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SI RIPETE OGNI ANNO LA STRAGE DEI CAPRIOLI

Strage di caprioli negli sgrigliatori I cacciatori: «Si deve evitare»


08 MAGGIO 2019
RIVE D’ARCANO. Sono più di una decina da metà aprile scorso i caprioli morti dilaniati negli sgrigliatori di Maseris, Flaibano e Rive D’Arcano. Una strage silenziosa che si ripete ogni anno e che, secondo il direttore della riserva di caccia di Rive D’Arcano Marco Viezzi, potrebbe essere evitata, ma per la quale ancora nulla è stato fatto. Tra aprile e maggio, infatti, i giovani caprioli si spostano in cerca di nuovo territorio: una ricerca che li spinge ad attraversare incautamente qualunque cosa si trovi loro davanti, dalle strade ai canali. Sulle strade vengono falciati dalle auto, se invece decidono di attraversare i canali una volta gettati in acqua, non riescono più a risalire a causa dei ripidissimi argini di cemento e così, stremati vengono trasportati dalla corrente fino alle centrali idroelettriche dove vengono feriti gravemente dalle lame degli sgrigliatori che servono a ripulire i canali da eventuali ramaglie. Per queste sfortunate bestiole una fine atroce: muoiono dopo una lunghissima agonia.

Come lo scorso anno, a denunciare quanto si sta ripetendo anche nelle ultime settimane, è proprio Viezzi. «Dopo gli appelli lanciati nel 2018 dalle pagine del Messaggero Veneto – spiega Viezzi – c’erano stati diversi sopralluoghi con i tecnici del Consorzio di bonifica Ledra Tagliamento. Al vaglio dell’ente competente dei canali e delle centrali la realizzazione di alcuni attraversamenti fatti ad hoc per i caprioli e una recinzione per alcuni punti definiti critici. Come Riserva abbiamo incaricato un professionista di realizzare delle proposte di intervento: gli studi, ci era stato riferito, sarebbero serviti a corredare la richiesta di finanziamento da inoltrare all’Unione europea. Da luglio dell’anno scorso però non abbiamo più saputo nulla». Visto che l’intervento complessivo pare essersi arenato, Viezzi rinnova l’appello al Consorzio ad agire, installando perlomeno delle recinzioni nei punti critici. «Ci risulta che – spiega Viezzi – a San Daniele, all’altezza della prosciutteria Al Baccaro, ci sia un punto dove sono frequentissimi gli ingressi in acqua di caprioli: lì sarebbero sufficienti 300 metri di rete per sbarrare l’accesso».