gli uomini della forestale lo hanno raggiunto, il capriolo era ancora in vita. Spaventato ha posto poca resistenza mentre veniva recuperato e trasportato al centro di recupero della fauna selvatica di Tarvisio. Purtroppo quando la bestiola è arrivata in paese nella sede della forestale, ci si è accorti che era morto per le ferite riportate.

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Volpe investita, i passanti chiamano i soccorsi
Mereto di Tomba, il conducente non si è fermato: l’animale si è trascinato sul ciglio nascondendosi nei campi


MERETO DI TOMBA. Una volpe, ignara del pericolo che stava affrontando, attraversa la strada nei pressi di una rotonda quando un’automobile se la trova davanti all’improvviso e la investe.
Chi è alla guida non si ferma a soccorrere l’animale e prosegue la sua corsa.
Alcuni automobilisti, sopraggiunti poco dopo l’impatto, notano l'animale accucciato in mezzo alla strada, visibilmente ferito.
Ben sapendo che proprio la volpe può essere una portatrice di un virus molto pericoloso per la salute che è la rabbia, le persone non si avvicinano, ma allertano i soccorsi.
Vedendo avvicinarsi i fari di altre vetture, la volpe impaurita si trascina a stento sul ciglio della strada.
Da chi passava in macchina (una decina quelle che si erano fermate per capire che cosa era accaduto) è stata chiamata la Polizia stradale di Udine, la Forestale di Coseano e i soccorsi veterinari.
Il fatto è accaduto verso le 18.30 di sabato scorso a Mereto di Tomba, in prossimità della rotonda nuova che si innesta all’ingresso di una azienda attiva nel settore farmaceutico.
Fatto sta che quando sono arrivati i soccorsi la volpe, nonostante le ferite riportate, era sparita nell’oscurità della campagna.
Non è la prima volta che una volpe viene avvistata in questi giorni nella zona, in questo momento di siccità forse gli animali selvatici sono in cerca di acqua da bere.
L’habitat naturale delle volpi sono i boschi e anche le campagne coltivate a ridosso delle abitazioni.
Il nuovo Codice della strada decreta l’obbligo di fermarsi in caso di incidente con un animale ed equipara lo stato di necessità di trasporto di un animale ferito come per

una persona con l’utilizzo di sirena e lampeggiante per ambulanze veterinarie e mezzi di vigilanza zoofila.
Per animale viene intesa qualsiasi specie domestica, randagia o selvatica. Il mancato soccorso è punibile con sanzioni che vanno da 400 euro circa fino a oltre 1.500 euro.
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Nel canile convenzionato col Comune di Udine una trentina di cani attendono di essere adottati

Gennaio 2017

Trenta cani cercano casa e per una decina di loro è previsto anche un incentivo da parte del Comune. Si tratta di 677 euro annuali da corrispondere ogni tre mesi per una durata di cinque anni alla famiglia o al singolo che deciderà di portarsi a casa uno degli amici a quattro zampe, tra quelli adulti o più anziani, dai canili convenzionati.
Attualmente sono una trentina gli animali ricoverati nelle strutture di via Gonars e a Porpetto in attesa di un nuovo padrone e i più bisognosi sono La Fayette, che non è mai uscito dal canile, Tuks, con problemi di otite, Higia, un pastore tedesco, docile e affettuosa, Ranger che assomiglia a un beagle e ha un piccolo problema all’occhio, e Milky, un meticcio misto labrador giovane e robusto. Per la custodia e il mantenimento dei cani ospitati nelle strutture la spesa annuale ammonta a circa 50 mila euro, a cui vanno aggiunti i costi per la cura e l’assistenza veterinaria. Rispetto a qualche anno fa, quando le presenze ospitate al canile raggiungevano anche il centinaio – informano all’anagrafe canina cittadina – i numeri non sono così elevati: nel corso degli anni i cani ritrovati e non restituiti ai proprietari sono progressivamente diminuiti grazie all’applicazione dei microchip e alla gestione informatizzata della banca dati anagrafe canina.
«Tuttavia rimangono a carico della comunità i cani recuperati sul territorio che non sono stati regolarmente iscritti in violazione delle normative – osserva l’assessore con delega alla Tutela degli animali Cinzia Del Torre – e quelli ai quali i proprietari hanno dovuto rinunciare per gravi motivi». Nel corso del 2015 sono stati recuperati dall’Azienda sanitaria 196 cani di cui 160 sono stati resi ai proprietari e i rimanenti trasferiti nei canili rifugio, mentre lo scorso anno «abbiamo affidato 32 cani e per la maggior parte si è trattato di esemplari abbastanza giovani, mentre purtroppo la richiesta di cani adulti o di taglia grande rimane ancora un evento eccezionale», segnala l’assessore.
Proprio per questo motivo il Comune assegna un incentivo economico a chi intende adottare un cane, e per coloro i quali fossero interessati è possibile fare riferimento all’ufficio Tutela animali d’affezione di via Savorgnana o consultare il sito internet dedicato. «Le adozioni di cani anziani sono piuttosto rare – sintetizza Cinzia Del Torre – anche se questi animali possono dare ancora molto. Affinché l’adozione vada a buon fine la scelta dovrà essere attenta, legata alle esigenze della famiglia ma anche del cane – spiega l’assessore – o si rischia di andare incontro all’infelicità di animale e padrone. Fatte

queste valutazioni – aggiunge –, gli animali possono veramente rallegrare la vita di una persona e Udine si conferma una città sensibile verso questi amici speciali, non solo cani ma tutti gli altri animali d’affetto, che sono numerosissimi».
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Registrati e microchippati 9.500 cani nel Comune di Udine. Un cittadino udinese su dieci possiede un cane

