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Orso del tarvisiano muore investito in Austria


Ottobre 2017


Immagine tratta dal Web
Si tratta senz'altro di un plantigrado noto, definito per il suo codice genetico Gen04-E e presente nella foresta di Tarvisio da oltre 15 anni. L'orso non è sopravvissuto all’impatto con  un furgone morendo a poca distanza da dove era stato investito. Il test del Dna stabilirà l'esatta identità del “vecchio amico” seguito, osservato e studiato da oltre un decennio da Paolo Molinari, noto ricercatore di Tarvisio e coordinatore del progetto Life DinAlpBear per la nostra regione.
FONTE: Messaggero Veneto

Decidono di salvare i quattro gelsi ultracentenari


Ottobre 2017
Gelso di casa 

CORNO DI ROSAZZO (Udine)


Nessuno se l’è sentita di abbatterli
Il Re gelso e altri tre imponenti e bellissimi Principi, tutti ultracentenari, sono salvi e hanno trovato un nuovo collocamento. L'espianto dei quattro gelsi si è reso necessario per permettere dei lavori di messa in sicurezza della carreggiata, e per la costruzione delle piste ciclo-pedonali.
Da sempre il gelso o “morâr” costituisce un simbolo di una storia economica e sociale.
FONTE; Messaggero Veneto


LEGGI: I monumenti verdi protetti in regione (In Fvg un centinaio di alberi salvaguardati)



La migrazione degli ibis fuggiti dall'Oasi friulana

Ottobre 2017
Sono sei gli ibis fuggiti dall’Oasi Due i dispersi
Fagagna: una coppia sarà riportata dai volontari Intanto Iris finisce anche sui giornali di Malta

FAGAGNA. Dopo il ritorno a casa di Iris, ora all’Oasi di Fagagna cresce l’attesa per l’arrivo di altri due esemplari, Bob e Alvin, recuperati in gravi difficoltà dai ricercatori dell’Università di Napoli. Secondo quanto riferito dal presidente dell’Oasi Enzo Uliana, gli Ibis imprintati che si sono uniti al gruppo di selvatici migrati verso sud sarebbero stati ben sei. Assieme a Iris e alla quindicina di ibis nati tra aprile e maggio di quest’anno, a settembre hanno spiegato le ali verso Sud anche Ren, Rico, Max, Bob e Alvin. Rispetto a Iris, arrivato fino a Malta senza aver riportato gravi conseguenze, agli altri è andata peggio: il corpo senza vita di Ren è stato trovato in Calabria.

Nessuna notizia di Rico e Max che risultano al momento dispersi. Bob e Alvin, anche loro come gli altri migratori, sono stati recuperati dai ricercatori dell’Università di Napoli uno ferito e l’altro allo stremo delle forze. Bob è già stato operato in una clinica veterinaria campana per estrarre i pallini di piombo ritrovati sul suo corpo, per Alvin è stato necessario un trattamento ricostituente.

Ora i due stanno ricevendo le ultime cure e poi saranno anche loro rimandanti all’Oasi di Fagagna. Iris intanto, dopo il ritorno in aereo, è già tornato in piena forma. Lui non lo sa ma, nei giorni scorsi è stato sotto i riflettori. L’Ibis eremita friulano infatti a Malta si era stabilito nei pressi di un campo di calcio e non era passato inosservato tanto che i media dell’isola gli hanno dedicato ampio spazio. L’edizione maltese dell’Indipendent ha titolato “An Italian fugitive in Malta: The incredible story of Iris, the hand-reared Bald Ibis from Udine” (Un fuggitivo italiano sull’isola di Malta: l’incredibile storia dell’Ibis eremita di Udine, ndr). Una particolare simpatia quella suscitata dal pennuto che, grazie all’imprinting, risulta affettuoso e docile come un qualsiasi gatto domestico.

 E il merito di aver reso Iris così dolce è stato della sua “mamma adottiva” Nicole D’Amicis, dell’Università di Bologna. «Stavolta – spiega Uliana – i nostri ibis viaggeranno in auto: due dei nostri volontari partiranno per Napoli per andare a prenderli».

