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Chiedono pietà per Ettore, il montone rapito a Pozzuolo

Novembre 2017
Rapito Ettore, montone-mascotte di Pozzuolo

POZZUOLO. Hanno rapito Ettore. A Pozzuolo non c’è notizia che possa fare più dispiacere, in particolare ai bambini che ogni giorno andavano a fargli le coccole attraverso la rete in via degli Orti, dietro al municipio. La rete è stata tagliata l’altra notte e qualcuno ha preso e portato via senza difficoltà il grosso montone, che è così mansueto da seguire chiunque.

Il suo padrone, Elio De Cecco, ferroviere in pensione, l’ha allevato fin da quand’era un batuffolo bianco come un cagnolino e lo portava al guinzaglio per il paese fino al bar Taverna, dove la moglie, Giacomina Zanello, aveva un biscotto da offrirgli.

Era la mascotte del paese. Le altre due pecore che Elio tiene nel cortile della vecchia casa, Calliope e Chloe, si sono salvate perché hanno paura delle persone e scappano. Elio ha deciso che le darà via tanto è il dispiacere: la volpe tempo fa gli ha mangiato le faraone e i germani reali, ora il dolore per Ettore è troppo grande. Ettore rapito, perché?

La spiegazione fa stringere il cuore al solo pensiero, ma Elio e familiari non si fanno illusioni.

Anche l’anno scorso sotto Natale è stata rubata una

pecora a Pozzuolo, s’immagina non certo per decorare il presepe.

Il figlio di Elio e Giacomina, Michael, falconiere negli aeroporti del Triveneto, ha postato su Fb la foto di Ettore chiedendo che se qualcuno ha visto qualcosa si metta in contatto; sconcerto e rabbia nei commenti.

FONTE: Messaggero Veneto

POZZUOLO
L’appello: siate buoni per Natale, riportate Ettore
I bambini sperano di poter rivedere il montone-mascotte, portato via di notte dalla sua aia


POZZUOLO. «Siate buoni per Natale, riportate Ettore»: è quel che ogni bambino di Pozzuolo spera in cuor suo: rivedere il montone-mascotte nel cortile di Elio De Cecco. Dove non è possibile non fermarsi a osservare le pecore Calliope e Chloe, pronte a correre vicino alla rete, ma meno domestiche di Ettore con i suoi 80-90 chili di mitezza.

Approfittando della via poco frequentata e della propensione del montone a seguire chiunque gli dia da mangiare, nella notte fra lunedì e martedì qualcuno ha tagliato la rete e l’ha rapito. Le due femmine invece sono scappate in stalla. Nessuno ha visto nulla, le telecamere del municipio non coprono la visuale fin là.

Infinito il dispiacere di Elio e dei suoi familiari che l’hanno con loro da cinque anni, da quando pareva un bianco agnellino da presepe. «Me l’aveva dato il compaesano Franco Bolzicco – racconta Elio –: era stato regalato a una bimba di sua conoscenza, ma non si poteva tenere perché brucava il giardino». In via degli Orti invece, in una grande aia dismessa, Ettore poteva correre e saltare, mangiare l’erba e pure gli alberi avrebbe scortecciato, per cui si era reso necessario schermarli per non desertificare il cortile. L’agnello, che nel frattempo – trattato con ogni cura – cresceva a vista d’occhio, non assunse mai l’aspetto di un ariete perché a forza di strofinare la testa contro le piante perse le corna, che gli restarono piccole piccole. Così gli è rimasta quell’aria bonacciona, specchio – del resto – del carattere.

Quando Elio andava a dargli da mangiare lo seguiva come un’ombra e, al momento dei saluti, era un lungo belato straziante. Così il padrone decise di portarselo al guinzaglio, come un cagnolino, tra la meraviglia di tutti. Il giro finiva in Taverna, il bar in piazza gestito dalla moglie di De Cecco, Giacomina Zanello. La quale un paio di volte si era affacciata alla finestra per offrire a Ettore un biscotto. Da allora non se ne è potuto fare a meno e alle coccole di Giacomina si aggiungevano i grattini degli avventori.

A Ettore mancava solo la parola. Quando i bambini della vicina scuola dell’infanzia parrocchiale andavano a casa, obbligo passare da Ettore.

Lui gradiva erbetta e carezze: e quando il piccolo visitatore se ne andava, lo seguiva belando

lungo la rete.

Ora non più: chi glielo spiega ai bimbi cosa potrebbe succedere a Ettore, viste le feste vicine? «Rabbrividiamo al solo pensiero – dicono Elio, Giacomina e il figlio Michael –. È sì un animale, ma per compagnia. Chi lo ha preso non poteva non sapere». (p.b.)


FONTE: Messaggero Veneto