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ABBATTIMENTI D'ALBERI - I COMUNI SI GIUSTIFICANO


UDINE - Intervento per problemi di sicurezza

MARTIGNACCO - Le piante manifestavano sintomi gravi, erano pericolose

CAMPOFORMIDO - Erano diventati troppo grandi e pericolosi

DOPO DUE ANNI L'IBIS EREMITA TORNA A CASA DALLA SARDEGNA



FAGAGNA

L’anno scorso era diventato la mascotte dell’aeroporto di Alghero, ma qualche giorno fa ha lasciato la Sardegna per rientrare nella sua terra. L’ibis eremita 029 è tornato all’oasi dei Quadris di Fagagna dov’era nato nella primavera del 2017.

Il giovane “029” era nato da due ibis evasi dalla voliera che invece di disperdersi erano rimasti nelle vicinanze per poi unirsi alla colonia degli imprintati in una voliera aperta. «Forse dai genitori – raccontano i volontari dell’oasi – “029” ha ereditato l’istinto alla fuga e la voglia di ritornare al luogo di origine. Così a metà settembre 2017, assieme a un gruppo di coetanei, “029” era migrato verso sud. Qualche settimana più tardi era stato avvistato con 14 compagni di fuga, in Calabria a Soveria Mannelli.

CONTROLLATO A DISTANZA LO SCIACALLO DORATO DEL FRIULI VENEZIA GIULIA



UDINE. 
In Friuli il primo sciacallo monitorato con radio collare in Italia. In Europa saranno una decina. Il gruppo di ricerca sulla fauna selvatica coordinato dal ricercatore Stefano Filacorda, ha installato il collare all’esemplare che, alcune settimane fa, era stato investito nella zona del casello autostradale di Gemona. Si tratta di un maschio di circa 11 mesi in cerca di nuovi territori da colonizzare



SOLESCHIANO, PRIMO BORGO VEGANO IN ITALIA


Manzano (Udine)
Ci sono gli animali salvati dal macello, gli stand delle associazioni animaliste, i laboratori per bambini, l’agriturismo vegetariano, gli attivisti di Sea Shepherd, Zero Waste Fvg e di Fridays for Future. E poi ci sono loro, Isabella e Tiziana Pers, che con il “Rave east village artist residency” hanno voluto dar vita al primo borgo vegano d’Italia.Un gruppetto di case immerse nel verde a Soleschiano, a pochi chilometri da Manzano. È qui che si è vissuta una Pasquetta diversa dal solito, all’insegna della condivisione, del chilometro zero, del folk psichedelico e del cibo rigorosamente vegetariano e vegano.«Siamo più anime all’interno del borgo che sposiamo la filosofia biocentrica – racconta Tiziana Pers – e quindi abbiamo pensato di far conoscere questo nuovo percorso con una festa».Un evento riuscito, che ha visto l’andirivieni di persone nell’arco di tutta la giornata, dal momento dell’inaugurazione fino a tarda sera. Tra gli argomenti approfonditi, quelli della difesa della vita marina e dell’ambiente, i mille usi della canapa, la riscoperta di piatti tipici preparati dall’agriturismo Rôl dei Conti di Maniago, la degustazione della birra artigianale a chilometro zero Lippo.«Siamo solo all’inizio – aggiunge –, l’idea è di far diventare questo borgo un luogo ideale per ospitare eventi nell’arco di tutto l’anno. Tutto parte da una mia pratica artistica, in quanto salvo animali dal mattatoio scambiandoli con mie opere d’arte delle medesime dimensioni. Vogliamo portare l’arte contemporanea in dialogo con quella che è la questione animale e come Rave già dal 2011 organizziamo occasioni di incontro e discussione per condividere spazio e tempo con gli esemplari usciti dal mattatoio».Ecco perché passeggiando per Soleschiano è possibile imbattersi in oche, asini o cavalli. «Ne abbiamo salvati circa 200 – raccontano Isabella Pers e Daniele Capra, altri due componenti del Rave Village Non siamo noi a scegliere chi liberare, spesso gli animali ci vengono proposti dai commercianti o dagli allevatori».Spostandosi tra il laboratorio di Isabella e Tiziana e l’agriturismo, si incontra anche il B&B che ha sposato la filosofia veg, dove quindi gli ospiti sanno di non potersi aspettare cibi con una qualsivoglia derivazione animale.«Uno degli obiettivi di questa festa – aggiungono gli organizzatori – è la necessità di porre l’attenzione verso la vita in ogni sua forma, ricercando un nuovo equilibrio uomo-natura. È il punto cardine che l’umanità deve affrontare in questa era storica e geologica per fermare il cambiamento climatico in atto».Nel primo borgo veg d’Italia non mancano la musica, con l’esibizione live de “I Salici”, protagonisti con ballate acustiche, blues ritmati, cavalcate rock, sperimentazioni jazz e contaminazioni etniche, e gli spazi relax. Un borgo a misura di famiglia tra natura, antichi cascinali, animali e un’atmosfera decisamente positiva.«Non salviamo solo gli animali – conclude Tiziana Pers –, ma anche gli alberi: ne abbiamo appena ripiantati due, uno di cachi e un gelso che altrimenti sarebbero stati abbattuti». 
Fonte: Messaggero Veneto

PERCHE' NON DIRE COSA MANGIARE?