FONTE: Messaggero Veneto

Ibis emigra, si perde a Malta e ritorna a Fagagna in aereo
L’avventura di un volatile dell’oasi dei Quadris, cresciuto fin da piccolo assieme all’uomo Nell’isola rischiava di essere ucciso dai bracconieri: gli animalisti l’hanno rispedito a casa

FAGAGNA. Iris è tornato a casa. In aereo. Mercoledì Iris, uno degli ibis “imprintati” nell’ambito del progetto di reinserimento attuato in collaborazione con l’Università di Udine all’Oasi dei Quadris, ha fatto ritorno in terra friulana dopo una “gita” fuori programma a Malta. L’esemplare di ibis eremita, specie che rischia l’estinzione, fa parte di quel gruppetto di piccoli che ogni anno vengono tolti dal nido poco dopo la schiusa e fatti crescere da studenti universitari per abituarli alla presenza dell’uomo così da poterli studiare e conservare.

Pur essendo stato “trasformato” dall’uomo da selvatico a domestico, non ha resistito al richiamo dell’istinto e si è unito al gruppo dei suoi simili selvatici e ha migrato verso sud. Ma mentre il gruppo di selvatici, una ventina, dall’esterno dell’Oasi di Fagagna, dove vivono, non ha avuto difficoltà a raggiungere il sud Italia (Campania e Calabria prima e Sicilia poi), Iris ha deciso di fare di testa sua: si è staccato dal gruppo intenzionato a varcare i confini del Belpaese, per raggiungere l’Africa. Alcuni giorni fa il giovane pennuto è stato avvistato a Malta.

«Iris è ritornato sano e salvo a Fagagna dopo la permanenza di alcuni giorni a Malta – spiega Dima Lauzzana, volontaria dell’Oasi – . A Malta Iris si era trovato al sicuro: della sua presenza si erano accorte alcune associazioni ambientaliste, volontari e fotografi che lo tenevano sotto osservazione. Perfino i cacciatori dell’isola lo avevano preso in simpatia e avevano a cuore la sua sicurezza». A Malta però c’è un’alta percentuale di bracconieri: molti ogni anno gli esemplari di ibis e cicogne che in quell’isola vengono impallinati. «Un altro grosso rischio – prosegue Lauzzana – è che Iris, seguendo il suo istinto primordiale, proseguisse il suo viaggio verso l’Africa, dove un giovane ibis da solo e per giunta imprintato, che quindi si lascia avvicinare facilmente dall’uomo, avrebbe fatto sicuramente una brutta fine. Pertanto, su nostra richiesta, l’associazione BirdLife Malta ha provveduto a catturarlo e a tenerlo al sicuro in una voliera in una delle loro riserve naturali fino al momento della “spedizione” in Italia». In una gabbietta, provvisto di acqua e cibo, Iris è stato imbarcato a Malta destinazione Linate: «Il costo del biglietto, circa 300 euro – spiega Enzo Uliana, presidente dell’Oasi –, è stato anticipato dall’associazione maltese, noi abbiamo pagato i 40 euro di spese doganali e provvederemo a rimborsare il biglietto aereo. Mercoledì sera due nostri volontari si sono recati a Linate per recuperare Iris

 che ora si trova a Fagagna. Presto – conclude Uliana – ci saranno spediti dall’Università di Napoli anche Bob e Alvin: si tratta di due Ibis non imprintati partiti da Fagagna, recuperati dagli studiosi dell’ateneo, uno colpito da una fucilata e uno trovato stremato dopo il lungo viaggio».



FONTE: Messaggero Veneto

Elisio, l'orso nuotatore, ritorna in Carnia dopo la disavventura in Slovenia

Ottobre 2017
Travolto da un treno, l'orso lascia la Slovenia e torna in Carnia
L'animale ha attraversato a nuoto il lago di Cavazzo. Il ricercatore dell'Università di Udine conferma: ha seguito il percorso dell'andata


