Cerca nel blog

Translate

Spot sui bus di Udine contro carne e latte

Dicembre 2017
Sui bus di Udine spunta lo spot contro carne e latte
Campagna animalista del comitato “Gadda” con pannelli sulle fiancate dei mezzi pubblici. «Se i macelli avessero le pareti di vetro saremmo tutti vegetariani»

18 dicembre 2017


UDINE. Un maiale nei locali di un macello con lo sguardo terrorizzato. Un vitellino e una mucca, in attesa di essere separati per sempre. Anche dalla morte. Immagini forti, accompagnate da frasi altrettanto d’impatto.
«Se i macelli avessero le pareti di vetro saremmo tutti vegetariani» dice il primo manifesto citando Lev Tolstoj. «Il latte che bevi era per me» “urla” il secondo.
Lo sguardo degli udinesi, nei prossimi giorni, non potrà non cadere sui panelli affissi alle fiancate di alcuni autobus. Per catturare l’attenzione e informare i cittadini sulle condizioni degli animali allevati in modo intensivo, il Gruppo attivo in difesa diritti animali (Gadda) ha ripreso e rilanciato la campagna choc contro i macelli e contro il consumo del latte nata a Genova grazie alla Nala (Nuova associazione per la liberazione animale).

Il Gadda

«Il nostro comitato, composto da udinesi o residenti nelle zone limitrofe, si occupa della salvaguardia e della tutela dei diritti degli animali a 360 gradi – spiega Maurizio Di Qual, rappresentante della Gadda – . I temi su cui vogliamo sensibilizzare le persone sono molti, dagli abbandoni alle sperimentazioni sugli animali, dalle pellicce fino ai macelli».
Così, dopo il clamore suscitato dalla campagna organizzata tre mesi fa nella città ligure, il gruppo friulano si è attivato, grazie a una raccolta fondi, per l’acquisto di otto pannelli, quattro con immagini che sollecitano la contestazione ai macelli e quattro contro il consumo di latte.
Pubblici da giovedì scorso, saranno visibili per un mese, fino al 16 gennaio. «Molti vogliono tenere nascosti certi argomenti – aggiunge Di Qual – perché in regione abbiamo prodotti d’elité per quanto riguarda la lavorazione della carne. Per questo motivo il problema degli allevamenti intensivi è tenuto poco in considerazione».

I macelli

Sono molti i video realizzati da associazioni animaliste – come Animal Equality, organizzazione internazionale per la protezione animale – che girano sul web e che denunciano la sofferenza degli animali negli allevamenti intensivi. Cosa si vede esattamente? Non solo sporcizia e spazi inadatti.
Anche maiali maltrattati che nel macello vengono prima “storditi” con corrente elettrica sugli occhi, poi centrati con un colpo in testa (il cosiddetto proiettile captivo, ndr). «Quando mostri quello che accade le persone provano quasi fastidio – prosegue – , ma noi facciamo vedere solo quello che loro decidono di far fare ad altri. La gente è schifata e si chiede come sia possibile tutto questo: molti distolgono lo sguardo, altri decidono di cambiare idea». È una scelta di responsabilità: «Ognuno può decidere cosa fare».

Il consumo del latte

Mentre il tema dei macelli è quasi “inflazionato”, quello del consumo del latte è di certo meno trattato. «Non è un alimento “innocente” come si crede» dice ancora Di Qual.
Dietro all’industria del latte e dei derivati c’è la sofferta separazione di una “mamma” dal suo vitellino, che viene immediatamente allontanato e non beve una goccia del latte che “gli spetta”. «I vitellini sono chiusi in box singoli e in media dopo 40 giorni saranno macellati – spiega – . Le mucche saranno attaccate a mungitrici elettriche per poi venire sfruttate e trascinate, ormai senza forza, al macello».
Non è trascurabile l’aspetto etico e nemmeno quello della salute: «Studi dimostrano che il latte provoca osteoporosi e scompensi, anche ormonali».

L’esperto

Marta Ciani, nutrizionista con studio a Udine, suggerisce che sarebbe meglio limitare il consumo di carne e latte. «La carne rossa non andrebbe mangiata più di una volta alla settimana. Chi ha patologie di tipo oncologico dovrebbe proprio evitarla – precisa – . Per quanto riguarda il latte e i suoi derivati meglio non assumerne troppi: possono creare disturbi».
Ciò che manca, spesso, è la conoscenza di ciò che viene ingerito. «Se una carne dopo la cottura riduce le sue dimensioni della metà significa che è stata “gonfiata” – conclude la dottoressa – . Se le galline crescono in allevamenti intensivi, la carne bianca fa male quanto quella rossa: il problema è capirne l’origine».



FONTE: Messaggero Veneto