Da qualche giorno, a Udine, sono comparsi i manifesti delle associazioni animaliste contro la mattanza degli agnelli per i pranzi pasquali. “Torturato, sgozzato, ucciso. Questa è quella che chiami bontà? Quest’anno a Pasqua scegli di non uccidere. Scegli un menù vegano”. Questo il messaggio stampato sui cartelloni, dove fa bella mostra di sé la foto di un agnellino. In città ne sono stati posizionati 25, da via delle Ferriere a viale Trieste, da via Gorizia a viale Venezia. 

L’iniziativa è delle associazioni Animalisti italiani onlus, Natura e natura-rifugio di Rita e Vittoria for animal rights. «Ci schieriamo contro l’inutile strage degli agnelli per Pasqua – spiega Chiara Vattolo – abbiamo iniziato queste campagne di sensibilizzazione nel 2016, autofinanziandoci, e il riscontro dei cittadini è stato notevole. In tanti ci ringraziano per ciò che facciamo o ci scrivono disperati quando vedono passare i tir carichi di agnelli. Grazie alla accresciuta sensibilità degli italiani – aggiunge – in dieci anni il numero di agnelli uccisi per Pasqua si è dimezzato. Nonostante gli sforzi, tuttavia, si prevede che nei prossimi giorni ne verranno macellati oltre 900 mila, senza contare quelli sgozzati illegalmente».
Da qui l’appello che gli animalisti friulani rivolgono ai ristoratori di Udine, affinché tolgano dai loro menù gli agnelli, come già avviene nei locali vegani. «Non vogliamo dire alle persone cosa mangiare – continua Vattolo – ma invitarle a riflettere su chi hanno nel piatto, perché perpetuare una violenza, seppur in nome di una tradizione, non è più giustificabile. Nessuno vorrebbe intenzionalmente far del male agli animali: allora cominciamo dalla tavola». Una mobilitazione, quella degli animalisti friulani, che oggi coinvolge gli agnelli, ma nel recente passato ha riguardato lo sfruttamento delle mucche da latte e dei maiali.
«I numerosi video in rete, alcuni trasmessi anche nei tg – chiarisce Vattolo – mostrano la realtà: nessuna immagine di verdi prati bucolici bensì di cuccioli strappati alle madri ad appena un mese di vita, stipati su camion a più piani, costretti ad affrontare viaggi estenuanti che si concludono con la morte in un mattatoio, dove belano terrorizzati in attesa del loro turno, legati e sgozzati. Tutto questo in nome di una tradizione che, tra l’altro, è erroneamente associata a quella cristiana». 
Fonte: Messaggero Veneto

A SEGUITO DI SEGNALAZIONI, L'OIPA INTERVIENE


UDINE
Vivevano rinchiusi in box fatiscenti, con cucce ormai logore come unico riparo e le zampe immerse nelle loro stesse deiezioni. Undici cani, di cui quattro cuccioli, sono stati salvati dalle guardie zoofile dell’Oipa in un allevamento abusivo di cani da caccia nella provincia della città friulana. Non c’è stato nulla da fare per un cane, il cui cadavere è stato trovato nascosto sotto una coperta, in avanzato stato di decomposizione.
Fonte: Messaggero Veneto

NINA E LA DIFFICILE GESTIONE DELLA COLONIA FELINA

Udine, 14 aprile 2019

La scomparsa di Nina mi lascerà nel dubbio se a causarla è stato un fatto accidentale oppure voluto. Di certo da più di due anni sto facendo di tutto per proteggere i gatti della colonia che gestisco in base alla normativa regionale. In pratica si è venuta a creare una situazione anomala che impedisce la corretta gestione del gruppo felino.