Ecco Elisio, il coraggioso orso-viaggiatore: attraversa il lago per arrivare in Slovenia
Ha 4 anni, pesa 131 chili ed è uno degli orsi che popola i boschi del Friuli Venezia Giulia. Ma Elisio ha una marcia in più. Secondo i ricercatori dell'università di Udine che gli hanno messo il collare con il geolocalizzatore, Elisio è partito dalla Carnia per arrivare in Slovenia. Nel tragitto ha attraversato il lago di Cavazzo ed è stato travolto da un treno a Tolmino (Slovenia). Nulla di grave per l'animale che ha ripercorso al contrario la strada che ha fatto all'andata. Nel frattempo in sua assenza gli studiosi hanno individuato un "sosia" che mangia nello stesso punto in cui i ricercatori sono abituati a vedere il giovane orso - L'articolo

UDINE. Investito da un treno in Slovenia, l’orso Elisio ripercorre a ritroso la strada che aveva seguito per varcare il confine: riattraversa il lago di Cavazzo Carnico a nuoto e ora gira tranquillo sulle montagne della Carnia . Si trova tra Forni di Sopra e Sauris. Il plantigrado catturato a Verzegnis lo scorso giugno dagli studiosi dall’università di Udine, coordinati dal ricercatore Stefano Filacorda, ha vissuto una brutta avventura e, memore delle settimane trascorse nella tranquillità della Carnia, ha deciso di tornare sui suoi passi. Dal punto di vista scientifico la storia è interessante perché conferma la capacità degli orsi di «memorizzare – lo sottolinea Filacorda – i tragitti per trasferirsi da un luogo all’altro».


Il 26 agosto quando Elisio ha attraversato per la prima volta il lago di Cavazzo a nuoto, non avrebbe mai immaginato di andare incontro a una disavventura che avrebbe potuto costargli la vita. Giunto sull’altra sponda, il plantigrado, dopo aver superato il parco delle Prealpi Giulie, si è diretto in Slovenia. Era la fine di agosto. Una volta giunto in Slovenia, l’animale ha superato il fiume Isonzo e si è avviato verso la foresta di Trnovo. «Pensavamo – spiega Filacorda – che si unisse al popolo degli orsi sloveni invece, improvvisamente, il 18 settembre è tornato indietro. Il 21 settembre è rientrato in Italia e per qualche giorno è rimasto nella zona di confine». Se non fosse stato per la telefonata ricevuta dai colleghi sloveni, i ricercatori dell’ateneo friulano forse non avrebbero mai trovato i riscontri sull’incidente subito da Elisio.


Il parco delle Prealpi diventa "l'autostrada preferita" dagli orsi per le emigrazioni
Gli animali attraversano le zone poco frequentate dall’uomo per raggiungere Sella Carnizza, Resia e Caporetto
«Il 20 settembre, alle 6, oltre Tolmino, il macchinista ha visto un orso all’ultimo momento e non è riuscito a rallentare. Il convoglio l’ha colpito. L’animale ha fatto tre capitomboli e poi ha proseguito verso i binari». Filacorda ne è certo perché i macchinisti sloveni sono obbligati a segnalare gli incidenti che coinvolgono i plantigradi. Lo prevede il progetto di tutela della fauna selvatica avviato da tempo in Slovenia. «Una volta ricevuta la segnalazione, sono immediatamente intervenuti i cacciatori con i cani per inseguire l’animale. Seguendo le sue tracce, però, i cacciatori si sono ritrovati sul confine italiano». A quel putto tutto è risultato più chiaro: l’orso investito arrivava dall’Italia.


«Qualche giorno fa è stato investito un orso con il collare», questo il tono della telefonata ricevuta a fine settembre dagli studiosi dell’ateneo friulano preoccupati per la sorte di Elisio. Filacorda e i suoi collaboratori hanno iniziato a cercare i riscontri e «incrociando i dati della telemetria e quelli del macchinista tutto coincide: l’orso è stato investito dal treno e la botta l’ha fatto tornare indietro. In tre giorni è rientrato in Italia. Continuando a seguirlo, abbiamo intuito che ripercorreva lo stesso tragitto dell’andata».