Gennaio 2017
Un udinese su dieci possiede un cane. Nel capoluogo friulano gli amici a quattro zampe registrati all’anagrafe canina sono circa 9.500, in linea con le altre città italiane. Poi ci sono gatti, tartarughe, conigli, canarini e furetti.
Che i friulani, come il resto degli italiani, non rinuncino a prendersi cura di un animale domestico, compagnia che buona parte degli anziani ritiene insostituibile, non è un mistero, tanto che i dati su scala nazionale parlano di 60 milioni di animali d’affezione divenuti a tutti gli effetti componenti della famiglia.

Il rapporto Assalco, l’Associazione nazionale per le imprese per l’alimentazione e la cura cura degli animali da compagnia, e Zoomarket 2016 suddivide la popolazione di questi amici speciali in 29,9 milioni di pesci che nuotano negli acquari delle nostre abitazioni, 12,9 milioni di uccellini e 3,2 milioni tra piccoli mammiferi, roditori e rettili. Ma la parte del leone la fanno, come sempre, cani e gatti che nella penisola raggiungono i 14,4 milioni. I gatti sono un po’ di più, quasi sette milioni e mezzo, mentre i cani si fermano a sette milioni.

Quanto costa un cane
Giochi, coccole e carezze, ma anche costi. Sì perché mantenere un animale significa anche andare incontro a un impegno economico da non sottovalutare. Mediamente si spende 40-50 euro al mese per un cane di taglia medio-piccola, per arrivare a 100-120 euro per uno di taglia grande. Nel 2015, il mercato dei prodotti per l’alimentazione dei cani e gatti in Italia ha sviluppato un giro d’affari di 1.914 milioni di euro per un totale di 551.200 tonnellate commercializzate, con un incremento del fatturato del 4,1 per cento rispetto allo scorso anno.
Oltre al cibo, si aggiungono spese per il veterinario, accessori e vari prodotti. Ma sostenere questi costi, assicura chi ha in casa un animale, vale sicuramente la pena, a fronte del benessere e lo stile di vita sano che gli amici a quattro zampe sono in grado di regalare. Occuparsi di una bestiola che ricambia le attenzioni, come sottolinea il responsabile del canile pubblico e dell’anagrafe canina Stefano Brisinello «fa bene alla salute».
La pet therapy
«È risaputo che gli animali fanno bene alle persone sole, in termini di compagnia, ma anche sul piano relazionale che si instaura con il padrone: sono un valore aggiunto alla famiglia – spiega Brisinello –. Gli animali sono parte attiva della relazione e i fattori benefici sono numerosi. Bisogna solo stare attenti a non assecondare comportamenti patologici: in quel caso – prosegue –, va richiesto l’intervento dell’educatore o del veterinario per risolvere questi difetti di relazione». Anche la Regione definisce e promuove la terapia e l’attività assistita con gli animali, riconoscendone il valore riabilitativo.

Attraverso attività ludico-ricreative e con l’ausilio degli animali, si stimola il paziente a livello motorio e psicologico, permettendogli di assumere il ruolo di protagonista dell’interazione partecipando attivamente al processo riabilitativo e tali attività possono essere praticate nelle strutture sanitarie pubbliche e private, centri di riabilitazione, centri residenziali e semi-residenziali sanitari, case di riposo, centri diurni, scuole di ogni ordine e grado, istituti di detenzione, comunità di recupero, centri privati, fattorie didattiche e sociali o centri gestiti da cooperative sociali.

Se anche cani e gatti non rivestono più il semplice ruolo che un tempo occupavano nelle famiglie e sono oggi membri del nucleo a tutti gli effetti, è importante non scordarsi che si tratta pur sempre di animali e che non vanno "umanizzati" eccessivamente. Inoltre, prima di regalare un cucciolo, suggerisce sempre il veterinario, occorre informarsi e soprattutto sondare la disponibilità delle persone ad accettare l’impegno che ne deriva ad allevarlo. «È il caso degli anziani, ai quali spesso i figli, vedendoli soli, regalano un cane – osserva Brisinello –: non è detto che rappresenti sempre un piacere.

Si tratta di una scelta ponderata e condivisa e magari un cucciolo vivace per un anziano è più difficile da gestire rispetto a un cane adulto, che può avere ritmi più simili a quelli di una persona in età avanzata e ha una personalità già formata. Si affezionerà comunque». Non va dimenticato, infine, che mentre i gatti sono più indipendenti ed emotivi, e quindi tipo di relazione è diversa, il cane ha bisogno di una gerarchia e di riconoscere un leader per essere più gestibile. «Prima di scegliere un cane occorre informarsi: non è solo una questione estetica – conclude Brisinello –, ogni razza ha tendenze ed esigenze ben definite e bisogna esserne consapevoli».
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