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L'alta tensione fa strage di uccelli

Novembre 2017

Gru fulminata dai fili dell’alta tensione

LESTIZZA. Ieri nelle prime ore del mattino in un cortile di via di Mezzo a Sclaunicco è stato trovato morto un grosso volatile, con il collo spezzato. I proprietari hanno chiamato il 112, facendo intervenire il servizio di recupero fauna regionale, che ha identificato l’uccello come una gru, fatto eccezionale. Probabilmente un individuo dello stormo visto il giorno precedente in pastura nei pressi, in attesa di svernare a sud: forse per la nebbia fitta ha impattato contro i fili dell’alta tensione che corrono alti una decina di metri quasi sopra il giardino dell’abitazione. La carcassa dell’animale

è stata messa a disposizione del museo di storia naturale e dell’università, per specifici studi. Consistente il guasto alla linea elettrica avvenuto in via di Mezzo, con la conseguenza che è mancata la corrente per diverse ore in tutta Sclaunicco e a Santa Maria.(p.b.)

FONTE: Messaggero Veneto

Grifoni folgorati sui cavi: la strage dell’alta tensione
Una decina i rapaci che sono morti da quando c’è la colonia. Il sindaco Molinaro: chiediamo al gestore dell’energia elettrica di intervenire

FORGARIA. Una decina di rapaci folgorati dall’alta tensione. Troppi. Un appello al gestore dell’energia elettrica affinché metta in sicurezza i cavi dell’alta tensione sul territorio di Forgaria.
A lanciarlo è il sindaco di Forgaria Pierluigi Molinaro. Il motivo? Evitare che i grossi rapaci che frequentano la riserva di Cornino possano morire folgorati. «L’ultimo decesso – spiega Molinaro – risale alla scorsa settimana quando nella frazione di San Rocco è stato ritrovato un esemplare morto dopo essersi appoggiato ai fili. Per rendere sicuri gli appoggi di questi grossi rapaci – spiega ancora il sindaco – sarebbero sufficienti piccoli accorgimenti come l’istallazione di dissuasori metallici o coperture di gomma sui fili».

L’ultima vittima era un esemplare munito di radio trasmettitore satellitare. «Ci siamo accorti che qualcosa non andava perché il segnale risultava fermo troppo a lungo – spiega Fulvio Genero, direttore scientifico della Riserva –. Dal rilevatore anche la temperatura corporea dell’animale che stava precipitando: abbiamo mandato i nostri ragazzi a vedere cosa fosse successo e abbiamo trovato il grifone privo di vita».
Il luogo del ritrovamento e l’autopsia hanno confermato la morte per folgorazione. Rispetto ad altri volatili che si posano sui fili elettrici quelli grossi sono più a rischio in quanto anziché un filo, ne toccano due, tanto basta per ricevere una scarica potentissima che li uccide.
«In altri Paesi d’Europa – spiega Genero – in prossimità di riserve o centri dedicati a specie protette sono già stati attuati progetti di messa in sicurezza. In alcuni casi vengono istallate delle strutture, aste di metallo, che rendono “scomodo” l’atterraggio. In altri casi vengono isolati i fili nei primi tre metri di distanza dal traliccio dell’alta tensione. Questo può salvare la vita a questi grossi pennuti».
Sono circa una decina le morti avvenute fino ad oggi da quando a Forgaria è stato avviato il progetto di conservazione del Grifone che ha portato alla creazione di una colonia nidificante.
«Quando ci sono condizioni meteo avverse – spiega ancora Genero – i grifoni tendono a volare più in basso. Da qui la possibilità di fermarsi sui cavi che». Quanto all’attuale presenza di grifoni in riserva, unico carnaio dell’arco alpino d’Italia, dopo il record di presenze registrato agli inizi di settembre quando furono avvistati 360 capi, grazie alle buone condizioni atmosferiche di ottobre e novembre, sono ancora 200 gli animali presenti nella Riserva di Cornino.


FONTE: Messaggero Veneto

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