In qualità di Referente di colonia ho tempestivamente e ripetutamente informato il Proprietario (il Comune) della colonia felina per chiedere di intervenire a tutela dei gatti e della mia persona. Il poco che è stato fatto, a nulla è servito e tutto è finito nel dimenticatoio. Non ho ottenuto nemmeno l'appoggio delle associazioni Oipa e di Vittoria for Animal Rights a cui mi sono rivolta. Stesse risposte da entrambe: "Non è proibito dare da mangiare agli animali.(gatti)". Eppure la nostra Legge regionale n.20/12 dà precise indicazioni al volontario che vuole gestire una colonia felina. Possibile che una persona non autorizzata dal Comune possa intromettersi nella gestione dei gatti e fare tutto quello che vuole? Gettare cibo più volte al giorno ai gatti (in mia presenza e senza la mia presenza) attirandoli e allontanandoli dal luogo consueto di somministrazione del cibo. Lasciare senz'acqua gli animali togliendo i miei contenitori. Manomettere l'area delle cucce e transennarle con nastro, riempiendo l'area con contenitori di cartone, plastica, con bottiglioni, depositando a terra volantini.come delimitazione dell'area, poggiando scatolette di cibo sulle colonne delle recinzioni dei fabbricati pubblici. Il tutto come fosse una specie di rito.Imbrattare la mia auto con crema per mani. Mettersi a rischio di farsi investire dalla mia auto. Rimanere insensibile dinnanzi ad un gatto morente, ecc. ecc. 
Alle forze dell'ordine, da me chiamate, questa persona risponde che sono io a disturbarla nella sua gestione e che i gatti sono suoi. 
Ho inviato diversi esposti e denunce-querele (accompagnati da foto e filmati) alla Procura della Repubblica per segnalare, oltre ai fatti che ho detto, le omissioni del Comune e della Polizia municipale. 
Qualcosa si sta muovendo nel verso giusto della giustizia. Sono già stata chiamata due volte in udienza dai giudici. In uno dei casi denunciati si andrà a dibattimento. E' già un grande passo in avanti per me che in questa materia giuridica, pur non essendo competente in materia, mi gestisco da sola. Le conseguenze di questa anomala intromissione sono purtroppo negative.I gatti che inizialmente si erano abituati alla mia quotidiana presenza, si sono inselvatichiti e si sono allontanati da me. Questa persona infatti abitando nei pressi della colonia porta cibo diverse volte al dì gettandolo sempre più lontano dall'area di gestione, decine di metri, in posti non accessibili o non da me raggiungibili, in quanto non deambulo.

LIBERAZIONE DEI VOLATILI SALVATI NEL CENTRO DI ZULIANI

TOLMEZZO (Udine)
Molti degli uccelli recuperati dal centro di Campoformido condotto da Maurizio Zuliani sono stati liberati a Tolmezzo. La liberazione è avvenuta durante la festa della Linfa di Betulla tenutasi in località Palles di Cadunea. L’evento ha attirato centinaia di persone anche dal basso Friuli che hanno potuto apprezzare le doti della linfa estratta dalle betulle esposte dai naturalisti Primo Miu, Euro Marchetti e Giorgio Leschiutta. Dopo le escursioni sul territorio a conoscere le erbe selvatiche di cui è ricca la Carnia, l’arrivo di Zuliani e dei suoi collaboratori ha captato l’attenzione di tutti, in particolare dei bambini. Zuliani ha presentato il centro per il recupero della fauna selvatica che dirige a Campoformido poi ha liberato alcuni volatiti che dopo essere stati feriti sono stati curati nel suo centro. Sino stati liberati alcuni fringuelli, dei lucherini, una coppia di merli, due tortore, una beccaccia e un falco astore. La beccaccia, non troppo capace a lunghi voli, ha fatto sapere Zuliani, era stata recuperata ferita mercoledì scorso nella piazza antistante il tribunale di Udine. «Nel nostro centro- ha spiegato – arrivano circa 1.700 animali selvatici feriti ogni anno. Per lo più si tratta di fauna avicola, la più facile da recuperare». Sono 137 le specie di uccelli che sono giunti al centro di Campoformido, gran parte di queste sono state salvate. «Più difficile che vengano salvati ungulati, caprioli e cervi, spesso vittime di incidenti stradali. In questi casi la mortalità è alta» ha detto. I caprioli maschi sono recuperabili con difficoltà per l’imprinting che hanno con l’uomo, ma da adulti diventano molto pericolosi in quanto considerano l’essere umano un competitore territoriale. Tra le cause più frequenti degli incidenti agli uccelli ci sono i fili elettrici. «Manca una legge che permetta di assegnare a privati gli animali feriti che non possono essere rimessi in libertà. Spesso in questi casi le bestiole vengono accompagnate al fine vita» ha concluso. In caso di ritrovamento di animali selvatici feriti o morti si deve contattare il corpo regionale forestale allo 800 961969 nei giorni feriali, altrimenti si possono contattare i vari centri di recupero. Alla rassegna sono intervenuti anche il sindaco Francesco Brollo con l’assessore alle frazioni Mario Mazzolini e il vice presidente della regione Stefano Mazzolini. 
Fonte: Messaggero Veneto