Elisio continuava a correre e il 4 ottobre era di nuovo nel parco delle Prealpi Giulie. Qui è stato ripreso dalle fotocamere installate dai ricercatori. «L’orso è passato a Venzone e a Portis, è salito sulla cima del monte Brancot per poi scendere nello stesso punto da dove il 26 agosto aveva attraversato a nuoto il lago di Cavazzo». È entrato in acqua e a nuoto ha raggiunto l’altra sponda. «I punti del Gps non lasciano dubbi: Elisio ha riattraversato il lago di Cavazzo a nuoto. Siamo sicuri al 100 per cento». Filacorda lo ripete per sfatare i dubbi che continuano a far dire a molti che questa storia è incredibile. Dopo la nuotata, Elisio è tornato a Verzegnis e nella valle del Tagliamento. Oggi passeggia tra Forni di Sopra e Sauris.


Ma c’è un altro capitolo di questa storia che ha lasciato senza parole i ricercatori dell’università di Udine. «Il 3 ottobre, intorno alle 2, Elisio è ripassato nel parco naturale delle Prealpi Giulie. Il giorno dopo alla stessa ora e nello stesso punto si è presentato un orso uguale a lui ma senza collare: per un attimo abbiamo temuto che Elisio avesse perso il collare. In realtà era un esemplare uguale, un suo sosia». Altri orsi, oltre a Elisio e a Francesco, l’altro orso della Carnia dotato di collare, popolano i boschi del Friuli. Lo conferma anche l’attacco subito da un’azienda agricola tra Enemonzo e Feltrone, frazione di Socchieve. I dati della telemetria escludono la presenza in quel luogo, nella data in cui è l’orso è entrato in azione, di Elisio e Francesco.




In Slovenia, invece, stanno aumentando gli investimenti degli animali lungo i binari, la statistica parla di 15, 20 incidenti all’anno. «In passato accadeva perché gli orsi andavano lungo la ferrovia a mangiare il mais che perdevano i carri merci sigillati male. Oggi – spiega sempre Filacorda – i carri sono sigillati meglio, ma i caprioli e i cervi continuano ad andare a mangiare l’erba lungo i binari, molti vengono investiti e muoiono. Gli orsi vanno lì per mangiare gli animali morti».

Tutto questo succede mentre l’orso Francesco, diventato una presenza stanziale in Carnia, sta cercando in quota una tana per il letargo dove poter trascorre l’inverno.



FONTE: Messaggero Veneto

Il libro di Menis e Filacorda

Necessaria una rieducazione alla convivenza coi grandi carnivori

Ottobre 2017
Lupi, linci e orsi: una ricchezza da tutelare
Oggi e domani un workshop. L’assessore Santoro: necessaria una rieducazione alla convivenza


VENZONE. I grandi carnivori che attraversano i territori montani, specie da proteggere ma soprattutto da conoscere per una buona convivenza tra uomo e animale. Il tema è al centro di un workshop di due giorni – presentato ieri e in programma dalla mattina di oggi in sala consiliare a Venzone e domani a Lusevera – organizzato dal Parco delle Prealpi Giulie nell’ambito della piattaforma europea sulla consistenza fra uomo e grandi carnivori.

L’iniziativa coinvolgerà tutti gli interessati dai movimenti di questi animali ed è realizzato in collaborazione con la federazione dei parchi europei Europarc, e con quella dei proprietari terrieri europei nell’ambito dei seminari biogeografici di Natura 2000. Quanto si discuterà in questo fine settimana è stato presentato ieri sera all’hotel Carnia alla presenza del sindaco Fabio Di Bernardo e dell’assessore regionale Mariagrazia Santoro. «Ci troviamo – ha detto Andrea Beltrame, presidente dell’ente parco – nel cuore dell’Europa e il nostro è uno dei principali corridoi di accesso di carnivori quali la lince euroasiatica, il lupo e l’orso, specie che rappresentano una ricchezza che vogliamo tutelare. Per farlo è necessario garantire la sicurezza dei cittadini confrontandoci con i portatori di interesse con il fine di evitare i conflitti». Sarà dunque un fine settimana dedicato ad approfondire le caratteristiche di questi animali che stanno ricomparendo in Friuli Venezia Giulia: un esempio è quello del lupo, il cui ritorno è stato favorito dall’abbandono della montagna da parte dell’uomo, dall’aumento delle prede naturali e dalla protezione legale tramite normative nazionali ed europee. Sul territorio alpino si assiste dunque a una ricolonizzazione spontanea di queste specie e nel caso del parco delle prealpi si tratta di un territorio condiviso con quello del Triglav: le due realtà già da tempo collaborano e lo faranno dunque anche in questi due giorni.

«Nell’ambito del programma wolf-life – ha detto Santoro – che stiamo seguendo in questi anni abbiamo avuto diverse segnalazioni di due coppie di lupi che scorrazzano nell’area montana pordenonese. È necessaria una rieducazione alla convivenza». (p.c.)


FONTE: Messaggero Veneto

Forte aumento di vegani in Italia. Attualmente sono un milione e 800mila,

Ottobre 2017

Il 7,6% degli italiani segue una dieta vegetariana-vegana - Rapporto Eurispes 2017 (dati pressoché  in linea con quelli raccolti dall'Osservatorio Veganok) . Il 4,6% si dichiara vegetariano,  il 3% vegano.
Il mercato vegano non riguarda solo gli alimenti ma anche l'abbigliamento, la cosmesi, ecc.
Manca comunque un termine giuridico per la definizione di "vegano". Per ora, per usare il termine Vegan è sufficiente aderire a uno standard etico. Veganok è il più diffuso al mondo con oltre mille realtà certificate  e decine di migliaia di prodotti sia in Italia che all'estero”. 

Essere vegani  non è una moda ma una scelta di cuore spinta dalla compassione per gli animali,  per i deboli e gli indifesi, è una scelta per il rispetto assoluto della vita.


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Il canile comprensoriale si arricchirà di una struttura per gatti e di un cimitero per animali

Ottobre 2017

RIVE D’ARCANO. Implementare le funzioni del canile comprensoriale allargandolo anche ad altri animali d’affezione e realizzare un cimitero per gli amici pelosi.

Per questo è in fase di elaborazione una convenzione tra il Consorzio della Comunità collinare e l’Università di Udine, Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali.

«La convenzione in corso di stipulazione con l’Università – spiega il vicepresidente della Comunità collinare Rudi Bagatto – è indirizzata allo studio delle future potenzialità della struttura. Infatti la Collinare vuole implementare il canile allargando il servizio alla tutela di altri animali da affezione tra i quali prioritariamente i gatti e all’istituzione di un cimitero per gli animali al fine di trovare una soluzione e un luogo tranquillo e immerso nel verde della collina friulana dove poter dare la miglior sepoltura e il giusto riposo ai propri cari e fedeli amici animali, con la possibilità di fare loro visita ogni volta che lo si desideri».

La Comunità collinare del Friuli si occupa di gestire il canile comprensoriale sito nella frazione Arcano Superiore (Rive D’Arcano), garantendo un servizio sociale utile alla collettività e al benessere degli animali.

La struttura, riconosciuta dalla Regione, garantisce il ricovero, la custodia ed il mantenimento dei cani, nonché la gestione sanitaria e l’assistenza veterinaria. Aperta a una quindicina di comuni consorziati, la struttura si propone anche a quei comuni che, ancorché non consorziati, ne facciano espressa richiesta.

«Oltre a questo – spiega ancora Bagatto – si è deciso di destinare una ulteriore parte al servizio di ospitalità a pagamento che organizzato in 53 boxe può accogliere fino ad un massimo di 96 cani.

Per i cani ospiti sono previsti 1.800 metri quadrati di aree sgambamento che verranno ulteriormente ampliate di altri 600 mq. Nell’ottica di un sempre costante miglioramento e cercando di garantire servizi efficienti alla collettività è di prossimo avvio un Reparto sanitario che si occuperà di accogliere cani e gatti del comprensorio collinare per l’opportuno periodo di osservazione sanitaria. La struttura è infatti già seguita da

un responsabile sanitario che si occupa sia dell’assistenza ordinaria che di quella straordinaria».

Gli orari di apertura al pubblico nel periodo invernale (ottobre-maggio) sono dal lunedì al venerdì dalle 14.30 alle 16.30 e il sabato dalle 10 alle 12.

FONTE: Messaggero Veneto


Il macello consortile sarà idoneo anche per ricevere animali provenienti dall’attività venatoria

Ottobre 2017

SAN DANIELE. Dopo 4 anni di stop riprenderà l’attività del macello consortile. Ad annunciarlo il presidente del Consorzio della comunità collinare Mirko Daffarra. «Entro la fine di novembre il macello sarà riaperto – conferma Daffarra –. Grande l’impegno di tutti in Collinare per arrivare a questo risultato. L’auspicio è che ora ci sia una risposta dall’utenza: a quanto ci risulta ci sono realtà che in questo periodo si sono dovute recare per questo servizio fino a Tolmezzo».

A determinare il fermo dell’attività della struttura di via Sottoriva da un lato i lavori di adeguamento edile impiantistico, la correzione del piano di zonizzazione da parte del Comune e, infine, la difficoltà nel trovare un soggetto idoneo a gestire in concessione il servizio di macellazione. Ci sono voluti infatti ben 3 bandi per individuare l’azienda che gestirà il servizio: i primi due bandi emessi dagli uffici della Collinare prevedevano una durata della concessione pari a 6 anni. Con la mancanza di candidati, la durata è stata abbattuta a un anno eventualmente prorogabile. A gestire il macello per il prossimo anno sarà l’azienda Franco Grattel di Cordenons, già gestore del macello di Cordenons: proprio per questo l’azienda è risultata altamente qualificata. La struttura, pensata per una piccola-media utenza, 10-12 capi non di più, ha come obiettivo quello di servire non solo i 15 comuni della Collinare ma anche le macellerie della zona in un’ottica di produzione e lavorazione a chilometro “0”. «Dalla Regione – spiega poi il direttore del Consorzio Gilberto Ambotta – arriveranno anche i fondi necessari, circa 30 mila euro, per effettuare un ulteriore intervento per rendere idoneo l’impianto alla lavorazione delle carni derivanti dall’attività venatoria di animali come cinghiali, caprioli, cervi».

Il macello di via Sottoriva è rimasto chiuso circa due anni per permettere l’esecuzione di interventi di adeguamento per 130 mila euro: interventi di adeguamento al depuratore e alle norme imposte dall’Unione europea sul benessere dell’animale. Terminati i lavori però l’attività non era potuta ripartire per un problema burocratico. Durante la redazione del Piano di zonizzazione acustica comunale, infatti, l’area su cui sorge il macello era stata classificata in classe acustica

2, incompatibile quindi con la presenza di quell’impianto. La questione venne sottoposta dal Consorzio al Comune che ha proceduto ad adottare una variante. Dagli inizi di quest’anno, poi, la pubblicazione di 2 bandi, entrambi andati deserti e, finalmente, l’individuazione del gestore.


04 ottobre 2017

Fonte: Messaggero Veneto

Perdere tre lontre in un anno è un grave danno ecologico

Ottobre 2017

TARVISIO. Nelle settimane scorse nel Tarvisiano sono state rinvenute morte due lontre, travolte dalle auto sull’autostrada nei pressi del capoluogo. Si tratta di animali rari e preziosi per l’ecosistema e tutelati da tutta la legislazione nazionale e internazionale. «Nella Foresta di Tarvisio – spiega il ricercatore faunistico Paolo Molinari – la specie è rappresentata con presenze erratiche da oltre 10 anni, ma solo 3 anni fa per la prima volta è stata documentata la riproduzione. Il piccolo nucleo vitale di Tarvisio è uno dei pochi in Italia e per questo molto prezioso. Purtroppo, la qualità delle acque non basta a far vivere bene questo animale, molte ancora le barriere che ostacolano i suoi movimenti sul territorio e ostruiscono la sua espansione. Muri di contenimento e briglie lungo i fiumi, reti che chiudono strade e autostrade. Ecco che per muoversi nel loro territorio naturale e alla ricerca di nuovi fiumi da colonizzare le lontre devono uscire dai corsi d’acqua, attraversare strade, cercare varchi lungo le recinzioni autostradali con grave rischio d’investimento. Ed è esattamente quanto è successo nei giorni scorsi».

Due individui maschi, uno adulto e uno giovane, a distanza di pochi giorni sono stati, appunto, travolti in autostrada all’altezza di Tarvisio, quando non riuscendo a scavalcare le briglie di cemento nel tratto in cui il fiume è stato messo in sicurezza a protezione dell’autostrada, hanno cercato una deviazione per rientrare nel torrente più a monte. «Nel primo caso – spiega Molinari – l’animale è rimasto folgorato sul colpo dalla violenza dell’impatto. Nel secondo caso era ancora vivo, ma nonostante il rapido intervento sul posto è deceduto poco dopo».

Era intervenuta prontamente sul posto una pattuglia della polizia stradale di Amaro che coadiuvata dal Servizio viabilità dell’autostrada e dei carabinieri forestali era riuscita a recuperare in sicurezza i due animali. Ora non ne restano che le spoglie che potranno fornire utili informazioni biologiche sulla specie. Lo studioso Paolo Molinari, che da anni insieme ai colleghi segue il fenomeno del ritorno della specie in Italia si dice sconsolato.

«Già l’anno scorso era stato investito un esemplare – ricorda –. Perdere tre lontre nell’arco

di tempo di un anno è un danno ecologico enorme. Urge un piano d’intervento. Le opzioni possibili sono diverse, è necessario che quanto prima esperti e enti preposti alla tutela di queste specie si trovino per discutere di possibili soluzioni».

Fonte: Messaggero Veneto

Italia e Austria collaborano per contrastare il traffico illegale di animali da compagnia



Si concretizza il progetto europeo Bio-Crime, sviluppato per contrastare il traffico illegale di animali da compagnia e le problematiche sanitarie da esso generate.
L'obiettivo dell'iniziativa, come ha spiegato l'assessore regionale alla Salute del Friuli Venezia Giulia, Maria Sandra Telesca, è creare "una rete di collaborazione tra Italia e Austria che coinvolga le forze dell'ordine, le magistrature, i servizi veterinari e gli operatori sanitari che operano in questo ambito in entrambi i Paesi".
Il Friuli Venezia Giulia e la Carinzia risultano infatti rotte di transito e di destinazione per il traffico illegale di animali da compagnia. Attraverso i valichi confinari ne passano centinaia, soprattutto cuccioli di cani e gatti, destinati a un mercato nero il cui fatturato, stimato in 300 milioni di euro, è secondo solamente al traffico di droga.
In questi giorni hanno quindi preso il via a Klagenfurt e all'Area science park di Trieste, che coordina le attività formative del progetto, i corsi per pubblici ufficiali e operatori delle forze dell'ordine incentrati su traffico di animali, identificazione e farmaci, procedure investigative e normativa italiana e austriaca, rete internet e deep internet, zoonosi e animal handling, rischio biologico e protocolli di sicurezza.
Inoltre, il 28 ottobre, sempre all'Area science park, la Polizia postale del Friuli Venezia Giulia si confronterà con la direzione della Polizia della Carinzia, mentre per venerdì 29 settembre è previsto un incontro tra magistrati italiani ed austriaci sui sequestri di animali.
Come ha ribadito Telesca, quello della tratta illegale degli animali da compagnia è "un problema che non va sottovalutato perché rappresenta un pericolo concreto per la salute dei cittadini. Oltre a questioni di tipo commerciale ed etico, il traffico illegale di animali comporta un rischio elevato di introduzione di gravi malattie trasmissibili dagli animali all'uomo. Infatti, gli animali comperati sul mercato nero non sono soggetti ad alcun controllo sanitario e possono anche provenire da aree infette".
Concorde il procuratore generale della Repubblica presso la Corte d'Appello di Trieste, Dario Grohmann, il quale ha evidenziato che lo "scambio di informazioni ed esperienze aumenterà la capacità di opporsi a questo traffico che si ripercuote su tante famiglie le quali, inconsapevolmente, acquistano animali con gravi patologie o che hanno subito maltrattamenti. Si tratta quindi di un'iniziativa estremamente positiva e mi auguro che questa collaborazione venga ulteriormente rafforzata".
La console onoraria d'Austria, Sabrina Strolego, ha sottolineato come "l'innovazione si sviluppi anche attraverso questi momenti di scambio, in particolare per un progetto come questo, che tutela le persone e anche gli animali. I trattamenti a cui vengono infatti sottoposti i cuccioli contrabbandati sono spesso terribili e incidono in maniera determinante sulla loro salute, per cui anche loro hanno diritto ad esser tutelati e protetti".


Fonte: Comunicato stampa Giunta regionale Friuli Venezia Giulia